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Il foliage d’autunno cancellato dai cambiamenti climatici: le foglie stanno perdendo i colori

In alcune foreste degli Stati Uniti le temperature più alte e le maggiori precipitazioni dovute ai cambiamenti climatici stanno facendo diventare le piante più grandi, “aiutate” anche dalla CO2 in eccesso in atmosfera. La stagione di crescita prolungata, tuttavia, non solo sta ritardando il foliage d’autunno, ma ha reso anche le foglie meno colorate.
A cura di Andrea Centini
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I cambiamenti climatici stanno alterando e attenuando anche gli spettacolari colori dell'autunno, il cosiddetto foliage (fogliame), quel mix di rosso, arancio, giallo, verde e marrone delle foglie che in questo periodo rende una passeggiata nel bosco un'esperienza sublime. Ma come indicato, a causa del riscaldamento globale rischiamo di perdere anche l'essenza di questa meraviglia della natura, o perlomeno di vederla meno intensa e variopinta che in passato. A sottolineare che l'emergenza climatica sta avendo conseguenze anche sui colori dell'autunno è stato il professor Marc Abrams, un botanico che insegna Ecologia e Fisiologia forestale presso l'Università Statale della Pennsylvania (Stati Uniti). Lo studioso è uno dei massimi esperti di foreste americane, che ha studiato per decenni producendo un numero significativo di documenti scientifici. In un appassionato editoriale pubblicato su The Conversation il professor Abrams ha spiegato in che modo il clima “impazzito” – a causa delle emissioni delle attività umane – sta influenzando i colori tipici della stagione autunnale. Quest'anno l'effetto è particolarmente significativo nelle foreste nordorientali degli Stati Uniti e in quelle affacciate sul medio Atlantico, che hanno subito l'impatto di un clima molto caldo e umido dei mesi scorsi.

Come sottolineato dall'esperto, dal 1980 nel Nord-Est degli Stati Uniti le temperature medie sono aumentate di 0,66 gradi Fahrenheit – pari a 0,37 gradi Celsius -, mentre le precipitazioni medie annuali hanno subito un incremento di 8,6 centimetri, pari a circa l'8 percento. Si tratta di valori significativi, che possono avere effetti importanti sui cicli biologici di specie vegetali e animali, come la crescita per le piante e le nidificazioni e le migrazioni per gli uccelli. In realtà la vegetazione delle foreste nordorientali, abituata a un clima più freddo e fresco, ha risposto "bene" all'incremento di temperatura e CO2, raggiungendo dimensioni maggiori. Lo stress termico dovuto alle temperature più calde è stato infatti compensato dalle maggiori precipitazioni, mentre l'anidride carbonica supplementare ha fatto da volano per la fotosintesi. Più CO2 c'è in atmosfera, infatti, e maggiore è la crescita delle piante. Ma a questo processo c'è un limite, come spiegato dal professor Abrams, legato anche alla disponibilità di acqua e sostanze nutritive nel terreno, oltre a un livello di saturazione dell'anidride carbonica che i vegetali non possono superare.

In base alle sue analisi il botanico ha osservato che nel Nord-Est degli USA, a causa dei cambiamenti climatici, le piante crescono per 10-14 giorni in più rispetto al passato, con diametri maggiori di fusti e tronchi soprattutto nelle piante giovani. Ma crescono inaspettatamente anche quelle più anziane, che di norma hanno accrescimento molto rallentato. Questo effetto è stato osservato persino nei pini dai coni setolosi (genere Balfourianae), gli alberi più antichi del mondo con migliaia di anni di vita. È proprio questo effetto che sta avendo un impatto negativo sul foliage. Come affermato dall'esperto su The Conversation, i colori autunnali delle foglie si manifestano quando si arresta la stagione della crescita e gli alberi mettono in pausa la fotosintesi. “Gli alberi smettono di produrre clorofilla, il pigmento verde nelle foglie, che assorbe l'energia dalla luce solare – spiega il professor Abrams -, ciò consente ai pigmenti di carotenoidi (arancione) e xantofilla (giallo) di emergere nelle foglie. Le foglie producono anche un terzo pigmento, l'antocianina, che crea i colori rossi. Una stagione di crescita più lunga può significare che i colori autunnali emergono più tardi e può anche rendere quei colori più opachi”, ha chiosato lo scienziato.

Al momento gli effetti negativi del riscaldamento globale si stanno facendo sentire di più nelle foreste occidentali degli Stati Uniti, dove il clima più arido e le temperature sempre più elevate seccano la vegetazione e catalizzano gli incendi. Non c'è da stupirsi che tra le dieci foreste dell'UNESCO che hanno iniziato a emettere anidride carbonica (invece di catturarla) vi sia il Parco nazionale di Yosemite tra la Sierra Nevada e la California, colpito da molteplici roghi la scorsa estate. I cambiamenti climatici sono considerati la peggior minaccia per l'umanità, che rischia conseguenze disastrose nel giro di pochi decenni. Non a caso il contenimento della temperatura entro 1,5° C rispetto all'epoca preindustriale è al centro dei prossimi meeting internazionale: il G20 di Roma di questo fine settimana e soprattutto la COP-26 che si terrà fino al 12 novembre in Scozia, a Glasgow. Dovranno essere prese misure drastiche e immediate per salvare la biodiversità, gli habitat naturale e anche noi stessi.

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