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10 foreste dell’UNESCO rilasciano più CO2 di quanta ne assorbono perché le abbiamo devastate

Nel nuovo rapporto “World Heritage forests: Carbon sinks under pressure” è stato dimostrato che dieci meravigliose foreste del patrimonio UNESCO sono diventate fonte di emissioni nette di carbonio. Invece di catturare l’anidride carbonica, la rilasciano nell’atmosfera catalizzando i cambiamenti climatici. La colpa, come sempre, è sempre dell’uomo.
A cura di Andrea Centini
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Sebbene il vero “polmone della Terra” sono le microscopiche alghe fotosintetiche che vivono negli oceani, responsabili della produzione della maggior parte dell'ossigeno presente nell'atmosfera terrestre, le foreste giocano comunque un ruolo fondamentale nel catturare l'anidride carbonica emessa dalle attività umane. La CO2 è infatti il principale gas a effetto serra insieme al metano, rappresentando un vero e proprio catalizzatore dei cambiamenti climatici, la più grave emergenza che si sta parando innanzi all'umanità intera. Alla luce di queste premesse è allarmante sapere che ben 10 foreste del patrimonio UNESCO negli ultimi 20 anni si siano trasformate da “sequestratrici” di CO2 a fonte di emissione del composto, contribuendo di fatto al riscaldamento globale, invece di aiutarci a combatterlo.

Ad affermare che dieci grandi foreste – tra le più protette al mondo – sono diventate emettitori di anidride carbonica è stata proprio l'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura), attraverso il rapporto “World Heritage forests: Carbon sinks under pressure” appena pubblicato. Questa trasformazione è stata osservata combinando i dati satellitari con quelli raccolti in loco tra il 2001 e il 2020. Ciò ha permesso di calcolare con precisione quanto carbonio hanno emesso e quanto ne hanno catturato. Il bilancio, come detto, è risultato negativo per dieci di queste meravigliose foreste. Esse sono il Parco nazionale del Grand Canyon e il Parco nazionale di Yosemite negli Stati Uniti; il Waterton Glacier International Peace Park tra Canada e Stati Uniti; la foresta pluviale tropicale di Sumatra; le Greater Blue Mountains in Australia; la Riserva della Biosfera del Río Platano in Honduras; il Bacino Uvs Nuur in Russia e Mongolia; il Parco Nazionale Morne Trois Pitons in Dominica; le montagne Barberton Makhonjwa in Sud Africa e il Parco Kinabalu in Malesia. In base ai calcoli degli esperti, nell'arco di 20 anni queste foreste hanno emesso circa 5,5 milioni di tonnellate nette di carbonio. Quella che ha avuto l'impatto peggiore è stata la la foresta pluviale tropicale di Sumatra, con emissioni nette di circa 3 milioni di tonnellate (4,2 milioni emesse e 1,2 milioni catturate). Il celebre Yosemite negli USA ha invece immesso 700mila tonnellate di carbonio in atmosfera.

Ma cosa ha determinato questa negativa trasformazione da sistemi virtuosi a foreste in grado di favorire il riscaldamento globale? Com'era lecito immaginare, la colpa è sempre dell'uomo. Disboscamento, attività dell'agricoltura, raccolta del legname, distruzione degli habitat naturali e incendi devastanti sono tra le principali conseguenze di questo cambiamento, già osservato per la Foresta Amazzonica. Secondo lo studio “Carbon loss from forest degradation exceeds that from deforestation in the Brazilian Amazon” pubblicato su Nature Climate Change da scienziati americani del Centro per l'osservazione e la modellazione della Terra dell'Università dell'Oklahoma (Stati Uniti), negli ultimi 10 anni la meravigliosa foresta pluviale nel cuore del Su America ha emesso il 20 percento di anidride carbonica in più rispetto a quella che ha sequestrato. Particolarmente impattanti risultano essere le politiche antiambientaliste del presidente Jair Bolsonaro: da quando si è insediato, in fatti, la deforestazione dell'Amazzonia è quadruplicata, passando da un milione di ettari perduti all'anno a ben 3,9 milioni di ettari persi. Sebbene rigidamente protette, anche nelle 10 foreste dell'UNESCO sono state registrate perdite significative.

“Tutte le foreste dovrebbero essere risorse nella lotta contro il cambiamento climatico”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Tales Carvalho Resende, coautore del documento dell'UNESCO. “La scoperta del nostro rapporto che anche alcune delle foreste più iconiche e meglio protette, come quelle che si trovano nei siti del patrimonio mondiale, possono effettivamente contribuire al cambiamento climatico è allarmante”, ha aggiunto lo scienziato. Fortunatamente, al momento, sono “solo” 10 su 257 le foreste a emettere CO2, che complessivamente assorbono 190 milioni di tonnellate di CO2. Gli esperti esortano i governi a prendere tutte le iniziative necessarie per ripristinare la naturale predisposizione delle foreste a catturare carbonio e non a emetterlo, evitando al contempo che altre possano seguire la strada delle dieci già individuate.

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