Il distanziamento sociale salva la vita: -90% di morti negli USA se fosse iniziato 2 settimane prima
Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dall'Università Johns Hopkins, fra gli oltre 2 milioni di casi di COVID-19 rilevati a livello mondiale ben 640mila sono stati diagnosticati negli Stati Uniti, mentre i decessi registrati sono 31mila su 137mila totali. Ciò rende gli USA il Paese con il maggior numero di vittime e persone infette in assoluto (l'Italia è rispettivamente al secondo e al terzo, con quasi 22mila morti e 165mila contagiati). I numeri americani, in costante ascesa, avrebbero potuto essere drasticamente abbattuti qualora fosse stato imposto il distanziamento sociale ben prima di quanto effettivamente deciso dalla Casa Bianca.
A sostenerlo sono due epidemiologi, la professoressa Di Britta L. Jewell del MRC Centre for Global Infectious Disease Analysis presso il Diparimento di Malattie Infettive ed Epidemiologia dell'Imperial College di Londra e il professor Nicholas P. Jewell, docente di Statistica e Biostatistica presso l'Università della California di Berkley. I due scienziati, che hanno scritto un rapporto pubblicato sul New York Times, evidenziano che se le misure di distanziamento sociale (l'obbligo di restare a casa, il cosiddetto lockdown) fossero state imposte il 2 marzo, quando sul territorio nazionale si registravano solo 11 morti per coronavirus, negli Stati Uniti sarebbe stato registrato un numero inferiore di morti del 90 percento. Se il lockdown fosse invece stato imposto il 9 marzo, sarebbe stata risparmiata la vita al 60 percento delle persone.
Com'è noto, tuttavia, l'obbligo di restare a casa per i residenti della città New York – il focolaio più grande degli Stati Uniti – è diventato operativo solo dal 22 marzo, e ciò ha letteralmente falcidiato la popolazione, costringendo le autorità a seppellire (temporaneamente) i morti per coronavirus su un'isola dove venivano sepolti solo coloro per i quali nessuno reclamava il corpo, o chi non aveva abbastanza soldi per permettersi un funerale. I due epidemiologi sono giunti alle loro conclusioni utilizzando un modello matematico messo a punto dal prestigioso Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Washington.
In precedenza anche il dottor Tom Frieden, ex direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC americani) ed ex commissario per la “Grande Mela”, aveva stimato che il numero di decessi sarebbe stato ampiamente abbattuto (dal 50 all'80 percento) se il distanziamento sociale fosse stato adottato con una o due settimane di anticipo. Del resto gli Stati Uniti e altri Paesi avevano l'esempio drammatico dell'Italia, la prima nazione occidentale a essere investita dalla pandemia, e avrebbero potuto trarre insegnamento come fatto da altri Paesi (Grecia, Nuova Zelanda e altri ancora).
I due scienziati sottolineano tuttavia che le misure di distanziamento sociale non sono l'arma per combattere il coronavirus; servono solo a prendere tempo, a permettere agli scienziati di trovare una cura e un vaccino sicuro ed efficace per la COVID-19, appiattendo la curva dei contagi e non facendo collassare i sistemi sanitari a causa dello tsunami di pazienti gravi che necessitano di terapia intensiva. Anche il dottor Anthony Fauci, a capo della task force americana per contrastare il coronavirus e direttore dell'Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, aveva dichiarato alla CNN che adottando le misure di contenimento in anticipo sarebbero state salvate molte vite umane. Le dichiarazioni dell'esperto hanno generato alcune frizioni col presidente americano Donald Trump e altri esponenti del Partito Repubblicano, tanto che era circolata anche la voce di un possibile “siluramento” di Fauci, poi rientrata. Gli autori del rapporto sottolineano l'importanza di queste dure lezioni per i Paesi in cui il numero di casi è ancora contenuto, ma non stanno prendendo le doverose iniziative per arginare la pandemia.