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Covid 19

Il coronavirus provoca allucinazioni olfattive: pazienti con parosmia sentono odore di pesce e zolfo

Analizzando i casi di migliaia di pazienti contagiati dal coronavirus che hanno sviluppato perdita dell’olfatto e alterazione del gusto, ricercatori britannici hanno determinato che diversi di essi – in particolar modo quelli con “Long COVID” – stavano sperimentando la parosmia, una condizione nella quale gli odori percepiti risultano alterati e perlopiù sgradevoli. Tra gli odori avvertiti quelli di pesce fradicio, di bruciato, di zolfo e di un dolciastro difficile da decifrare.
A cura di Andrea Centini
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Numerosi pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 hanno sviluppato la perdita dell'olfatto (anosmia) e l'alterazione del gusto (disgeusia), sintomi così indicativi della COVID-19 – l'infezione provocata dal patogeno – che molti esperti raccomandano di avvertire rapidamente il proprio medico e di fare un tampone oro-rinofaringeo qualora si manifestassero. Analizzando i casi di migliaia di pazienti, il professor Nirmal Kumar ha scoperto che una certa percentuale di essi non aveva perduto completamente l'olfatto o non lo stava recuperando correttamente, sperimentando una condizione chiamata parosmia. Come specificato nell'articolo “Distorted Odorant Perception Analysis of a Series of 56 Patients With Parosmia” pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Otolaryngology- Head & Neck Surgery, la parosmia è una condizione in cui l'olfatto risulta alterato, poiché si percepiscono odori differenti – spesso decisamente più sgradevoli – di quelli naturali.

Nel caso specifico dei pazienti COVID seguiti dal professor Kumar, tra i primissimi scienziati al mondo a raccomandare di inserire anosmia e disgeusia nell'elenco dei sintomi dell'infezione da SARS-CoV-2, la parosmia si è manifestata principalmente in quelli colpiti dalla cosiddetta “Long COVID” o “sindrome del COVID lungo”. Si tratta di una condizione che perdura per mesi dopo l'infezione attiva, ed è caratterizzata da affaticamento, difficoltà respiratorie, astenia, “nebbia cerebrale” e altri sintomi che riducono sensibilmente la qualità della vita. Come affermato in un'intervista su Sky News dal professor Kumar, presidente dell'ente ENT UK specializzato nella chirurgia di orecchio, naso e gola, i pazienti sperimentano vere e proprie allucinazioni olfattive, a causa del senso dell'olfatto alterato “per lo più in modo sgradevole”. Tra i cattivi odori segnalati vi sono quello del pesce fradicio, del bruciato-carbonizzato e dello zolfo, oltre a un indecifrabile odore dolciastro, difficile da associare.

Tra i casi più significativi raccontati dal quotidiano britannico vi è quello della signora Corbett di Selsey, cittadina del Sussex. “Da marzo fino alla fine di maggio non ho potuto annusare nulla – onestamente penso che avrei potuto addentare una cipolla cruda, tale è stata la mia perdita del gusto”. La donna ha sottolineato che l'olfatto ha iniziato a ripresentarsi nel mese di giugno, tuttavia “nulla aveva l'odore che avrebbe dovuto”. “La maggior parte delle cose aveva un odore disgustoso, un odore dolciastro difficile da descrivere perché non l'ho mai sperimentato prima”, ha specificato la signora Corbett, aggiungendo che prima del contagio era dipendente dal caffè, ma che adesso la bevanda ha un odore “insopportabile”, come la birra e la benzina.

Il professor Kumar afferma che il coronavirus SARS-CoV-2 è un patogeno “neurotropico”, con un'elevata affinità per i nervi della testa e in particolar modo per quello olfattivo. Come dimostrato dalla recente ricerca “Olfactory transmucosal SARS-CoV-2 invasion as a port of central nervous system entry in individuals with COVID-19” pubblicata su Nature Neuroscience da un team di ricerca tedesco guidato da scienziati dell'Istituto Charité di Berlino, il virus sfrutta la mucosa olfattiva come una vera e propria porta di ingresso per accedere al cervello, e si pensa che la principale “strada” sia proprio il breve nervo olfattivo. Questa capacità di invadere e infettare le cellule nervose sarebbe dietro i numerosi sintomi neurologici determinati dalla COVID-19, come appunto la parosmia rilevata nei pazienti con Long COVID.

Diverse organizzazioni britanniche come Charity AbScent, British Rhinological Society e la ENT UK presieduta dal professor Kumar stanno raccogliendo i dati sui pazienti COVID con anosmia e parosmia, mettendo a punto “terapie dell'olfatto” che possano essere d'aiuto per recuperare dalle loro condizioni. Tra i consigli per chi è affetto da parosmia vi è quello di annusare “oli di rosa, limone, chiodi di garofano ed eucalipto ogni giorno per circa venti secondi”; come dichiarato dal chirurgo sembra trattarsi di un approccio promettente, sulla base dei risultati preliminari delle indagini. Naturalmente prima di fare qualunque tentativo è doveroso contattare il proprio medico curante e uno specialista di tali tali condizioni. Il professor Kumar sottolinea comunque che la maggior parte dei pazienti con Long COVID supererà il problema e recupererà il proprio olfatto.

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