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Covid 19

Il coronavirus infetta anche le cellule della bocca e può provocare questi sintomi

Grazie a diversi esperimenti un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università della Carolina del Nord ha dimostrato che alcune cellule delle ghiandole salivari esprimono alti livelli di ACE-2 e TMPRSS2, le proteine che il coronavirus SARS-CoV-2 sfrutta per agganciarsi e infettare il nostro organismo. La cavità orale può essere quindi strettamente coinvolta nel processo infettivo, e ciò potrebbe spiegare alcuni sintomi peculiari come la perdita del gusto e la formazione di vesciche nella bocca.
A cura di Andrea Centini
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La principale via d'accesso per le particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2 sono le alte vie respiratorie, dove possono penetrare attraverso le goccioline grandi (droplet) e piccole (aerosol) espulse dai positivi quando tossiscono, starnutiscono o semplicemente parlano e respirano. Nell'epitelio che riveste il tratto nasale sono presenti cellule che esprimono alti livelli del recettore ACE-2 e dell'enzima TMPRSS2 (proteasi trans-membrana serina 2), le proteine che il patogeno sfrutta a suo vantaggio per "agganciarsi" con la proteina S o Spike e riversare all'interno delle cellule l'RNA virale, dando il via alla replicazione che è alla base dell'infezione (COVID-19). Alti livelli di ACE-2 e TMPRSS2 sono state trovate anche in altri organi e tessuti, come ad esempio l'intestino, e non a caso la COVID-19 può manifestarsi anche con sintomi gastrointestinali. Uno nuovo studio ha dimostrato che il recettore e l'enzima sono presenti in concentrazioni elevate anche nelle ghiandole salivari, evidenziando come il SARS-CoV-2 possa aggredire direttamente le cellule della bocca e replicarsi all'interno di esse. Ciò potrebbe spiegare alcuni sintomi orali sperimentati dai pazienti Covid, come la perdita del gusto, la secchezza delle fauci e la formazione di vesciche.

A scoprire la presenza di ACE-2 e TMPRSS2 nelle cellule delle ghiandole salivari è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Odontoiatria “Adams” dell'Università della Carolina del Nord e della Salivary Disorders Unit – National Institute of Dental and Craniofacial Research dei National Institutes of Health (NIH), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Fisica del Laboratorio Cavendish di Cambrdige (Regno Unito), del Wellcome Sanger Institute – Wellcome Genome Campus di Hinxton e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dai professori Blake M. Warner, Kevin M. Byrd, Paola Perez e Ni Huang sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto diverse approfondite indagini. Del resto sapevano bene che la saliva dei pazienti con COVID-19 può presentare alti livelli di RNA del virus – non a caso esistono i tamponi salivari -, ma era l'origine di questa concentrazione virale a essere “misteriosa”. In chi ha sintomi respiratori, infatti, la bocca può essere contaminata dal drenaggio nasale e dall'espettorato dei polmoni, tuttavia può risultare contaminata anche la saliva di chi è asintomatico. Com'è possibile?

Per spiegare questo fenomeno, innanzitutto gli scienziati sono andati "a caccia" delle proteine ACE-2 e TMPRSS2 nei tessuti della bocca di persone sane, individuandone alte concentrazioni proprio nelle ghiandole salivari. Dopo questa scoperta, hanno cercato tracce dell'RNA del coronavirus SARS-CoV-2 nelle ghiandole salivari di persone decedute per COVID-19, riscontrandone nel 50 percento di esse. Le hanno trovate anche in un paziente in vita con la forma grave dell'infezione, e in questo caso è stato dimostrato che il virus si stava replicando attivamente, quindi le ghiandole salivari risultavano direttamente coinvolte nel processo infettivo.

Ghiandole salivari infettate dal coronavirus. Credit: Paola Perez, PhD, Warner Lab, NIDCR
Ghiandole salivari infettate dal coronavirus. Credit: Paola Perez, PhD, Warner Lab, NIDCR

Per determinare se il virus presente nella saliva fosse infettivo, si legge nel comunicato stampa dell'ateneo, i ricercatori hanno esposto la saliva di otto persone con COVID-19 asintomatico a cellule sane coltivate su una piastra. La saliva di due volontari ha determinato l'infezione delle cellule sane, "aumentando le probabilità che anche persone senza sintomi possano trasmettere la SARS-CoV-2 infettiva ad altri attraverso la saliva". Come ultimo test hanno analizzato la saliva di pazienti con infezione lieve o asintomatica, e chi presentava l'RNA virale nella saliva aveva anche un rischio maggiore di perdita del gusto e dell'olfatto, “suggerendo che l'infezione orale potrebbe essere alla base dei sintomi orali della COVID-19”. Grazie a questa indagine potrebbe essere rivalutato il ruolo della cavità orale nella diffusione e nella sintomatologia della COVID-19. I dettagli della ricerca “SARS-CoV-2 infection of the oral cavity and saliva” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Medicine.

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