Il coronavirus infetta anche le cellule della bocca e può provocare questi sintomi
La principale via d'accesso per le particelle virali del coronavirus SARS-CoV-2 sono le alte vie respiratorie, dove possono penetrare attraverso le goccioline grandi (droplet) e piccole (aerosol) espulse dai positivi quando tossiscono, starnutiscono o semplicemente parlano e respirano. Nell'epitelio che riveste il tratto nasale sono presenti cellule che esprimono alti livelli del recettore ACE-2 e dell'enzima TMPRSS2 (proteasi trans-membrana serina 2), le proteine che il patogeno sfrutta a suo vantaggio per "agganciarsi" con la proteina S o Spike e riversare all'interno delle cellule l'RNA virale, dando il via alla replicazione che è alla base dell'infezione (COVID-19). Alti livelli di ACE-2 e TMPRSS2 sono state trovate anche in altri organi e tessuti, come ad esempio l'intestino, e non a caso la COVID-19 può manifestarsi anche con sintomi gastrointestinali. Uno nuovo studio ha dimostrato che il recettore e l'enzima sono presenti in concentrazioni elevate anche nelle ghiandole salivari, evidenziando come il SARS-CoV-2 possa aggredire direttamente le cellule della bocca e replicarsi all'interno di esse. Ciò potrebbe spiegare alcuni sintomi orali sperimentati dai pazienti Covid, come la perdita del gusto, la secchezza delle fauci e la formazione di vesciche.
A scoprire la presenza di ACE-2 e TMPRSS2 nelle cellule delle ghiandole salivari è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Odontoiatria “Adams” dell'Università della Carolina del Nord e della Salivary Disorders Unit – National Institute of Dental and Craniofacial Research dei National Institutes of Health (NIH), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Fisica del Laboratorio Cavendish di Cambrdige (Regno Unito), del Wellcome Sanger Institute – Wellcome Genome Campus di Hinxton e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dai professori Blake M. Warner, Kevin M. Byrd, Paola Perez e Ni Huang sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto diverse approfondite indagini. Del resto sapevano bene che la saliva dei pazienti con COVID-19 può presentare alti livelli di RNA del virus – non a caso esistono i tamponi salivari -, ma era l'origine di questa concentrazione virale a essere “misteriosa”. In chi ha sintomi respiratori, infatti, la bocca può essere contaminata dal drenaggio nasale e dall'espettorato dei polmoni, tuttavia può risultare contaminata anche la saliva di chi è asintomatico. Com'è possibile?
Per spiegare questo fenomeno, innanzitutto gli scienziati sono andati "a caccia" delle proteine ACE-2 e TMPRSS2 nei tessuti della bocca di persone sane, individuandone alte concentrazioni proprio nelle ghiandole salivari. Dopo questa scoperta, hanno cercato tracce dell'RNA del coronavirus SARS-CoV-2 nelle ghiandole salivari di persone decedute per COVID-19, riscontrandone nel 50 percento di esse. Le hanno trovate anche in un paziente in vita con la forma grave dell'infezione, e in questo caso è stato dimostrato che il virus si stava replicando attivamente, quindi le ghiandole salivari risultavano direttamente coinvolte nel processo infettivo.
Per determinare se il virus presente nella saliva fosse infettivo, si legge nel comunicato stampa dell'ateneo, i ricercatori hanno esposto la saliva di otto persone con COVID-19 asintomatico a cellule sane coltivate su una piastra. La saliva di due volontari ha determinato l'infezione delle cellule sane, "aumentando le probabilità che anche persone senza sintomi possano trasmettere la SARS-CoV-2 infettiva ad altri attraverso la saliva". Come ultimo test hanno analizzato la saliva di pazienti con infezione lieve o asintomatica, e chi presentava l'RNA virale nella saliva aveva anche un rischio maggiore di perdita del gusto e dell'olfatto, “suggerendo che l'infezione orale potrebbe essere alla base dei sintomi orali della COVID-19”. Grazie a questa indagine potrebbe essere rivalutato il ruolo della cavità orale nella diffusione e nella sintomatologia della COVID-19. I dettagli della ricerca “SARS-CoV-2 infection of the oral cavity and saliva” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Medicine.