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Il cellulare provoca aborti spontanei? Nessuno studio lo dimostra davvero

Le onde elettromagnetiche di cellulari e WiFi provocherebbero aborti spontanei, lo dimostrerebbe uno studio pubblicato su Scientific Reports. In realtà i risultati sono insufficienti, ecco perché.
A cura di Juanne Pili
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I ricercatori della Kaiser Permanente Division of Research di Oakland in California, hanno analizzato 913 donne in stato di gravidanza in varie fasi della loro gestazione. Un dato importante è che tra le partecipanti vi erano donne che avevano avuto già almeno un aborto spontaneo. Secondo dato importante: tutte le partecipanti sono state esposte alle onde del WiFi e dei cellulari per 24ore al giorno, come succede praticamente in tutto il Mondo occidentale.

Gli aborti spontanei sono molto diffusi

I risultati hanno portato a registrare che il 24% delle donne con una maggiore esposizione ha avuto un aborto (significa che il 76% non ha abortito); nel gruppo esposto a quantità più basse erano il 10,4%. Sappiamo però che nella realtà l’aborto spontaneo avviene con una incidenza non molto lontana dai risultati dello studio; è molto difficile stilare delle cifre certe. Secondo diversi studi l'incidenza si aggirerebbe tra il 31% ed il 35%, se vogliamo tener conto solo delle gravidanze accertate con tutti i crismi potremmo scendere di una decina di punti (valori non dissimili dallo studio). Stando a quanto afferma il ginecologo e ostetrico Filiberto Di Prospero il conteggio può arrivare attorno al 30%. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports rivista che appartiene allo stesso gruppo di Nature (Nature Publishing Group). Ma il principio di autorità non basta per sovrastimare i risultati di una ricerca che – da come viene presentata – non sembra dimostrare affatto la pericolosità dei campi elettromagnetici non ionizzanti (quelli appunto del WiFi e dei cellulari), l’ampia diffusione del fenomeno nel Mondo – a causa di fattori conosciuti – ridimensiona non poco l’entusiasmo degli autori.

Onde ionizzanti e non ionizzanti

I ricercatori per come viene presentato lo studio, avrebbero dimostrato invece che le onde non ionizzanti sarebbero pericolose. Non è la prima volta che queste si trovano sotto accusa. Avevamo già trattato la questione dei cellulari cancerogeni. Perché ci sia una alterazione del Dna, con conseguente rischio di sviluppare tumori o altre patologie, occorrono onde elettromagnetiche ionizzanti, ovvero quelle con un frequenza tipica del decadimento radioattivo. Certamente non possiamo escludere danni fisiologici per esposizioni prolungate, come coi raggi ultravioletti, ma non è certo il caso di cellulari e WiFi.

Precedenti pubblicazioni controverse

Sulla accuratezza delle revisioni effettuate prima di pubblicare gli studi nel sito che ha approvato lo studio, rimandiamo ad una analisi pubblicata su Science Translational Medicine da By Derek Lowe, dove fa una piccante critica al modus operandi non sempre impeccabile di Scientific Reports. Un esempio emblematico lo studio di cui si occuparono anche i colleghi di Snopes rigurdante una droga in grado di rigenerare i denti. Se l'impact factor di Nature oscilla tra 40 e 43 punti nel 2016, quello relativo a Scientific Reports per lo stesso anno risulta tra 4,2 e 4,8. Si tratta del metodo di misura con cui si dovrebbe stabilire l'attendibilità di una rivista scientifica. Certamente questa misurazione non è perfetta, ma ci da un'idea sostanziale della differenza abissale tra l'attendibilità e autorevolezza delle due redazioni.

I precedenti di De-Kun Li. Il principale autore dello studio sull'incidenza delle onde elettromagnetiche negli aborti è De-Kun Li. Il ricercatore non è nuovo nella letteratura che pretenderebbe di dimostrare la pericolosità delle onde non ionizzanti. Questo è importante perché ci aiuta a capire da un lato i bias di conferma (considerare solo i dati che ci piacciono, ignorando il resto) che potrebbero influenzarlo, dall'altro abbiamo un riscontro con altre tesi da lui sostenute già ampiamente smentite dalla comunità scientifica. Nel 2012 sostenne che le onde elettromagnetiche in gravidanza sono collegate in qualche modo con l'obesità dei bambini:

L'esposizione materna ad alti [campi magnetici] durante la gravidanza può essere un nuovo e precedentemente sconosciuto fattore che contribuisce all'epidemia mondiale di obesità infantile.

Nel 2011 invece sostenne un collegamento con l'asma infantile. Più a ritroso troviamo invece uno studio del 2009 in cui De-Kun Li dimostrerebbe che l'esposizione prolungata ai campi elettromagnetici avrebbe conseguenze negative sulla qualità dello sperma.

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