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Il cargo russo impatterà sulla Terra entro domani mattina

Diventano sempre più precise le indicazioni sulla possibile caduta di detriti del Progress M-27M, il cargo russo che doveva rifornire la ISS e di cui si è perso il controllo.
A cura di Redazione Scienze
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Progress M-27M, il cargo russo che doveva rifornire la Iss e di cui si è perso il controllo il 28 aprile, nelle prossime ore impatterà con l'atmosfera terrestre. Più si avvicina il momento dell'ingresso e più i dettagli diventano precisi. Il cargo, che pesa circa 7 tonnellate e che doveva rifornire la Stazione Spaziale Internazionale di propellente, ossigeno, acqua e pezzi di ricambio, è in caduta libera dal 5 maggio. Inizialmente la finestra di possibilità era piuttosto ampia, indicando la tempistica tra il 7 e l'11 maggio, ma gli aggiornamenti di ieri hanno inquadrato il momento del possibile impatto tra la sera del 7 e la mattina del 9 maggio.

Quando. Come più volte riconosciuto dagli esperti e dalla stessa agenzia spaziale russa Roscosmos, alcuni elementi della navicella – precisamente parti del serbatoio e dell'anello di congiunzione tra Stazione spaziale internazionale e cargo – potrebbero resistere alla combustione in atmosfera e toccare il suolo. Secondo calcoli aggiornati e comunicati dalla stessa Roscosmos, l'impatto con l'atmosfera avverrà tra le 23.45 di oggi, 7 maggio, e le 5.36 di domani, 8 maggio.

Dove. Al momento, tuttavia, non è possibile stabilire quale possa essere l'area a rischio, poiché, come ha ricordato all'Ansa Luciano Anselmo, dell'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione del Consiglio nazionale delle Ricerche (Isti-Cnr) di Pisa, sono diverse le variabili che intervengono sulla caduta dei detriti. La prima variabile è determinata dal Sole, che ha recentemente emesso massa solare e la cui tempesta magnetica potrebbe accelerare il tempo di caduta. L'altra variabile è rappresentata dal propellente che la Progress ha cominciato a perdere dopo l'incidente del 28 aprile e che potrebbe disturbare la caduta dei detriti. Per il momento è possibile escludere soltanto le aree più estreme della Terra, ossia i poli. Come affermato da Carmen Pardini dell’Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr), i detriti "potrebbero precipitare in qualunque località del pianeta compresa tra i 53 gradi di latitudine sud e nord".

Rischi. Gran parte della superficie terrestre è coperta da mari e laghi (circa il 71%) e solo una parte molto ridotta della terraferma è occupata dall'uomo (di cui solo una piccola parte, quella delle metropoli, è densamente abitata). A rassicurare in tal senso sono le stesse parole della dott.ssa Pardini, che ha ricordato che, "facendo una valutazione generale sui rischi di rientro di oggetti dallo spazio e tenendo conto della distribuzione degli oceani e delle terre emerse, se i detriti si distribuissero su un arco di 800 km, la probabilità che cadano tutti in mare e nessuno sulla terraferma è del 62%. Ma se si disperdessero su un arco di 2.000 km, tale probabilità scenderebbe al di sotto del 50%". Anche l'area di impatto, comunque, dovrebbe diventare più chiara man mano che passano le ore e a riguardo potrebbero presto giungere degli aggiornamenti.

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