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Il 30% dei ghiacciai italiani è andato perduto

Ridotti e frammentati, i ghiacciai italiani nel ritratto del Nuovo Catasto aggiornato con i dati satellitari.
A cura di Nadia Vitali
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Se il Pianeta ha la febbre, i sintomi sono inevitabilmente diffusi in tutto l'organismo: l'Italia non fa eccezione, con i propri ghiacciai sofferenti che battono drammaticamente in ritirata. Ne hanno parlato gli esperti internazionali nelle giornate del 7 e dell'8 maggio presso l'Università Statale di Milano, dove è stato ospitato il diciannovesimo Alpine Glaciology Meeting, appuntamento annuale dedicato alla glaciologia, con particolare attenzione a quella alpina.

Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani

I ghiacciai in Italia sono sempre di più: questa informazione non è in contrasto con quanto scritto poco più sopra, se si pensa che il numero aumenta semplicemente a causa di una maggiore frammentazione. Gli esperti lo spiegano nel presentare il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani che aggiorna l'ultimo censimento risalente al 1962, rilevando una riduzione della superficie complessiva dei ghiacciai del nostro Paese pari al 30%. Il che, più o meno, è come dire che è sparito l'intero Lago di Como. I dati mostrano come, attualmente, possiamo contare 903 corpi ghiacciati per una estensione complessiva pari a 369 chilometri quadrati (come il Lago di Garda).

Fondamentali sono state le informazioni raccolte grazie a fotografie aree e satellitari in un decennio nel corso del quale i ricercatori hanno lavorato coordinati da Claudio Smiraglia, glaciologo della Statale di Milano, in collaborazione con l'Associazione Ev-K2-CNR e il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. «Strumento indispensabile per capire lo stato di salute del cuore freddo delle nostre Alpi» il Catasto sarà un punto di riferimento imprescindibile per comprendere riflessi e conseguenze dei cambiamenti climatici in atto che stanno ridisegnando la geografia dell'ambiente e del territorio.

Distribuzione

Soltanto in 6 regioni italiane si possono contare dei ghiacciai: tra queste una sola non è alpina ed è l'Abruzzo. Degli oltre 903 corpi glaciali distribuiti nel Paese, la maggioranza è di piccola di dimensione: per comprendere alcuni aspetti della trasformazione che ha interessato i ghiacciai negli ultimi decenni, si pensi che l'ultimo censimento ne aveva individuati 835.

Insomma, 157 chilometri quadrati sono andati perduti e le singole unità glaciali ne sono uscite frammentate; tant'è che l'area media stimata per ciascuna è di 0,4 chilometri quadrati. Fanno eccezione tre ghiacciai, con un'area superiore a 10 chilometri quadrati: i Forni in Lombardia, il Miage in Valle d'Aosta e il complesso Adamello-Mandrone in Lombardia e Trentino, ossia è il ghiacciaio più grande d'Italia. Le regioni maggiormente interessate dal fenomeno della riduzione dei ghiacciai sono il Friuli e Piemonte, con un dimezzamento dell'estensione, mentre è di un terzo in Trentino Alto Adige.

Una sola soluzione

Equilibri alterati con conseguenze che possiamo prevedere soltanto in parte: ma quali possibili soluzioni? Purtroppo la soluzione è ben nota ma, benché sia chiaro che costituisca la sola via d'uscita da una situazione altrimenti preoccupante, stenta a trovare l'applicazione pratica necessaria: la riduzione dei combustibili fossili potrebbe rallentare il processo di riscaldamento del Pianeta e, dunque, porre un argine anche allo scioglimento dei ghiacci, sulle Alpi come nell'Artico. Forse sarebbe il caso di pensarci seriamente.

[In apertura: "Marmolada-Ghiacciaio" di Antonio Zerbinati – via Wikipedia]

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