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Covid 19

I vaccini anti COVID non influenzano la fertilità delle donne

Tra le numerose fake news che circolano sui vaccini anti COVID vi è anche quella che questi farmaci avrebbero la capacità di influenzare negativamente la fertilità delle donne. I timori infondati stanno spingendo molte giovani a non volersi sottoporre al vaccino. Un’esperta del King’s College di Londra spiega le ragioni per cui non vi è motivo di preoccupazione.
A cura di Andrea Centini
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I vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2 ci aiuteranno a uscire dall'incubo di questa pandemia, quando saranno sufficientemente diffusi, ma la campagna vaccinale più grande mai affrontata dall'umanità rischia di essere ostacolata dal proliferare di fake news sui siti complottisti, che continuano a promuovere teorie astruse e del tutto prive di evidenze scientifiche. Tra le più assurde catalizzata dall'eco dei social network vi è quella sulla capacità dei nuovi vaccini a mRNA (RNA messaggero) di Pfize-BioNTech e Moderna-NIAID di modificare il nostro DNA, un "potere" ovviamente e seccamente smentito dagli scienziati. Un'altra teoria che circola con forza è quella relativa all'impatto sulla fertilità, in particolar modo su quella delle donne, che verrebbe influenzata a causa delle caratteristiche intrinseche dei vaccini anti COVID. Anche su questo fronte si tratta di un timore del tutto infondato.

Tra chi ha smontato la teoria dell'infertilità vi è la professoressa Lucy Chappell, ricercatrice presso il National Institute for Health Research (NIHR – un'agenzia governativa del Regno Unito) e docente di Ostetricia presso l'autorevole King's College di Londra. La scienziata, intervistata dal Daily Mail, ha sottolineato che le donne non devono preoccuparsi in alcun modo per la propria fertilità dopo la vaccinazione contro la COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Quello della scienziata è un vero e proprio appello, preoccupata come molti altri esperti dai risultati di un recente sondaggio “Find Out Now” che ha coinvolto più di 55mila persone. Oltre il 25 percento delle donne tra i 18 e i 34 anni che ha partecipato, infatti, ha dichiarato che non si sottoporrà al vaccino anti COVID proprio per la paura che il farmaco possa influenzare la fertilità e una eventuale gravidanza.

Le preoccupazioni delle giovani britanniche sono state alimentate per due ragioni: la prima è legata al rilascio di un comunicato da parte del The Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), nel quale si raccomandava di non sottoporre a vaccinazione le donne incinte; la seconda è dovuta alla diffusione di una fake news sulla capacità del vaccino anti COVID  di “ostacolare la formazione della placenta, perché determina una risposta immunitaria contro una sequenza amminoacidica che è presente sia nella proteina Spike del coronavirus SARS-CoV-2 che in una proteina utilizzata nello sviluppo placentare, chiamata sincitina-1”, come si legge in uno dei messaggi complottisti. Per quanto concerne la raccomandazione di non vaccinare le donne incinte, la decisione dell'ente britannico è semplicemente legata al fatto che non ci sono dati sulle donne incinte, dato che non sono state coinvolte negli studi clinici. Trattandosi di una fascia della popolazione delicata, la si vuole tutelare per mancanza di informazioni su efficacia e sicurezza del vaccino, ma ciò non vuol dire affatto che il farmaco possa effettivamente far male alle donne in gravidanza o al feto in sviluppo. Gli studi su modelli animali, ad esempio, hanno dimostrato che non vi è alcun impatto sul successo della gestazione. Ciò nonostante, è giusto che prima di raccomandare la vaccinazione anche alle donne incinte (o che stanno programmando una gravidanza) ci siano tutti i dati del caso.

Sulla somiglianza tra sincitina-1 e amminoacidi della proteina Spike, è la stessa professoressa Chappell a specificare che si tratta solo di speculazioni, “totalmente non supportate dai dati scientifici”. La sincitina-1 è del resto una proteina che non ha nulla a che vedere con la proteina S del virus, e il fatto che l'analogia tra le catene degli amminoacidi possa in qualche modo influenzare la fertilità è del tutto campata per l'aria. “Non c'è preoccupazione da un punto di vista biologico e non sono state presentate prove che le donne che sono state vaccinate abbiano avuto problemi di fertilità”, ha dichiarato la scienziata al quotidiano britannico. Le persone vaccinate contro il coronavirus SARS-CoV-2 cominciano a essere milioni in tutto il mondo (oltre 1 milione anche in Italia) e ad oggi non è emerso alcuna problematica relativa alla fertilità. A tutte le donne preoccupate dalla vaccinazione, la scienziata consiglia di parlare col proprio medico, in particolar modo con uno specialista in Ostetricia. La speranza della professoressa Chappell è che la ricerca sui vaccini anti COVID possa proseguire al più presto coinvolgendo anche le donne incinte, al fine di avere tutte le informazioni necessarie per rassicurare questa fascia della popolazione.

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