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Covid 19

I pazienti in dialisi hanno un rischio quattro volte superiore di morire per COVID-19

Mettendo a confronto le cartelle cliniche di pazienti in dialisi contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 con quelle di dializzati non infettati, un team di ricerca canadese ha dimostrato che i primi hanno una probabilità di morire per COVID-19 quattro volte superiore. Tra i fattori di rischio la necessità di emodialisi in una struttura specializzata, l’essere degenti di lungo corso e l’etnia non bianca.
A cura di Andrea Centini
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Benché l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 (COVID-19) in alcuni casi possa essere una malattia fatale anche in giovani e in perfetta salute, ci sono fasce della popolazione molto più a rischio di sviluppare complicazioni potenzialmente mortali. L'età avanzata, il sesso maschile, la presenza di patologie pregresse (comorbilità), l'obesità e il vizio del fumo sono tra i fattori di rischio più noti, ma diverse ricerche hanno trovato collegamenti anche con l'etnia e altre condizioni. Un team di scienziati del Langone Medical Center dell'Università di New York (NYU), ad esempio, ha scoperto che chi soffre di schizofrenia ha un rischio di morire per COVID-19 tre volte superiore rispetto a chi non soffre di questa patologia mentale. Una nuova ricerca ha invece appena dimostrato che i pazienti in dialisi hanno un rischio quadruplo di perdere la vita per l'infezione.

A scoprirlo un team di ricerca canadese guidato da scienziati dell'Ontario Renal Network e dell'Università di Toronto, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina e Odontoiatria “Schulich” della Western University e dell'Ospedale San Michele. I ricercatori, coordinati dal professor Peter G. Blake, direttore dell'ORN e docente presso il Dipartimento di Medicina dell'ateneo canadese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le cartelle cliniche di oltre 12mila pazienti sottoposti a dialisi tra il 12 marzo e il 20 agosto dello scorso. Nello specifico, hanno identificato i pazienti dializzati contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 e hanno messo a confronto i loro tassi di mortalità e ricovero con quelli di chi non aveva contratto la COVID-19.

Dall'analisi statistica dei dati è emerso che 187 dei 12.501 pazienti coinvolti è stato contagiato dal coronavirus, pari all'1,5 percento del totale. Fra essi, tra marzo e agosto 2020 in 117 sono stati ricoverati in ospedale (62,6 percento) e in 53 (28,3 percento) hanno perso la vita. Il tasso di ricovero tra i dializzati non infettati dal patogeno emerso in Cina è stato del 27 percento, mentre quello di mortalità del 5,8 percento. Ciò significa che chi è in dialisi (in particolar modo da lungo tempo) e viene contagiato dal SARS-CoV-2 ha un rischio di morire quattro volte superiore. Infezioni e decessi sono continuati a crescere anche nei mesi successivi, e si è giunti a 570 pazienti dializzati colpiti dal virus e 120 morti, come si legge in un comunicato stampa dell'ateneo.

Tra i fattori di rischio più rilevanti associati all'infezione da SARS-CoV-2 vi erano la necessità di sottoporsi all'emodialisi in un centro specializzato (e non a domicilio); essere ospiti di una struttura sanitaria per lungo periodo; un'etnia diversa da quella bianca (in particolar modo la nera e del subcontinente indiano); vivere nell'area Greater Toronto (tutti i pazienti coinvolti erano della provincia canadese dell'Ontario) e avere un reddito basso. Alla luce di quanto emerso, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di tutelare i pazienti dializzati dal rischio di contagio, e raccomandano a tutti coloro che hanno bisogno di seguire questa procedura medica (così come ai loro famigliari e "caregiver") di rispettare scrupolosamente le norme anti contagio, come il distanziamento sociale, l'uso delle mascherine e il frequente lavaggio delle mani con acqua e sapone o con un gel idroalcolico. “Con il procedere della pandemia di COVID-19, dovrebbero essere compiuti sforzi mirati per proteggere questa popolazione dall'infezione, compresa la priorità nella vaccinazione contro il SARS-CoV-2, sia per pazienti in dialisi di lungo corso che per il personale che se ne prende cura”, ha dichiarato il professor Peter Blake. I dettagli della ricerca “COVID-19 in patients undergoing long-term dialysis in Ontario” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica CMAJ – Canadian Medical Association Journal.

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