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I diavoli della Tasmania introdotti su un’isola australiana hanno sterminato 6mila pinguini

Per provare a salvare il diavolo della Tasmania da un’aggressiva forma di cancro trasmissibile, un progetto di ricerca ha determinato la scomparsa di tremila coppie di pinguino minore blu. Gli esemplari del mammifero marsupiale trasferiti sull’Isola di Maria, in Australia, hanno infatti sterminato l’intera colonia nidificante dei piccoli uccelli marini.
A cura di Andrea Centini
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Un progetto di ricerca per salvaguardare il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii) si è trasformato in un vero e proprio disastro ecologico, determinando la scomparsa di seimila esemplari (tremila coppie nidificanti) di pinguino minore blu (Eudyptula minor) da una remota isola australiana. Tutto ha avuto inizio nel 2012, quando si cercava in tutti i modi di provare a preservare le popolazioni dei diavoli della Tasmania, mammiferi marsupiali colpiti da una devastante forma di cancro trasmissibile come una malattia infettiva: il tumore facciale del diavolo o DFTD (Devil facial tumour disease).

Per proteggere la specie dalla diffusione della malattia mortale, che ha provocato un crollo del 90 percento nelle popolazioni, alcuni esemplari sono stati trasferiti sull'Isola di Maria, un'isola rocciosa di circa 110 chilometri quadrati affacciata sulla costa orientale della Tasmania. In questo paradiso sperduto, parco nazionale ricco di biodiversità protetta, i diavoli si sono rapidamente adattati, ma in poco tempo si sono trasformati in un incubo per i piccoli pinguini minori blu, la specie più piccola in assoluto di pinguino, con un peso massimo di appena 2,5 chilogrammi e un'altezza di 40 centimetri. In pratica, i voraci marsupiali hanno letteralmente sterminato la colonia che nidificava sull'isola, facendo sparire le tremila le coppie riproduttive.

“L'introduzione dei diavoli sull'isola ha avuto un impatto catastrofico su una o più specie di uccelli”, ha dichiarato BirdLife Tasmania, un'organizzazione che si occupa della conservazione degli uccelli nella grande regione australiana. “Perdere 3.000 coppie di pinguini da un'isola, un parco nazionale che dovrebbe essere un rifugio per questa specie, è fondamentalmente un duro colpo”, ha affermato alla BBC il dottor Eric Woehler, ornitologo e coordinatore di BirdLife Tasmania. Ma gli scienziati non sono affatto sorpresi di questo catastrofico risultato. Sin dal 2011, quando si stava mettendo a punto il piano di trasferimento dei diavoli della Tasmania, gli esperti del Dipartimento delle industrie primarie, dei parchi, dell'acqua e dell'ambiente della Tasmania sottolinearono in un rapporto che i marsupiali avrebbero avuto un impatto negativo sulle colonie di pinguini e su altri uccelli marini sull'isola di Maria. Non a caso stanno minacciando anche alcune specie di oche, che hanno iniziato a nidificare sugli alberi proprio per evitare la predazione al suolo.

“Ogni volta che gli esseri umani hanno introdotto deliberatamente o accidentalmente mammiferi nelle isole oceaniche, c'è sempre stato lo stesso risultato… un impatto catastrofico su una o più specie di uccelli”, ha commentato al Guardian il dottor Woehler. Sono infatti numerose le specie annientate da gatti, roditori e altri mammiferi trasferiti in isole più o meno grandi. I gatti domestici, ad esempio, in Australia uccidono 60 milioni di uccelli nativi ogni anno e hanno provocato l'estinzione di almeno venti piccoli animali autoctoni. Anche l'introduzione degli opossum in Nuova Zelanda (per farne pellicce) ha messo in pericolo diverse specie autoctone, come l'iconico kiwi.

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