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I bombi rischiano l’estinzione: non tollerano i cambiamenti climatici. Solo negli USA sparito il 50%

Un team di ricerca internazionale guidato da entomologi dell’Università di Ottawa (Canada) ha dimostrato che nell’arco di un secolo le popolazioni di bombi sono crollate quasi del 50 percento negli USA e del 17 percento in Europa. Oltre a pesticidi e distruzione degli habitat naturali, a impattare su questi insetti – fondamentali per l’impollinazione – sono stati i cambiamenti climatici. Nei prossimi decenni rischiano di sparire per sempre.
A cura di Andrea Centini
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Un bombo. Credit: JamesCommon
Un bombo. Credit: JamesCommon

Anche i bombi, insetti imenotteri simili alle api ma di dimensioni maggiori, rischiano di sparire per sempre dal nostro pianeta. Le popolazioni di questi animali risultano infatti in costante diminuzione, e in alcuni casi il calo rilevato dagli scienziati risulta drammatico e rapidissimo. Basti pensare che tra il 1901 e il 1974 e tra il 2000 e il 2014 le popolazioni di bombo sono crollate del 46 percento negli Stati Uniti, mentre in Europa si è osservata una diminuzione più contenuta – ma comunque significativa – del 17 percento. Sono dati estremamente preoccupanti, poiché questi animali giocano un ruolo biologico fondamentale, sia nell'impollinazione di molteplici piante che nel mantenere in equilibrio gli ecosistemi.

A determinare il precario stato di conservazione dei bombi è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dipartimento di Biologia dell'Università di Ottawa, Canada, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro per la ricerca sulla biodiversità e l'ambiente presso il Dipartimento di genetica, evoluzione e ambiente dello University College di Londra. I ricercatori, guidati dall'entomologo Peter Soroye dell'ateneo canadese, sono giunti alle loro conclusioni analizzando i dati sulla distribuzione geografica di 66 specie di bombi nell'arco di circa cento anni tra gli Stati Uniti e l'Europa. Come indicato, i crolli delle popolazioni rilevate sono risultati particolarmente drammatici negli USA, e dall'analisi dei dati è emerso che uno dei fattori più impattanti sono i cambiamenti climatici. Oltre a pesticidi e distruzione degli habitat, che sono anche alla base della scomparsa delle lucciole, come dimostrato da un recente studio guidato dall'Università Tuft, Soroye e colleghi hanno scoperto che i bombi risultano molto sensibili all'aumento delle temperature. Come spiegato dall'entomologo, i cali sono stati osservati soprattutto nelle aree geografiche dove le temperature si sono alzate di più, e sebbene i bombi si siano spostati in zone che in passato era più fredde, questa nuova colonizzazione non riesce a compensare le perdite dalle loro regioni di origine.

Attraverso un modello matematico gli scienziati hanno calcolato che l'impatto dei cambiamenti climatici avrà effetti importanti sulla distribuzione dei bombi nei prossimi decenni, che continuerà a diminuire accelerando le probabilità di estinzione. Soroye e colleghi hanno determinato che le possibilità di sopravvivenza di una popolazione di bombi in una data area geografica si è ridotta del 30 percento nell'arco di appena 25 anni (una generazione umana). Questi insetti hanno infatti forti difficoltà ad adattarsi alle alte temperature e rischiano semplicemente di sparire.

Come indicato, sono alla base dell'impollinazione di moltissime piante, molte delle quali non possono essere impollinate dalle api; tra esse vi sono specie di grandissimo valore commerciale come il pomodoro, la zucca e i frutti di bosco. La loro scomparsa rappresenterebbe un danno ambientale enorme, ma si ripercuoterebbe anche sulla disponibilità di alimenti importanti per l'uomo. Gli autori dello studio si augurano che con i risultati di questa indagine si possa iniziare a pensare a misure significative per proteggere questi preziosi insetti. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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