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Covid 19

Gli Usa scommettono sulla pillola anti Covid: investimento da 3 miliardi per accelerare lo sviluppo

L’impegno risponde alla necessità di farmaci antivirali per il trattamento di Covid-19, che potrebbero iniziare ad essere disponibili entro la fine del 2021. Nel radar dell’amministrazione Biden almeno due composti, tra cui il medicinale prodotto da Pfizer.
A cura di Valeria Aiello
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Dopo gli oltre 18 miliardi di dollari spesi lo scorso anno per finanziare i vaccini anti-Covid, gli Stati Uniti scommettono in un’altra area della ricerca scientifica, finanziando con 3,2 miliari di dollari lo sviluppo di farmaci antivirali per il trattamento dell’infezione. Il nuovo programma, annunciato giovedì dal Dipartimento della salute dei servizi umani (HHS), permetterà di accelerare la sperimentazione clinica di alcuni promettenti candidati che, se si dimostreranno efficaci e sicuri, potrebbero essere disponibili entro la fine del 2021. E sosterrà inoltre la ricerca di farmaci completamente nuovi, non sono contro il coronavirus, ma anche contro patogeni che potrebbero causare future pandemie. Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) e sostenitore chiave del nuovo programma, ha affermato che “non vede l’ora” che i pazienti Covid-19 possano avere a disposizione compresse antivirali da assumere non appena risultano positivi al coronavirus o quando sviluppano i primi sintomi della malattia.

La scommessa Usa sulle pillole anti Covid

Sono almeno due farmaci anti Covid su cui punta l’amministrazione Biden: uno è il medicinale AT-527, sviluppato da Atea Pharmaceuticals, società con sede a Boston, nel Massachussetts, specializzata in trattamenti antivirali per via orale. Il composto, che si era già dimostrato sicuro ed efficace come trattamento dell’epatite C, ha fornito indicazioni positive nei primi studi contro il coronavirus, suggerendo che possa essere efficace anche nel trattamento di Covid-19. L’azienda farmaceutica Roche, che collabora con Atea per i test sull’uomo, sta attualmente conducendo una sperimentazione clinica in fase avanzata.

L’altro farmaco nei radar del Governo è stato sviluppato dai ricercatori di Pfizer a partire da una molecola agli inizi del 2000 come potenziale composto per la Sars. Dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, gli sviluppatori hanno deciso di adattare la struttura della molecola, in modo che potesse essere efficace contro la proteasi del nuovo coronavirus, arrivando allo sviluppo dell’antivirale orale per ora noto con la sigla PF-07321332.

Inizialmente, il farmaco era stato progettato per essere assunto per via endovenosa ma, nell’ambito dell’ottimizzazione della sua struttura, i ricercatori sono riusciti ad ottenere un medicinale idoneo ad essere assunto sotto forma di compresse. Gli studi preclinici su modelli animali hanno indicato che la concentrazione di farmaco nell’organismo raggiunge livelli sufficiente alti da bloccare la replicazione del patogeno. Pfizer ha dunque avviato una sperimentazione clinica lo scorso marzo per valutare sicurezza dell’uso nell’uomo, prevedendo di passare il mese prossimo alla successiva fase di test.

Come detto il programma sosterrà non solo la ricerca di farmaci per la cura dell’infezione da coronavirus, ma anche di antivirali contro altri agenti patogeni ad alto rischio, come i flavivirus, che causano malattie come la febbre dengue e la febbre del Nilo occidentale, e i togavirus, che causano malattie trasmesse dalle zanzare come la chikungunya e encefalite equina dell’Est. “Ci sarà sempre una minacciaha commentato Fauci – . Penso che ci sarà bisogno a lungo termine di farmaci antivirali”.

Finora, i finanziamenti Usa disposti dall’ex amministrazione Trump per i trattamenti contro il Covid-19 si erano concentrati solo su alcuni candidati, come gli anticorpi monoclonali e il remdesivir. A gennaio, l’amministrazione entrante Biden ha iniziato a progettare un nuovo programma di ricerca dedicato a compresse antivirali, arrivando nelle ultime settimane ad avere i primi risultati di questa pianificazione, come evidenziato dall’annuncio dell’accordo raggiunto con la casa farmaceutica Merck di 1,7 milioni di dosi dell’anti-Covid molnupiravir, al costo di 1,2 miliardi di dollari, a condizione che l’attuale sperimentazione porti all’autorizzazione da parte della Food and Drug Administration (FDA). La speranza è quella di avere un antivirale entro la fine dell’autunno “per arrivare a chiudere il capitolo della pandemia”.

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