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Gli astronomi del Papa: “Siamo aperti a quello che la scienza può scoprire”

Jose Gabriel Funes, direttore dell’osservatorio del Vaticano, racconta a Fanpage quali conseguenze potrebbe avere la scoperta di vita extraterrestre nell’universo.
A cura di Redazione Scienze
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Vatican Observatory

Caeli enarrant gloriam dei, “i cieli rivelano la gloria di Dio”. Così recita la Bibbia. Una verità fatta propria dalla Chiesa, che dal XVI secolo possiede un proprio team di astronomi impegnati nell’osservazione del cielo e nella ricerca cosmologica. Dagli anni ’30 del secolo scorso la Specola Vaticana, l’osservatorio della Santa Sede, si trova a Castel Gandolfo, ma un telescopio ad alta tecnologia è stato costruito anche a Mount Graham, in Arizona. Dal 2006 a dirigere la Specola c’è padre José Gabriel Funes, gesuita, laurea in astronomia prima di seguire la vocazione spirituale, poi una laurea in filosofia, una in teologia e un dottorato in astronomia a Padova. Lo abbiamo intervistato all’Osservatorio astronomico di Capodimonte, a Napoli, dove è stato invitato per parlare dell’ipotesi di vita extraterrestre nell’universo.

Padre Funes

Padre Funes, la Specola Vaticana possiede un osservatorio a Castel Gandolfo ma soprattutto un telescopio all'avanguardia in America. Su cosa si concentrano attualmente le vostre ricerche?

Negli Stati Uniti abbiamo un telescopio di tecnologia avanzata dove si possono fare survey di oggetti stellari, io in particolare ho studiato le galassie vicine. Si possono studiare popolazioni stellari della nostra galassia, si potrebbe anche – ma nessuno di noi vi è impegnato al momento – utilizzare il telescopio per scoprire gli esopianeti. E anche gli oggetti transnettuniani, che orbitano al di là di Nettuno, e classificarli. A Castel Gandolfo abbiamo una collezione di circa 1100 pezzi di meteoriti che permettono di indagare – analizzandone la densità, la porosità, la composizione – la formazione e l’evoluzione del Sistema Solare. Padre Gabriele Gionti [che ha accompagnato padre Funes nella visita a Capodimonte, ndr] si occupa di teoria delle stringhe e cosmologia. Un altro padre si occupa di modelli teorici per studiare ammassi globulari e galassie ellittiche, che producono una grande quantità di luce in ultravioletto; lui fa dei modelli al computer sommando la luce che emettono, diciamo, un milione di stelle e riproduce quello che si osserva dallo spettro di queste galassie. Un altro padre in America si occupa di cosmologia e di Big Bang.

Ormai da tempo la Chiesa si concilia con le prove della scienza e della ricerca cosmologica, ne è passato di tempo dal caso Galileo. Negli ultimi decenni c’è un grande dibattito tra i teorici sul cosiddetto principio antopico. La scoperta per cui se alcune costanti di natura e alcuni valori delle particelle del modello standard differissero solo di qualche decimale l’universo non potrebbe ospitare la vita ha portato qualcuno a vedere in ciò una prova di un disegno cosmico, di un proposito. Qual è la posizione della Chiesa sull’argomento?

[quote|left]|La cosmologia ci ha spiegato che non esiste un posto privilegiato nell’universo. Il nostro posto privilegiato viene dato dal fatto che Dio si è fatto Uomo.[/quote]La Chiesa non sostiene nessuna teoria scientifica né ha una posizione riguardo il principio antropico. Siamo aperti a quello che la scienza può scoprire. Oggi sappiamo che la migliore spiegazione per l’origine dell’universo è la teoria del Big Bang. Ci sono due formulazioni del principio antropico, una più forte e una più debole. La più forte sostiene che queste costanti di natura hanno questi determinati valori proprio per “fare in modo che” la vita possa apparire. Il principio antropico debole sostiene che noi misuriamo questi valori perché noi esistiamo, quindi è di fatto una conseguenza della nostra esistenza. La cosiddetta sintonia fine dell’universo potrebbe portare a pensare che c’è una centralità dell’essere umano. Anche questo è un punto: come spiegare la centralità dell’Uomo, nella concezione cristiana, e anche il cristocentrismo – perché sappiamo come cristiani che tutto è orientato a Cristo – se sappiamo di non essere al centro dell’universo? Vede, la centralità non passa per un aspetto fisico: sappiamo che la Terra è solo il terzo pianeta intorno al Sole, che il Sole fa parte della Via Lattea con cento miliardi di stelle e che la nostra è solo una di centinaia di miliardi di galassie. La cosmologia ci ha spiegato che non esiste un posto privilegiato nell’universo. Il posto privilegiato non proviene dal posto fisico che occupiamo nell’universo, ma viene dato dal fatto che Dio si è fatto Uomo. In questo senso noi siamo al centro della considerazione di Dio. Questo non vuol dire che siamo più bravi, più forti, più intelligenti, anzi: vuol dire che siamo i più deboli, i più poveri, i più bisognosi, perché Dio sceglie i più poveri. La nostra centralità non è un argomento per essere più superbi, ma per essere più umili. Il principio antropico potrebbe allora permettere di dimostrare che c’è una provvidenza di Dio. Però è un principio filosofico, con qualche fondamento nella realtà fisica. Le conclusioni o le idee o le opinioni che potremmo dargli successivamente appartengono a un altro livello epistemologico, più al livello della fede che della scienza.

specola_vaticana

E sulla teoria del multiverso, secondo cui esisterebbero altri universi oltre al nostro?

Un famoso cosmologo, Martin Rees, membro dell’Accademia Pontificia, che non credo sia credente, sostiene insieme ad altri suoi colleghi che la sintonia fine può portare a pensare che esistano infiniti universi. Questo è un universo in cui la velocità della luce ha questo valore, dove la massa del protone e quella dell’elettrone hanno questi particolari valori, ma tali costanti possono avere altri valori in altri universi. Io dicevo ai miei studenti che in un universo parallelo padre Funes è alto e magari parla l’inglese senza accento!

Questo non creerebbe problemi con il concetto della creazione? La creazione è avvenuta una sola volta o infinite volte in infiniti universi?

L’idea di cento miliardi di galassie crea qualche problema? Perché non poter avere allora, invece di un solo universo, infiniti universi? È solo un altro livello. La presenza di Dio nella creazione è a un altro livello, a livello dell’essere. Leggevo in questi giorni un testo molto bello, non solo perché lo ha scritto il Papa, quando era Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo. Come spiegare Dio, la fede in Dio? Dio è qualcosa molto più di quanto possiamo immaginare, ci sostiene nell’esistere. Molte volte pensiamo a Dio come l’orologiaio, l’architetto che è lì a manovrare gli elementi e gli atomi. Dio non è questo: Lui ci sostiene nel nostro esistere, e se per qualche motivo viene a mancare questa volontà di Dio di sostenerci crolla tutto. Ma non a livello di un pianeta che comincia a cadere a spirale sulla sua stella, non è questo tipo di crollo. È un crollo esistenziale.

L’argomento della sua conferenza di oggi riguarda la vita extraterrestre. Anche in questo caso, sembra esserne passata di acqua sotto i ponti da quando Giordano Bruno veniva condannato dalla Chiesa per la sua teoria sulla pluralità dei mondi. Oggi sappiamo che di mondi come il nostro potrebbero essercene milioni, e molti di essi potrebbero essere abitati.

[quote|left]|Altri esseri spirituali, degli E.T., sarebbero uniti a Dio cosmicamente, così come noi siamo uniti a Gesù. [/quote]Per contestualizzare quest’argomento, dobbiamo ricordare l’enorme sviluppo nella ricerca di esopianeti, o pianeti extrasolari. Questo numero aumenta ogni settimana, l’ultima cifra a novembre è nell’ordine di 800 pianeti per 600 stelle. Sono tanti, e ogni volta se ne scoprono di più. Se pensiamo all’universo fatto di cento miliardi di galassie e dividiamo il numero di galassie per la popolazione mondiale, circa 7 miliardi, a ciascuno di noi toccano 14 galassie! Ciascuna di queste con almeno cento miliardi di stelle, e possibilmente con altrettanti pianeti come nel Sistema Solare. C’è una certa probabilità, che non sappiamo se sia alta o bassa, che alcuni pianeti siano abitati. È il settore di ricerca dell’astrobiologia, questo studio interdisciplinare che coinvolge astronomia, astrofisica, biologia, geologia e cerca di trovare la vita nell’universo, e la vita intelligente. Già è difficile trovare vita intelligente qui sulla Terra, figuriamoci nell’universo: non è una cosa semplice. Fino a oggi non abbiamo nessuna evidenza: potremmo scoprirla domani o tra un milione di anni, non lo sappiamo. È comunque una disciplina scientifica che comporta un investimento senza la sicurezza di un risultato sicuro: facciamo la ricerca ma non sappiamo se troveremo mai vita. Ma questo stesso fatto di cercare la vita ci permette di capire anche come è nata e si è evoluta la vita sulla Terra e magari come ciò possa succedere in altri luoghi dell’universo. Non sappiamo se la vita si è evoluta una sola volta o diverse volte, in un solo luogo o in diversi luoghi. Sono domande aperte.

VATT

Cosa comporterebbe per la religione cristiana la scoperta di altre forme di vita, e soprattutto di vita intelligente, al di fuori della Terra?

Vale la pena pensare a quali possano essere le conseguenze di questa eventuale scoperta non solo per la religione, ma anche per la filosofia, per la società, per la cultura. È un esercizio utile farsi queste domande e vedere come rispondere a questa possibilità. Io credo che si possa rispondere a questa sfida attraverso la teologia cattolica tradizionale, mantenendo i principi fondamentali della fede cristiana.

Un problema per la teologia potrebbe riguardare però la questione della redenzione. La Chiesa insegna che Dio si è fatto uomo incarnandosi in Gesù Cristo. Come poter immaginare un’incarnazione di Dio in altri esseri extraterrestri?

Così come c’è la scienza, c’è la fantascienza. Facendo una battuta, potremmo dire che esiste la teologia e la fantateologia. A me piace dire che sono veramente domande teologiche quelle domande che si basano sulla realtà. Questa sarà una domanda teologica il giorno in cui troveremo vita: finora, è solo una speculazione. Se vogliamo fare un po’ di fantateologia, per essere un pochino rigorosi direi, riprendendo ciò che diceva un famoso gesuita, Alfaro, sulla domanda teologica, che l’incarnazione del figlio di Dio è un evento unico nel tempo e nello spazio. Cosa vuol dire? Che Dio si è fatto Uomo in Gesù circa 2000 anni fa, non prima non dopo: è un evento unico nella storia dell’umanità, ma non solo nella storia dell’umanità. È un evento unico nei 14 miliardi di anni che ha l’universo. Ed è unico anche nello spazio: è successo nella Palestina, Gesù è nato a Betlemme, non a Napoli né in Argentina, dove sono nato io. Non è successo in un altro sistema stellare, come su Alfa Centauri, dove è stato trovato uno degli ultimi esopianeti. È successo qui. Un altro aspetto importante dell’incarnazione è che Dio si è unito a ogni uomo e a ogni donna di tutta l’umanità, non solo con i cattolici: Dio si è fatto fratello di tutta l’umanità, di quelli che esistono adesso, che sono esistiti prima ed esiteranno in futuro. Gesù è parte della razza umana. Ma mettiamo che esistano altre civiltà. Non sappiamo in primo luogo se siano intelligenti e spirituali, ma mettiamo che lo siano. Se esistono altri esseri viventi “a immagine e somiglianza di Dio”, può darsi che abbiano peccato. Allora, in qualche modo questi esseri spirituali, questi E.T., sarebbero uniti a Dio cosmicamente, così come noi siamo uniti a Gesù.

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