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Gli anticorpi del vaccino italiano anti coronavirus funzionano: test sull’uomo dopo l’estate

Luigi Aurisicchio, amministratore delegato della società di biotecnologie di Castel Romano Takis Biotech, ha annunciato che gli anticorpi prodotti nei topi dal vaccino candidato anti coronavirus “funzionano”. La ricerca procede dunque a gonfie vele e i primi test sull’uomo dovrebbero essere effettuati dopo l’estate. La preparazione dell’azienda italiana si basa su una tecnica chiamata elettroporazione.
A cura di Andrea Centini
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Al momento ci sono oltre cento vaccini candidati in sviluppo per contrastare la pandemia di coronavirus SARS-CoV-2, e se tutto andrà secondo i piani dei laboratori e delle case farmaceutiche che li stanno sviluppando, potremmo avere le prime preparazioni sicure ed efficaci già subito dopo l'estate, o magari entro l'inizio del nuovo anno. Nella caccia alla preparazione che dovrebbe debellare la COVID-19, l'infezione scatenata dal patogeno emerso in Cina (nella seconda metà di novembre 19, secondo una ricerca italiana del Campus BioMedico di Roma), partecipano anche alcune aziende italiane, fra le quali la Takis Biotech di Castel Romano (Roma) continua a fare ottimi progressi.

L'amministratore delegato della società di biotecnologie laziale, Luigi Aurisicchio, ha infatti appena confermato all'ANSA che “funzionano gli anticorpi” del vaccino candidato in sviluppo sperimentato sui topi. Gli scienziati hanno effettuato un saggio presso l'Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, grazie al quale hanno individuato due delle preparazioni più promettenti. Takis Biotech sta infatti sperimentando cinque vaccini candidati, per i quali era già emersa una forte produzione di anticorpi negli studi iniziali. Ora è stato dimostrato che si tratta di anticorpi efficaci. “Il saggio effettuato sul virus di Covid-19 allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due ‘candidati vaccini' più promettenti. Nel giro di due settimane avremo i risultati di un mega-studio in corso a Castel Romano che ci dirà quanto dura la risposta immunitaria innescata, e ci permetterà di individuare il vaccino migliore da portare in sviluppo”, ha dichiarato Aurisicchio ad AdnKronos salute.

Il dirigente, che ha fondato la Takis Biotech una decina di anni fa, ha aggiunto che se tutto andrà secondo i piani inizieranno i primi test sull'uomo (fase sperimentale di Fase 1) subito dopo l'estate. Aurisicchio ha specificato all'agenzia di stampa che desiderano effettuare questa sperimentazione in collaborazione col professor Paolo Ascierto, l'oncologo dell'Ospedale Pascale di Napoli che sta sperimentando con successo sui pazienti con COVID-19 il Tocilizumab, farmaco immunosoppressore in grado di contrastare la “tempesta di citochine”, una delle principali complicanze innescate dall'infezione da coronavirus. Il dirigente di Takis sa che altri laboratori sono passati già alla fase clinica, come il vaccino candidato messo a punto dall'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia e l'Università di Oxford, quello finanziato da Bill Gates o il "pioniere" di Moderna Inc., tuttavia è consapevole che le tecnologie utilizzate non sono le stesse e ciascuna preparazione ha vantaggi e svantaggi.

Il vaccino candidato di Takis si basa su frammenti di DNA in grado di far sviluppare immunità alla Proteina S o Spike del coronavirus, l'“arma” che il patogeno usa per legarsi alle cellule umane (attraverso il recettore ACE2), scardinare la parete cellulare, riversarsi all'interno e dar vita al processo di replicazione, e dunque all'infezione. Attraverso una tecnica chiamata “elettroporazione”, un'iniezione intramuscolare seguita da un impulso elettrico che favorisce l'innesco del vaccino, si stimola il sistema immunitario a riconoscere questa proteina e a sviluppare gli anticorpi adeguati. “Avevamo messo a punto cinque candidati vaccini contro il virus Sars-Cov-2, che nei test sui topi hanno mostrato una forte immunogenicità, con una buona risposta anticorpale. Il saggio allo Spallanzani ci ha permesso di individuare i due che danno una risposta migliore: non è tanto la quantità di anticorpi, ma la qualità che è in grado di neutralizzare bene la regione ‘chiave' della proteina Spike”, ha dichiarato Aurisicchio.

Se tutto andrà bene, grandi quantità del vaccino candidato italiano saranno prodotte da un'azienda austriaca. Il vantaggio di questa tecnologia risiede nel fatto che è facilmente replicabile per altri patogeni, mentre i vaccini più tradizionali devono essere sviluppati da capo: in pratica non funzionerebbero su un nuovo e ipotetico COVID-20 e successivi. Inoltre la preparazione di Takis non richiede “un'importante catena del freddo per la conservazione”, ha specificato Aurisicchio ad AdnKronos, quindi potrebbe essere meno costosa ed essere più rapida da produrre e distribuire. Non resta che attendere i risultati della successive fasi precliniche e l'entrata in quella clinica, per conoscerne sicurezza ed efficacia.

Spallanzani: "Comunicato non concordato con noi, risultati in corso di valutazione"

L’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” ha inviato una nota nella quale specifica che "il suddetto comunicato non è stato concordato con l’INMI né da esso autorizzato" e che "l’Istituto riceve quotidianamente proposte di collaborazione, ed effettua valutazioni preventive di fattibilità, per poter valutare la possibilità di un proprio coinvolgimento in attività di ricerca comune". Nel caso del vaccino candidato "l’Istituto ha partecipato ad una proposta di ricerca presentata da Takis nell’ambito di un bando ‘urgente' lanciato alla Comunità Europea, che non è stata finanziata. In vista della possibile partecipazione ad ulteriori bandi, sono state effettuate prove preliminari e parziali sulla risposta in termini di anticorpi neutralizzanti in topi inoculati con formulazioni iniziali di potenziali vaccini". I risultati delle prove, come scrivevamo, sono "tuttora in corso di valutazione e indicano che è possibile rilevare negli animali inoculati una risposta in termini di anticorpi neutralizzanti, il che è la premessa per lo sviluppo di un modello di studio basato sui consueti animali da esperimento".

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