85 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Ebola, superate le 5.000 morti

E si teme che l’emergenza sanitaria si trasformi in emergenza alimentare.
A cura di Redazione Scienze
85 CONDIVISIONI
Immagine

Un totale di 14.098 casi registrati tra quelli confermati, probabili e sospetti, con sei Paesi colpiti (Guinea, Liberia, Mali, Sierra Leone, Spagna e Stati Uniti d'America) e due stati precedentemente colpiti ma attualmente totalmente liberi dal virus (Nigeria e Senegal): il bilancio delle vittime, secondo l'ultimo report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità reso noto lo scorso 9 novembre, è di 5.160 morti.

Una situazione frammentata, variabile da zona a zona

Tuttavia si apre qualche debole spiraglio di luce: leggendo i dati, sostengono gli esperti, è possibile notare come l'incidenza non stia più aumentando in Guinea e Liberia, anche se continua a crescere rapidamente in Sierra Leone. Insomma, un'osservazione più ravvicinata a livello locale dipingerebbe un quadro piuttosto variegato. A Conakry e Macenta, in Guinea, il virus continua ad avere un elevato grado di trasmissione, lo stesso accade a Montserrado, Liberia, e nelle aree occidentali e settentrionali della Sierra Leone. Tuttavia un declino nell'incidenza è stato rilevato in altre zone dei medesimi Paesi. Un problema permane ed è il fatto che non tutti i casi e le morti vengono riportati, quando si tratta di infezioni che colpiscono in aree remote o, comunque, al di fuori delle grandi città. Nel frattempo anche il Mali è entrato nella lista dei Paesi colpiti con quattro casi, tra confermati e probabili, e quattro morti. Gli interventi mirati a contenere l'epidemia nei tre Stati maggiormente colpiti prevedono l'isolamento e la cura dei pazienti nonché l'identificazione delle persone con cui hanno avuto contatti: il problema è che dei 53 centri per il trattamento dell'ebola ne sono stati aperti appena 19. Attenzione particolare è rivolta anche alle modalità di seppellimento dei cadaveri, possibili veicoli di trasmissione del'infezione: in merito, l'OMS ha specificato che per più di 4.400 persone morte è stato possibile procedere affinché avessero una sepoltura «dignitosa ed igienicamente sicura».

La nuova emergenza

Ma se le notizie provenienti dall'Africa Occidentale sembrano pallidamente incoraggianti, certamente non è ancora venuto il momento di abbassare la guardia. Soprattutto non è auspicabile che, quando trascorsa la quarantena i Paesi occidentali attualmente colpiti verranno dichiarati ebola free, l'attenzione rivolta all'argomento cali, tornando ai livelli della scorsa primavera, quando l'epidemia ha iniziato a crescere fatalmente nell'indifferenza delle nazioni e della stessa OMS. Anche perché, quand'anche l'emergenza febbre emorragica da ebola dovesse diminuire, una nuova crisi sembra affacciarsi sui Paesi colpiti, già annunciata dalla FAO due mesi fa: quella alimentare. Guinea, Liberia e Sierra Leone, infatti, sono fortemente dipendenti dalle importazioni, in particolare dei cereali: la chiusura delle frontiere ha determinato un problema economico non indifferente al quale ha risposto un rialzo nei prezzi già nel mese di agosto. Oltretutto la manodopera è andata scarseggiando e questo ha influito anche sui raccolti locali. Il problema è che, ora, l'emergenza ebola potrebbe trasformarsi in emergenza cibo per 1,7 milioni di persone che attualmente sono in condizioni di insicurezza alimentare: e purtroppo sappiamo che la morte per fame fa ancora meno notizia dell'ebola confinato in Africa.

 

 

85 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views