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Delfini con denti strappati e oranghi rinchiusi per un selfie: il turismo violento di Bali

Nel paradiso naturalistico di Bali, in Indonesia, moltissimi animali selvatici vengono tenuti prigionieri in cattività per intrattenere il fiume di turisti che vi giunge ogni anno. Tra maltrattamenti, addestramenti crudeli, privazioni e isolamento, per la maggior parte di essi si tratta di una vera e propria tortura, come racconta il rapporto Wildlife Abusement Parks dell’organizzazione World Animal Protection.
A cura di Andrea Centini
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Delfini con i denti strappati per evitare che possano ferire le persone e altre specie come tigri, elefanti e oranghi rinchiuse in condizioni terrificanti, solo per permettere di scattarsi un selfie. È la drammatica situazione vissuta dagli animali selvatici tenuti in cattività in alcuni luoghi popolari per il turismo in Indonesia, come l'apprezzatissima Bali ma anche Lombok e Gili Trawangan.

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A portarla sotto i riflettori i volontari di World Animal Protection (WAP), un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che si batte per la tutela e il benessere degli animali da oltre trenta anni. I membri di WAP UK hanno visitato 26 siti dedicati al turismo naturalistico nei quali sono ‘ospitati' 1.500 animali selvatici, e dall'indagine è nato un dettagliato rapporto dal titolo sibillino: Wildlife Abusement Parks.

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Ciò che hanno fatto emergere è agghiacciante. La condizione peggiore riguarda proprio i mammiferi marini, nel caso specifico i tursiopi (Tursiops truncatus), i delfini per antonomasia come Flipper. Tutti quelli osservati vivono in condizioni disumane, molti in piccole vasche profonde solo tre metri dove trovano posto anche quattro esemplari. A rendere il tutto ancora più agghiacciante, il fatto che ai cetacei vengono piegati o completamente rimossi i denti, per evitare che possano ferire accidentalmente gli addestratori o i turisti desiderosi di nuotare con loro. Un trattamento abominevole giustificato con la ridicola scusa che “ai delfini in cattività non crescono i denti”. E in questo modo viene sfruttata l'ignoranza dei turisti per incassare denaro sulla pelle degli sfortunati cetacei.

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Ma le cose non vanno molto meglio agli altri animali. Tutti i luoghi che ospitano elefanti indiani, ad esempio, permettono di fare passeggiate sul loro dorso. È un lavoro che li costringe a turni massacranti, ma soprattutto a un allenamento doloroso, fatto di crudeltà e continue privazioni. Gli oranghi sono invece i preferiti per le “esperienze selfie”; i primati sono trattenuti in spazi angusti, senza libertà di movimento e possibilità di interagire socialmente, in attesa che il turista di turno si accomodi per la foto. Una vera e propria tortura per queste scimmie intelligenti, delle quali ne è stata appena scoperta una nuova specie in pericolo critico di estinzione.

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Nell'80 percento dei casi i bisogni primari di questi primati non vengono soddisfatti; il dato sale al 100 percento per quelle strutture che ospitano felini, zibetti e i già citati tursiopi. “È una tragedia che Bali, una destinazione così bella per i turisti, costringa i suoi animali selvatici in cattività a sopportare condizioni così grottesche e orribili”, ha sottolineato il CEO di WAP Steve McIvor. “Dietro le quinte – ha aggiunto il dirigente – gli animali selvatici vengono strappati alle loro madri da cuccioli o allevati in cattività, per essere tenuti in condizioni terribili o costretti a interagire ripetutamente con i turisti per ore e ore”.

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Solo nel 2017 Bali è stata visitata da 5 milioni di turisti, e fin quando le persone continueranno a pagare profumatamente per interagire con questi animali le loro condizioni non miglioreranno. Per questa ragione WAP sconsiglia a tutti coloro che intendono visitare questi bellissimi luoghi di evitare le strutture che maltrattano gli animali.

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[Credit: World Animal Protection]

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