Dalla “bomba d’acqua” al Medicane: gli eventi estremi scatenati dai cambiamenti climatici
Tra le conseguenze più significative dei cambiamenti climatici vi è un aumento della violenza e della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi. Presi singolarmente, infatti, questi eventi atmosferici – anche particolarmente severi – si sono sempre verificati, dunque non c'era bisogno della “miccia” del riscaldamento globale per farli manifestare. Tuttavia, come spiegato a fanpage dalla dottoressa Marina Baldi, climatologa presso l’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBE), i cambiamenti climatici hanno la capacità di influenzare l'intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi. Il professor Jason Furtado, docente di meteorologia presso l'Università dell'Oklahoma, con una elegante metafora ha paragonato il meteo all'umore di una persona, che si modifica rapidamente in base alle circostanze, mentre il clima può essere associato alla sua personalità, le cui variazioni sono molto più lente e legate all'accumulo di esperienze. In altri termini, i fenomeni legati al meteo sono limitati nel tempo e nello spazio, mentre il clima abbraccia processi di anni o persino decenni. Gli eventi scatenati dai cambiamenti climatici sono dovuti alle temperature sempre più elevate, che fanno accumulare molta più energia nei sistemi atmosferici, successivamente questa energia viene scaricata con più frequenza e violenza. Ecco un elenco dei fenomeni atmosferici più problematici legati al riscaldamento globale.
Bomba d'acqua e nubifragio
Negli ultimi anni leggendo i giornali o ascoltando il telegiornale si fa sempre più riferimento alle famigerate “bombe d'acqua” scatenate dai cambiamenti climatici. Di cosa si tratta esattamente? Innanzitutto non c'è nulla di scientifico in questa terminologia, che non compare sui libri specializzati. Si tratta infatti di un neologismo di origine giornalistica derivato dalla libera traduzione del termine anglosassone “cloudburst”, che definisce i nubifragi. In parole semplici, la bomba d'acqua non è altro che un nubifragio particolarmente violento, caratterizzato da un'estrema caduta di pioggia che è in grado di allagare, far straripare i fiumi e creare seri danni a cose e persone. La classificazione delle piogge, come spiegato nel Manuale di meteorologia, è legata alla quantità che cade in un determinato arco di tempo, al diametro delle gocce, alla velocità di caduto al suolo (metri al secondo) e alla densità in atmosfera. Per fare un esempio pratico, la pioggia forte ha un tasso di caduta tra 6 e 9 millimetri all'ora; un diametro delle gocce compreso tra 1,5 e 2 millimetri; una velocità di caduta al suolo di 5 metri al secondo e una densità in atmosfera di 833 milligrammi per metro cubo. Un nubifragio, d'altro canto, ha un tasso di caduta superiore ai 30 millimetri all'ora; un diametro delle gocce di 3 millimetri; una velocità di caduta al suolo di 8 metri al secondo e una densità in atmosfera di 5.401 milligrammi per metro cubo. Nubifragi particolarmente violenti possono avere un tasso di caduta molto più significativa, anche di centinaia di millimetri all'ora, inoltre va tenuto presente che bastano pochi millimetri di pioggia in un ristretto lasso di tempo per provocare problemi significativi. Tutte queste condizioni vengono colloquialmente chiamate “bomba d'acqua”, legate tipicamente ad allagamenti, esondazioni, danni alle tubature e simili. Spesso, purtroppo, in un Paese caratterizzato dal dissesto idrogeologico come il nostro, si registrano anche diverse vittime.
Alluvione
Come specificato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), un'alluvione è “l’allagamento temporaneo di aree che abitualmente non sono coperte d’acqua”. A scatenare l'inondazione possono essere fiumi, torrenti, canali e laghi. Per le zone costiere, specifica l'ISPRA, può essere coinvolto anche il mare. I violenti nubifragi o bombe d'acqua sono tra le principali cause di alluvione in Italia. Si ricordano la violentissima alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 che provocò 34 morti; l'alluvione nel messinese del 1 ottobre 2009 che costò la vita a 36 persone; l'alluvione dello Spezzino e della Lunigiana del 25 ottobre 2011 con 13 morti, provocata da oltre 500 millimetri di pioggia in circa 6 ore; l'alluvione in Sardegna del 18 novembre 2013 con 18 morti e quella che ha colpito la provincia di Catania e Siracusa in questi giorni, con tre vittime. Le alluvioni sono sempre accadute, ma come indicato, a causa dei cambiamenti climatici possono essere sempre più frequenti e devastanti, come quella che ha ucciso centinaia di persone in Germania questa estate.
Tromba d'aria o tornado
Una tromba d'aria o tornado (sono la stessa cosa), come spiegato dal Capitano Paolo Sottocorona a Centrometeo, “è una colonna d’aria, visibile o meno, che ruota violentemente al di sotto di una nube temporalesca (cumulonembo), e che raggiunge il suolo”. I cumulonembi si sviluppano in condizioni di significativa instabilità atmosferica – come quella catalizzata dai cambiamenti climatici – e di norma sono associate a violenti temporali, che nella forma peggiore vengono chiamati supercelle. Le trombe d'aria nascono nel cuore dei cumulonembi e il diametro della loro base può spaziare dai 100 ai mille metri (anche l'altezza è variabile nel medesimo range). La velocità dei venti determina la potenza e la distruttività di una tromba d'aria o tornado, misurata in base alla scala di Fujita. Si spazia dalla forma debole (EF0), con venti caratterizzati da una velocità compresa tra i 105 e i 137 chilometri orari, a quella catastrofica (EF5), i cui venti superano i 322 chilometri orari. I tornado più devastanti che si manifestano negli Stati Uniti possono avere venti superiori ai 500 chilometri orari. In genere durano relativamente poco, ma possono provocare danni enormi. Il ‘Tri-State Tornado' che nel 1925 colpì Illinois, Missouri e Indiana durò circa 3 ore e nei 350 chilometri percorsi uccise 700 persone. Come spiegato a fanpage dalla dottoressa Marina Baldi, in Italia il periodo in cui si formano più spesso le trombe d'aria è compreso tra giugno e settembre (sia quelle marine che sulla terraferma). Le estati con temperature sempre più elevate catalizzano la frequenza e l'intensità di questi fenomeni, divenuti molto più pericolosi di quelli che si verificavano pochi decenni fa.
Ciclone, Uragano, Tifone e Medicane
Tra i fenomeni atmosferici più potenti in assoluto vi sono i cicloni tropicali, che di norma si sviluppano sopra agli oceani in specifiche condizioni, come quelle che si trovano in aree di bassa pressione con temperatura dell'acqua marina di almeno 26° C. È infatti lo scontro-incontro tra le grandi masse d'aria calda che salgono dal mare e quella fredda che discende dalla sommità delle nubi temporalesche (originate dalla condensazione del vapore acqueo) a dar vita ai cicloni, il cui impressionante aspetto vorticoso è legato alla forza della gravità e alla rotazione della Terra. I cicloni prendono un nome differente in base all'origine geografica: si chiamano uragani quando si formano sull'Oceano Atlantico settentrionale e in parte del Pacifico; tifoni nel resto del Pacifico, nell'Oceano Indiano e nel Mar Cinese; e Medicane quando si sviluppano eccezionalmente sul Mar Mediterraneo. Il nome Medicane deriva infatti dalla fusione di Mediterranean e Hurricane (uragano), e sta dunque a significare uragano mediterraneo. Come gli altri cicloni, i medicane si caratterizzano per venti e piogge fortissimi, che possono causare gravi danni e un numero significativo di vittime. Anche i cicloni tropicali vengono classificati in base alla velocità dei venti. Tra i 63 e i 117 chilometri orari si ha una “semplice” tempesta tropicale, dai 118 in su si entra nelle varie categorie dei cicloni tropicali. La categoria 1 ha venti tra 118 e 153 chilometri orari; la 2 dai 154 ai 177 chilometri orari; la 3 dai 178 ai 208 chilometri orari; la 4 dai 209 ai 251 chilometri orari; e la 5, la più catastrofica, identifica tutti i cicloni con venti superiori ai 252 chilometri orari.