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Crollo della produzione di miele. E la colpa è dei pesticidi

L’appello del consorzio nazionale degli apicoltori.
A cura di Nadia Vitali
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L'allarme è stato lanciato da tempi: i pesticidi in agricoltura sono responsabili dell'indebolimento delle api. D'altro canto, anche il cambiamento climatico, già noto per incidere su diverse coltivazioni "sensibili" del Mediterraneo come la vite, pesa sull'esistenza e sulla sopravvivenza di questa preziosa specie. E il 2016 sta già presentando il suo conto: secondo il Consorzio Nazionale degli Apicoltori italiano quest'anno sarà ricordato come uno dei peggiori.

Peggio anche del 2008, quando i dati evidenziarono che l'utilizzo dei potenti pesticidi sistemici noti come neonicotinoidi nelle colture del mais era all'origine dei fenomeni di mortalità e spopolamento di famiglie di api. Quest'anno, però, hanno contribuito anche le condizioni climatiche avverse a determinare una contrazione notevole nella produzione del miele che si è tradotta in 184 tonnellate di miele di acacia biologico nel 2016 a fronte delle 437 dell'anno precedente; ma anche per il miele di acacia tradizionale le cose non sono andate meglio, passando dalle 266 alle 91 tonnellate prodotte. Il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per quanto riguarda la produzione biologica e da 174 a 148 per quella convenzionale.

Ma l'aspetto più allarmante è che tutto ciò è accaduto nonostante il costante aumento degli alveari messi a produzione e nonostante una base sociale di apicoltori rimasta sostanzialmente invariata: in altre parole, nessuno ha abbandonato le arnie per darsi ad altre attività, anzi i dati suggeriscono che si tratta di un settore in crescita; semplicemente la produzione ha visto uno stop importante a causa di fattori esterni.

Le conseguenze, per il momento, le vedranno i consumatori con un innalzamento dei prezzi e l'aumento del rischio di sofisticazioni, ossia adulterazioni dei prodotti per modificarne odore e sapore; ma anche con un incremento delle importazioni da altri Paesi. C'è solo da augurarsi che non sia un inizio di un trend ma un campanello di allarme per tenere sempre vigile l'attenzione sull'avvelenamento di queste piccole creature necessarie alla nostra alimentazione, non soltanto per il miele.

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