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Che cos’è il fattore R0, che indica la contagiosità del Coronavirus

Tra le caratteristiche di una malattia infettiva c’è il cosiddetto fattore R0, il “numero di riproduzione di base”. Si tratta di un valore che misura la potenziale trasmissibilità di una patologia, e in questo caso si riferisce al livello di contagiosità del Coronavirus. Ecco spiegato cos’è il fattore R0 (“Erre con zero”), perchè è importante, se sarà possibile raggiungerlo prima della Fase 2 e,infine, il confronto tra l’R0 del Coronavirus con quello di altre malattie infettive.
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A cura di Andrea Centini
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Da quando l'epidemia del nuovo coronavirus (2019-nCoV) emerso in Cina ha cominciato a diffondersi e sono iniziati a circolare i dati sui casi accertati, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e numerosi istituti di ricerca di tutto il mondo hanno diffuso le stime del cosiddetto R0 ("Erre con zero") dell'infezione, ovvero il "numero di riproduzione di base". Con le diverse ipotesi sulla Fase 2, il valore R0 è tornato al centro del dibattito pubblico in relazione al periodo che partirà dal 4 maggio, entro il quale sarebbe auspicabile raggiungere un indice di contagiosità pari a zero. Si tratta di un fattore importante che misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva, ma è un valore che se non correttamente interpretato può scatenare allarmismo tra chi lo legge senza informarsi adeguatamente. Vediamo quindi che cos'è il fattore R0, perchè è importante e come può aiutarci nel comprendere il livello di contagiosità di un'epidemia.

Cos'è il fattore R0 e come si calcola

L'R0, in parole semplici, rappresenta il numero medio di persone che verranno contagiate da un singolo infetto, in una determinata popolazione non vaccinata nella quale la malattia è emergente (non era presente prima). Facciamo un esempio pratico. Se l'R0 di una malattia X è 2, significa che in media un singolo malato infetterà due persone (i casi secondari) della popolazione presa in esame; se è 3 infetterà tre persone e via discorrendo. I valori possono essere indicati anche con la virgola, ad esempio 1,5 o 3,2. Naturalmente, maggiore è il valore di R0 e più elevato è il rischio di diffusione ed espansione della patologia infettiva. Se invece il valore è inferiore a 1, significa che l'infezione sta perdendo colpi e verosimilmente sta per sparire o comunque essere contenuta. Benché i numeri parlino abbastanza chiaro, la loro interpretazione non è così immediata. L'R0 della comune influenza, ad esempio, è soltanto 1,3, tuttavia essa riesce a colpire milioni di persone ogni anno in tutto il mondo (circa 5 milioni solo in Italia per la stagione 2018/2019); l'R0 del morbillo, in base a quanto indica il portale EpiCentro dell'Istituto Superiore della Sanità (ISS), spazia invece da 12 a 17, eppure in Italia nel 2018 si sono registrati 2.681 casi. Ciò significa che l'R0 è solo un valore potenziale della trasmissibilità, e non specifica quanto rapidamente si diffonderà una malattia infettiva.

L'R0 del Coronavirus

Fatta questa doverosa premessa, vediamo quali sono i valori R0 del coronavirus indicati dagli esperti. Il Comitato di Emergenza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito una stima preliminare del numero di riproduzione di base, compreso tra 1,4 e 2,5. Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università del Lancaster (Regno Unito) ha calcolato un R0 di 3,11, mentre scienziati del Politecnico Universitario di Hong Kong hanno calcolato un R0 compreso tra 3,30 e 5,47. Sono balzelli di cifre che come indicato possono creare allarmismo, ma tenendo presente che si tratta di stime e che comunque si parla sempre di potenzialità, non bisogna lasciarsi impressionare. Ricordiamo infine che il coronavirus della SARS, che condivide oltre l'80 percento del patrimonio genetico col nuovo patogeno, aveva un R0 compreso tra 2 e 5 e infettò soltanto 8mila persone. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa in tempo quasi reale che monitora la diffusione di 2019-nCoV, i casi accertati sono più di 100mila.

Lo studio dell'ISS sull'indice di contagiosità in Italia

L'Istituto Superiore di Sanità insieme alla Fondazione Bruno Kessler ha analizzato le statistiche sui contagi in Italia fino alla data del 24 marzo, al fine di calcolare il fattore r0 nelle regioni più o meno colpite dal contagio. In Lombardia, secondo questo studio riportato sul sito del Ministero della Salute, tra il 17 e il 23 febbraio si è raggiunto un valore di R0 uguale a 3, il massimo durante il periodo analizzato dagli studiosi. A seguito della messa in atto delle misure di contenimento del contagio, il valore di R0 è progressivamente diminuito. Anche in Emilia Romagna il fattore R0 ha raggiunto il valore di 3 nel giro di una settimana, la terza di febbraio.

Rispetto alle regioni del Nord, le aree del Centro e del Sud hanno avuto una minore diffusione del contagio, quindi un valore di R0 inferiore. In Puglia, ad esempio, il valore R0 ha raggiunto il suo acme a ridosso delle misure di contenimento del contagio da Covid-19, dunque è velocemente diminuito.

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