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Cosa è successo ai satelliti di Musk

Microsat-2a e Microsat-2b, i due satelliti sperimentali della missione Starlink, sono stati correttamente rilasciati nell’orbita prevista e comunicano con i centri di comando sulla Terra. Internet a banda ultralarga dallo spazio su tutto il pianeta è dunque sempre più vicino, ma l’ambizioso progetto di Musk potrebbe scontrarsi con la burocrazia.
A cura di Andrea Centini
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I due piccoli satelliti sperimentali Microsat-2a e Microsat-2b lanciati da SpaceX lo scorso 22 febbraio sono regolarmente in orbita e funzionanti, pronti a gettare le basi di Starlink, il progetto di internet a banda ultralarga dallo spazio sognato da Elon Musk. È stato proprio il magnate sudafricano naturalizzato americano a diffondere su Twitter l'esito positivo del lancio, pubblicando sul proprio profilo un breve video nel quale si possono ammirare i due piccoli satelliti sganciarsi dal Falcon 9. Il razzo era partito alle 15:17 (ora italiana) dallo Space Launch Complex 4 East (SLC-4E) presso la Vandenberg Air Force Base in California, dopo il rinvio di un giorno a causa del vento. Potete osservare il distacco dei due satelliti qui di seguito.

Il CEO di Tesla e SpaceX, oltre a sottolineare il buon esito del lancio, ha anche specificato il soprannome di Microsat-2a e Microsat-2b, ovvero Tintin A & B, verosimilmente un omaggio al personaggio immaginario creato dal fumettista belga Georges Prosper Remi (in arte Hergé), che spesso ha avuto a che fare con lo spazio nelle sue avventure. Curiosamente Musk ha rilasciato anche la password (Mariana) per “agganciarsi” al segnale dei due satelliti, ma non è ancora chiaro se l'istrionico magnate abbia semplicemente voluto ‘giocare' con i suoi follower. Del resto non sarebbe nemmeno sufficiente un normale router/modem WiFi, dato che i due satelliti ‘parlano' a frequenze differenti (downlink a 11-12 GHz e uplink a 13GHz, contro le standard 2,4 GHz e 5 Ghz), dunque sarebbe necessario un dispositivo ad hoc.

Al di là dei presunti scherzi di Musk, i due piccoli satelliti nel corso dei prossimi dodici mesi avranno lo scopo di sondare le basi per Starlink, ovvero internet veloce dallo spazio in tutto il mondo e con la stessa latenza della fibra terrestre. L'inconveniente maggiore, oltre agli ostacoli tecnici ancora da superare, risiede nel fatto che per avviare un'infrastruttura del genere saranno necessari 12mila piccoli satelliti, un vero e proprio sciame, dei quali 4.425 previsti per orbitare a circa 1.200 chilometri di altezza e gli altri 7.518 a 340 chilometri. Il numero spropositato di dispositivi e le orbite basse potrebbero spingere gli enti federali preposti – come la Federal Communications Commission (FCC) – a negare l'autorizzazione. Al momento i due pionieri stanno comunque funzionando correttamente e inviano i dati alle basi di controllo sulla Terra; se tutto andrà secondo i piani, Starlink sarà operativa nel 2024.

Il lancio di Tintin A & B, accompagnato dal rilascio del grande satellite spagnolo Paz per monitorare il traffico navale, ha visto anche la prova del recupero della carenatura in fibra di carbonio del razzo Falcon 9. La componente, del valore di 6 milioni di dollari, ha però mancato il bersaglio – la nave Mr. Steven con una rete a poppa – ed è caduta in acqua a poche centinaia di metri di distanza. Nell'ottica del risparmio dei lanci di SpaceX, Musk vuol provare a recuperare più parti possibili dei suoi razzi, come i motori e i booster che tornano sulla Terra con spettacolari atterraggi.

[Credit: SpaceX]

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