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Covid 19

Cosa ci dice la strategia del Senegal per sconfiggere il coronavirus

Da quando il coronavirus SARS-CoV-2 si è diffuso in Africa occidentale, il Senegal ha registrato soltanto 16mila casi e 332 decessi, numeri di molto inferiori a quelli attesi. Il governo di Dakar è stato uno dei più pronti e virtuosi nell’affrontare la pandemia, tuttavia secondo alcuni esperti il successo senegalese potrebbe essere legato all’immunità di gregge.
A cura di Andrea Centini
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Come mostrano i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, non tutti i Paesi del mondo sono stati colpiti con la stessa forza dalla pandemia di coronavirus SARS-CoV-2. Alcuni come gli Stati Uniti, il Brasile, la Spagna e l'Italia, hanno sperimentato – e stanno sperimentando tuttora – numeri elevatissimi di contagi e decessi (in assoluto e in proporzione al numero di abitanti), mentre altri sono riusciti a contenere in modo egregio le infezioni. Fra essi figurano sicuramente diversi Paesi africani, e fra i più virtuosi vi è il Senegal, che da quando ha iniziato a circolare il patogeno emerso in Cina ha sperimentato soltanto 16mila casi positivi e 332 decessi, sulla base degli ultimi aggiornamenti.

Il governo di Dakar è stato uno dei più pronti a rispondere alla diffusione del SARS-CoV-2 nell'Africa occidentale, predisponendo la chiusura di confini, scuole e luoghi di culto sin da marzo, vietando parallelamente grandi assembramenti, spostamenti fra le città e imponendo un coprifuoco notturno, come quello attuato dal governo italiano durante questa seconda ondata di contagi. Le autorità senegalesi hanno dato grande importanza al rispetto del distanziamento sociale, all'uso delle mascherine e alla costante e certosina igiene delle mani, le tre misure “pilastro” per spezzare la catena dei contagi. L'approccio virtuoso del Senegal è stato apprezzato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, come sottolineato dal funzionario Nsenga Ngoy durante una una conferenza stampa in diretta streaming, durante la quale ha sottolineato come il Paese africano sia stato “un modello in termini di attuazione delle misure preventive contro la COVID-19 (l'infezione causata dal SARS-CoV-2 ndr)", aggiungendo che oggi ne sta raccogliendo i frutti.

Nonostante le riaperture, la riduzione delle misure anti contagio e l'organizzazione di feste religiose con un gran numero di partecipanti, infatti, il numero di contagi è rimasto comunque basso, così come quello dei morti. Secondo il dottor Abdoulaye Bousso, tra gli esperti incaricati dal governo senegalese di gestire l'emergenza sanitaria, una possibile spiegazione al basso numero di infezioni potrebbe essere l'immunità di gregge, come specificato all'AFP. Secondo il medico Massamba Sassoum Diop di SOS Medecins Senegal, l'immunità di gregge si assesterebbe attorno al 60 percento nella popolazione locale, e il 60 percento è ritenuta proprio la soglia minima efficace per fare da “scudo” al propagarsi di nuove infezioni. In pratica, il virus avrebbe iniziato circolare diffusamente nella giovane popolazione senegalese tra la primavera e l'estate, e poiché la maggior parte delle infezioni si sarebbe verificata in giovani asintomatici tra i 20 e i 60 anni, ciò avrebbe permesso l'emersione dell'immunità di gregge. In pratica, sarebbero riusciti laddove ha mestamente fallito la Svezia.

Ma questa visione così “rosea” della pandemia, esaltata anche dai media locali, non è affatto condivisa da tutti gli esperti. Per il ministro della sanità senegalese Abdoulaye Diouf Sarr, ad esempio, l'immunità di gregge non andrebbe minimamente presa in considerazione, per il semplice fatto che se si fosse davvero sviluppata, in Senegal sarebbe stato registrato un numero sensibilmente superiore di morti. La stessa OMS prende le distanze da questa teoria, come sottolineato dall'AFP, e sottolinea di non abbassare la guardia, nonostante i dati virtuosi ottenuti sino ad oggi. Le autorità senegalesi stanno comunque predisponendo test sierologici a tappeto per conoscere davvero quale sia stata l'effettiva diffusione del patogeno, e solo al termine del programma sapremo se in tutto questo c'entri davvero l'immunità di gregge.

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