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Covid 19

Coronavirus trovato su cornee di pazienti deceduti: possibile rischio infezione dai trapianti

Analizzando tessuti oculari prelevati da pazienti deceduti e destinati a trapianti in diversi Stati americani, un team di oftalmologi guidato da esperti del Kellogg Eye Institute ha rilevato il coronavirus SARS-CoV-2 su alcune cornee. Alla luce di questi risultati raccomandano di effettuare sempre un tampone post-mortem ai donatori e di disinfettare i campioni da trapiantare.
A cura di Andrea Centini
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Sin dall'inizio della pandemia di COVID-19 diversi studi hanno dimostrato che il coronavirus SARS-CoV-2 può essere rilevato nelle lacrime e nei tamponi congiuntivali dei pazienti positivi. Non a caso la congiuntivite rappresenta uno dei sintomi dell'infezione, inoltre le mucose degli occhi possono essere una via d'ingresso per il patogeno; non c'è dunque da stupirsi che le autorità sanitarie raccomandino di non toccarsi con le dita il naso, la bocca e appunto gli occhi per ridurre il rischio di contagio. La presenza del coronavirus in questa sede suggerisce che esso potesse raggiungere anche la cornea, la membrana trasparente a protezione del bulbo oculare, e poiché si tratta di un tessuto spesso utilizzato nei trapianti, alcuni scienziati hanno pensato di analizzarle con la RT-PCR per verificarne la potenziale positività. Ebbene, è proprio ciò che è emerso in alcuni casi, con tutto ciò che ne consegue in termini di rischi per chi riceve le cornee.

A rilevare la presenta dell'RNA del coronvirus SARS-CoV-2 sulle cornee di pazienti deceduti è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati dell'Università del Michigan, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Center for Vision and Eye Banking Research di Cleveland, del Dipartimento di Oftalmologia, scienze visive e anatomiche dell'Università Statale Wayne, del Dipartimento di Oftalmologia dell'Università Rush e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Shahzad I. Mian, oftalmologo presso il Kellogg Eye Institute dell'ateneo di Ann Arbor, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato 132 tessuti oculari prelevati da 33 donatori, tutti destinati a essere trapiantati in diversi Stati americani. Il 13 percento di questi tessuti è risultato essere positivo al coronavirus SARS-CoV-2, dopo aver isolato in laboratorio l'acido ribonucleico (RNA) che costituisce il patrimonio genetico del patogeno.

Per catalogare meglio i dati, gli scienziati hanno suddiviso i donatori in tre gruppi: il primo era composto da soggetti risultati positivi al tampone oro-rinofaringeo al momento del prelievo della cornea; il secondo da soggetti deceduti nella prima parte della pandemia, la maggior parte dei quali aveva ricevuto un tampone ed era risultato negativo; il terzo da persone che non avevano sintomi della COVID-19 (l'infezione provocata dal coronavirus), ma che erano stati in stretto contatto con positivi. Curiosamente, il 15 percento dei campioni corneali del gruppo 2 è risultato essere positivo al coronavirus nonostante la negatività al tampone, contro l'11 percento del gruppo 1 composto da positivi acclarati al tampone.

Alla luce di questi risultati, Mian e colleghi raccomandano di effettuare sempre un tampone post-morte sui donatori e di sottoporre i tessuti oculari a un trattamento disinfettante (il protocollo di disinfezione PVP-I). Nel corso dello studio gli scienziati hanno immerso parte dei campioni in una soluzione di povidone-iodio (al 5 percento) per 5 minuti, e poi li hanno lavati con un fluido salino sterile, sulla base delle indicazioni della Eye Bank Association of America. Tutti i campioni così trattati sono risultati essere liberi dal coronavirus, mentre uno di quelli non trattati è rimasto positivo. “Non ci sono prove che suggeriscano che la COVID-19 possa essere trasmessa attraverso un trapianto di cornea, tuttavia i nostri dati ci assicurano che un processo di screening per determinare chi è positivo al virus e chi no è importante per assicurarsi di fare tutto il necessario nel caso in cui si presenti un potenziale rischio di trasmissione”, ha dichiarato il dottor Mian in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “Prevalence of SARS-CoV-2 in human post-mortem ocular tissues” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Ocular Surface.

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