Coronavirus, i pazienti più gravi muoiono in media a 8 giorni dalla comparsa dei sintomi
Nel portale di epidemiologia per la sanità pubblica “Epicentro” dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) è stato pubblicato un nuovo, dettagliato report con i dati sui pazienti deceduti in Italia. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva del contagio messa a punto dagli scienziati americani dell'Università Johns Hopkins, nel nostro Paese si registrano oltre 31.500 contagiati e più di 2.500 vittime. Circa il 70 percento di queste ultime è concentrato in Lombardia, la Regione più colpita in assoluto e dove l'inquinamento, secondo uno studio guidato dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima), potrebbe aver giocato un ruolo estremamente significativo.
Uno dei dati più interessanti che si può estrapolare dal rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità è quello relativo alle tempistiche del decesso a seguito della comparsa dei sintomi, che in media sopraggiunge dopo 8 giorni. Sottolineiamo che i dati non sono generici ma riferiti a una popolazione specifica di 2003 pazienti deceduti, con un'età media di 79,5 anni (per le donne 83,7 anni). È inoltre doveroso ricordare che dalle cartelle cliniche analizzate di 355 pazienti soltanto in 12 non presentavano almeno una patologia pregressa; tutti gli altri deceduti hanno perso la vita con il coronavirus, e non è detto che siano morti per il coronavirus.
Per quanto concerne le tempistiche, come indicato in media i pazienti di questa popolazione sono deceduti a 8 giorni di distanza dall'insorgenza dei sintomi, tra i quali i più comuni, in base a quanto riportato dall'Organizzazione Mondiale Sanità (OMS) e dall'Istituto Superiore di Sanità, vi sono febbre, tosse e difficoltà respiratorie (dispnea). In media trascorrono 4 giorni di tempo dalla comparsa dei sintomi al ricovero in ospedale, e altri 4 dal ricovero al decesso. Per pazienti trasferiti in terapia intensiva, il decesso sopraggiungeva mediamente con un giorno supplementare (quindi 5) rispetto a quelli non trattati in rianimazione.
Tra le complicanze più comuni evidenziate nei pazienti di questa popolazione, come riportato dall'ISS, vi sono stati l'insufficienza respiratoria (97,2 percento), il danno renale acuto (27,8 percento), il danno miocardico acuto (10,8 percento) e la sovrainfezione (10,2 percento). Il coronavirus SARS-CoV-2 aggredisce in prima istanza l'apparato respiratorio determinando un'infezione (chiamata COVID-19) che in una percentuale di pazienti può sfociare in una grave polmonite bilaterale interstiziale, la condizione che può aggravarsi fino a determinare il decesso. Nell'80 percento dei casi la COVID-19 si manifesta con sintomi lievi, assimilabili a un'influenza, mentre il 10 percento delle persone contagiate necessita di assistenza in terapia intensiva.