414 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Coronavirus, l’esperto: “Curva del contagio in Italia identica alla Cina”

Dai dati condivisi dall’università americana Johns Hopkins è possibile ottenere curve di crescita che mostrano l’impatto del coronavirus SARS-CoV-2 sulle comunità e gli effetti delle misure di contenimento intraprese dai governi. Abbiamo parlato di questi dati con il dottor Riccardo Spezia, chimico-fisico della Sorbonne Université di Parigi ed esperto di cinetica delle reazioni chimiche, le cui curve hanno un comportamento esponenziale simile a quello delle epidemie. Ecco cosa ci ha raccontato.
A cura di Andrea Centini
414 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dall'Università Johns Hopkins, nel mondo si registrano 126.258 contagiati dalla COVID-19, l'infezione scatenata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2. Le vittime complessive sono invece 4.638. La “misteriosa polmonite” emersa a Wuhan alla fine dello scorso anno ha infatti iniziato rapidamente a serpeggiare nel resto mondo, innescando focolai epidemici significativi come quelli registrati nel nostro Paese, il secondo in assoluto per numero di contagi (12.462) e decessi (827). I dati della pandemia – appena annunciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità – forniscono preziose indicazioni su come il virus sta impattando sulle varie comunità, ma soprattutto sugli effetti delle misure di contenimento messe in atto per arginarlo. Quelle draconiane imposte da Pechino, come il lockdown della metropoli da 11 milioni di abitanti nella provincia dello Hubei, stanno dando ottimi risultati, e poiché le curve di crescita dei primi giorni dell'epidemia in Italia sono identiche a quelle della provincia cinese, è possibile fare alcune previsioni sull'andamento e mettere a confronto la nostra situazione con quella di altri Paesi. Per farci aiutare nell'interpretazione di questi dati abbiamo interpellato il dottor Riccardo Spezia, chimico-fisico del Laboratorio di Chimica Teorica presso la Sorbonne Université di Parigi ed esperto di cinetica delle reazioni chimiche, le cui curve hanno un comportamento esponenziale simile a quello delle epidemie. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottor Spezia, i virologi si attendono un paio di mesi di emergenza per l'Italia. Hanno messo a confronto le curve di crescita nello Hubei e nel nostro Paese e affermano che sono praticamente sovrapponibili. Cosa ci può dire al riguardo?

È esatto. Io mi sono concentrato più sulla curva della mortalità, che su quella dei contagi. Guardando anche la curva dei contagi quello che conta non è il numero, ma la velocità di crescita. Prendendo in considerazione i primi giorni, sula base dei dati dell'Università Johns Hopkins, in Italia la velocità di crescita dei contagi accertati e della mortalità è identica. Poi ovviamente i numeri sono diversi, quindi si può immaginare che ci sono dei contagiati che “non si vedono”. Se non hanno cambiato il modo di contare nel tempo, la crescita è la stessa. Soltanto negli ultimi giorni questa velocità è un po' diminuita, però potrebbero aver cambiato il modo di contare.

E per quanto concerne la curva dei decessi?

Purtroppo la velocità dei decessi non migliora. Si verifica quello che gli esperti chiamano “processo esponenziale”; vuol dire che si raddoppia ogni tot giorni. Se ho 2 casi oggi, se il tasso di raddoppio è giornaliero, ne avrò 4 domani, 8 dopodomani, 16 fra tre giorni e così via. Non ho 2, 4, 8, 10 casi, ma una crescita esponenziale. Il fatto che ieri ci siano stati più morti rispetto al giorno prima ovviamente vuol dire che non è una crescita lineare, ma questo diciamo che è scontato. Bisogna verificare su più giorni, se questa velocità di crescita esponenziale continua o rallenta. Tutti aspettano che diventi più lenta. Le curve di riferimento di cui parlano gli infettivologi sono quelle dell'andamento della provincia di Hubei. In questi processi, all'inizio la crescita è esponenziale e poi non lo è più e questo in ogni caso, perché la popolazione è costante rispetto ad un periodo relativamente limitato: nel peggiore dei casi significa che ad un certo punto tutti sono contaminati (dunque immunizzati o deceduti), quindi la crescita cala “per natura”. Ovviamente la si vuol far calare prima che ciò avvenga, perché su una popolazione di 60 milioni di abitanti (nel limite di un contagio completo che ovviamente non è realista ma anche il 50% sarebbe già troppo), il 3-4 percento della mortalità (ma anche il 2-1 percento, o anche lo 0.1%: su 30 milioni di persone significa 30,000 morti) determina un numero elevatissimo di decessi. Quello che si vede dall'andamento dell'Hubei, a un certo punto, diciamo una quindicina di giorni, è che ha iniziato sensibilmente a deviare, dove il giorno 1 è stato il famoso 22 gennaio da cui partono i dati disponibili nel database Johns Hopkins accessibile a tutti. La crescita esponenziale ha così iniziato a rallentare. Oggi hanno ancora dei morti, però sempre meno, pochi, su un processo che era arrivato a 150 morti al giorno. E soprattutto, il loro numero (oggi circa 30) è stabile da un giorno all’altro, segno che l’epidemia è stata contenuta. Ciò che dobbiamo vedere è il fatto che nel caso dell'Italia non si è neanche paralleli, ma sovrapponibili con la curva dell'Hubei. Partendo dallo stesso giorno 0, quando ci sono 17 morti nello Hubei, le curve sono praticamente sovrapponibili, però purtroppo ancora nella fase esponenziale.

Figura 1. Andamento dei decessi in Hubei, Italia, Corea del Sud e Iran. Lo zero è considerato per tutti al valore di 17 decessi, corrispondente al primo valore riportato dal Johns Hopckins database per la provincial dell’Hubei.
Figura 1. Andamento dei decessi in Hubei, Italia, Corea del Sud e Iran. Lo zero è considerato per tutti al valore di 17 decessi, corrispondente al primo valore riportato dal Johns Hopckins database per la provincial dell’Hubei.

Cosa si può fare per fermare questa crescita?

Per il momento l'unico modo è limitare i contatti, in assenza di cure o vaccini. Meglio avere un calo dell'economia oggi che un crollo terribile domani (senza considerare il numero di decessi che è la cosa più drammatica), perché più si diffonde il contagio e peggio è. Qui in Francia da semplice cittadino sto cercando di convincere le persone a restare a casa come avevo già fatto per l'Italia, prima che venissero prese le misure di contenimento. Probabilmente avrebbero dovuto farlo già anche qua, ma purtroppo non l'hanno fatto.

È possibile ipotizzare quando ci sarà un miglioramento?

Nessuno ha la palla di vetro, tutti sperano che le misure funzionino. Tra qualche giorno si dovrebbero vedere i risultati delle prime, quelle prese una settimana fa. Il “lockdown” di Wuhan è stato fatto il 23/24 gennaio e i dati delle curve partono dal 22. Diciamo che a una settimana dal lockdown c'è stato qualche primo accenno nel miglioramento, e 10-15 giorni dopo il rallentamento è stato chiaro. Questo dipende da un milione di fattori. L'Hubei è confrontabile con l'Italia per il numero di persone, ovvero 60 milioni di abitanti, però bisogna tener conto della densità, e tra la città e la provincia, che non è sicuramente quella di Lodi, visto il numero di abitanti. Tutta l'Italia ha la scala dello Hubei, ma noi vediamo che tutti i casi sono concentrati principalemente in Lombardia ed Emilia-Romagna. È un vantaggio e uno svantaggio. Il territorio è più piccolo, quindi si può sperare che a parità di effetto delle misure di contenimento si possa risolvere più velocemente. Per il momento il numero dei decessi raddoppia ogni 2/3 giorni. Poi magari visto che c'è un piccolo rallentamento del numero dei contagi che è iniziato circa una settimana fa si può sperare di iniziare a vedere qualche effetto sulla mortalità, ma il dato dei contagi potrebbe essere falsato dall’aver modificato i criteri per fare i tamponi. Purtroppo il numero di decessi non tende a rallentare, per questo bisogna perdurare e rispettare le direttive, per quanto siano dure.

Cosa può dirmi sulle differenze con gli altri Paesi colpiti dal coronavirus?

Se uno guarda i dati della Corea del Sud il numero dei contagi è enorme perché loro hanno testato tante persone, ma il numero dei morti è molto inferiore (54 nel momento in cui stiamo scrivendo NDR). Non è tanto la percentuale, che conta poco, ma il numero assoluto e quanto questo numero aumenta nel tempo. In Corea non solo i numeri sono molto più bassi, ma la curva segue un andamento molto più lento. Quindi l'hanno bloccato, non so per quali motivi, forse le autorità dovrebbero capire e utilizzare lo stesso sistema, che apparentemente funziona, considerando anche che la Corea del Sud è molto più vicina di noi alla Cina. Se le misure prese in Corea si possono prendere anche qui da noi non lo so, ma effettivamente funzionano. Hanno pochi casi e pochi casi al giorno. La Corea del Sud ha una popolazione praticamente identica a quella dell'Italia e ha una densità superiore (più del doppio). Ovviamente più è densa più è facile contagiare. Quello che dovrebbero fare tutti è seguire questo esempio, ma non so se sia possibile. Sicuramente erano già pronti a causa delle epidemie precedenti, come la SARS, e quindi avevano un modo per fare i test a tappeto. Perché se si fanno i test a tappeto le persone testate sono obbligate a stare a casa e non contagiano. Purtroppo o per fortuna ci sono molte persone che non sono gravemente malate, che soprattutto all'inizio hanno propagato il virus. Con un virus molto peggiore come Ebola che fa ammalare le persone e le costringe a stare ferme, al letto, non è che qualcuno prende la metropolitana e lo diffonde, non riesci quasi a muoverti. Invece con questo se su 100 in 80 hanno sintomi come quelli dell'influenza, e ormai le persone hanno preso l'abitudine a non stare a casa quando sono un po' ammalate, è stata favorita la diffusione del virus.

L'alto numero dei decessi in Italia si dice sia legato anche all'età media della popolazione, molto alta

Questo spiega quel dato diffuso dall'Istituto Superiore della Sanità (ISS), nel quale si vede che la percentuale di mortalità è maggiore in Italia che in Cina perché c'è una popolazione più anziana.

Lei ha sentore che possano emergere focolai analoghi a quelli del Nord Italia in altre Regioni del Paese?

Per il momento i dati sono concentrati in Lombardia ed Emilia-Romagna. Per poter fare un andamento temporale è necessario un certo numero di dati. Quelli regionali li hanno messi a disposizione solo da pochi giorni e chiaramente le altre Regioni erano molto poco toccate, ad eccezione di Lombardia e Veneto. Poi si è aggiunta l'Emilia, che ha superato il Veneto. Al 10 di marzo più del 70 percento dei casi è concentrato in Lombardia e quasi il 20 percento in Emilia, mentre il 10 percento in tutte le altre Regioni. Ma per il momento la diffusione resta sporadica. Nel Lazio ad esempio risultano 6 morti al 10 marzo, ma la serie è ancora troppo piccola e sono troppi pochi giorni per fare una previsione. È troppo presto per poter dire anche come andrà anche nelle Marche e in Piemonte, altre due Regioni più colpite. Si spera che le misure estese a tutto il territorio nazionale verranno rispettate dalle persone, e che riescano a uccidere il virus nella culla. A quel punto la malattia resterà un po', perché non esistono ancora vaccini e non la si può estirpare, ma finché resta contenuta ci sarà il tempo di trovare delle soluzioni, di far passare la fiammata, di capire l'eventuale presenza di una stagionalità, che è una delle speranze. Per fortuna per il momento in Italia sono interessate principalmente due Regioni dove fra l'altro il sistema sanitario è tra i migliori.

Pensa che le misure prese qui da noi siano necessarie anche in Europa?

Io penso che debbano farlo anche nel resto d'Europa. La curva della mortalità in Francia e Spagna sta seguendo quella italiana per filo e per segno. Mi giunge voce che in Spagna hanno chiuso le scuole almeno a Madrid ma non stanno facendo questo in Francia. Spero che abbiano ragione le autorità a non prendere misure così drastiche, ma “mirate”, come dicono loro. Qui però ci sono i dati. Loro sperano di rallentare il contagio, ma io non ne sono così convinto. Spero di sbagliarmi. Vedo ad esempio che molte università americane hanno iniziato ad avviare le lezioni online, non vedo perché non possano farlo anche quelle francesi. L'ha fatto anche l'Università di Vienna, che dall'11 marzo fino ad aprile farà solo lezioni online. Non sono convinto che sia sufficiente non stringersi le mani e lavarsele con sapone quando possibile e con le soluzioni alcoliche, che fra l'altro non si trovano più. Con le misure prese in Italia l'economia va un po' a terra oggi, ma non andrà completamente a terra domani. L'altro giorno c'era il ministro della Salute francese che si presentava sicuro, sostenendo che il servizio sanitario italiano è molto peggiore di quello loro. Questo penso sia vero in media, ma non credo proprio in Lombardia ed Emilia-Romagna. Poi ha sottolineato che in Francia hanno un personale formato, che “ha dei valori”, e non credo proprio che in Italia le cose vadano diversamente, inoltre non ha detto nulla sulla ricettività e sulla disponibilità dei macchinari. Il loro scopo è rallentare. In Francia c'è uno stato molto più accentratore e potrebbero comunicare le misure drastiche all'improvviso, non ci sono tutte le discussioni con Regioni e Comuni come nel nostro Paese. Quando il governo decide, fa. Forse ha già deciso ma non l'ha ancora detto. Stasera dovrebbe parlare Macron, staremo a vedere. Anche in Spagna dai dati si vede che si rischia la stessa situazione. Spero caldamente di sbagliarmi e che queste misure funzionino. Comunque ci vuole poco, da qui alla fine della settimana già si vedrà. Una settimana è già un indice di una misura per vedere l'andamento. Come nell'Hubei, già dalla seconda settimana i casi stavano scendendo, considerando che lì le misure le hanno prese quasi subito. Le misure draconiane sono state subito stringenti, c'erano i droni che circolavano per strada e la polizia alle porte dei condomini. In Europa Occidentale naturalmente queste cose non si possono fare.

Cosa può dirci sulle curve di crescita dell'epidemia?

Queste curve (come la prima curva riportata) spesso sono mostrate con un grafico che si chiama semilogaritmico, sull'asse verticale possono esserci il conteggio dei morti, i contagi etc etc. Ogni tacchetta non corrisponde a una unità, ma è logaritmica. Da una tacca all'altra c'è ad esempio da 10 a 100, da 100 a 1000, da 1000 a 10000. Una curva che è dritta in questi grafici sale esponenzialmente e dalla sua “pendenza” si ricava il tempo necessario per raddoppiare i valori. È per vedere meglio la situazione, anche se le persone che la guardano potrebbero non cogliere il messaggio, non le interpretano come dovrebbero. Non sono così immediate per tutti. Nella seconda figura potete vedere gli stessi dati mostrati con un plot lineare (‘normale’) e semilogaritmico. Credo che i commenti siano superflui.

Figura 2. Andamento dei casi (totale) e dei decessi mostrato in scala lineare (pannello superiore) e logaritmica (pannello inferiore.
Figura 2. Andamento dei casi (totale) e dei decessi mostrato in scala lineare (pannello superiore) e logaritmica (pannello inferiore.
414 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views