Come riconoscere i sintomi della trombosi legata al vaccino di AstraZeneca e cosa fare se li hai
Il comitato per la valutazione dei rischi sulla farmacovigilanza (PRAC – Pharmacovigilance Risk Assessment Committee) dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) in una conferenza stampa tenutasi mercoledì 7 aprile ha annunciato che sussiste una correlazione tra il vaccino anti COVID di AstraZeneca e il rischio di sviluppare gravi eventi tromboembolici, sebbene si tratti di complicazioni estremamente rare. Non a caso l'EMA ha nuovamente sottolineato l'efficacia e la sicurezza del farmaco, affermando che i benefici nella lotta alla pandemia di COVID-19 superano di gran lunga eventuali rischi. Per questa ragione gli esperti del PRAC hanno deciso di non imporre alcuna limitazione al vaccino (ora conosciuto col nome di “Vaxzevria”), ma di aggiornare il “bugiardino” del farmaco aggiungendo gli eventi tromboembolici tra i potenziali effetti avversi. Saranno i singoli Paesi dell'Unione Europea a decidere le restrizioni; al momento più o meno tutti si stanno muovendo (o si erano già mossi in precedenza) verso la raccomandazione – non un vero e proprio divieto – di non somministrare questo farmaco al di sotto dei 55/60 anni di età. La ragione risiede nel fatto che le poche decine di casi di trombosi segnalati (su decine di milioni di dosi somministrate) si sono concentrate proprio nella fascia giovane della popolazione vaccinata, e nella stragrande maggioranza dei casi nelle donne, che hanno un sistema immunitario più reattivo. Ma come fare a capire se si sta effettivamente sviluppando un evento tromboembolico dopo aver ricevuto una dose del vaccino?
Cosa sappiamo sulla correlazione tra trombosi e vaccino
Premesso che la diagnosi possono farla soltanto i medici, è stata la stessa Agenzia Europea per i Medicinali a segnalare in un comunicato stampa alcuni sintomi “sentinella” che possono suggerirci la formazione di coaguli di sangue, che spesso è associata a una carenza di piastrine (trombocitopenia) e talvolta anche a sanguinamento, con formazione di macchioline rosse (petecchie) sotto la pelle. Come specificato dall'EMA, la (rarissima) correlazione tra il Vaxzevria e la trombosi è stata determinata analizzando una novantina di casi verificatisi tra 25 milioni di vaccinati in tutta Europa. 18, alla data del 22 marzo, sono risultati purtroppo fatali. Nello specifico, come indicato dall'EMA, sono indicate tre differenti tipologie di trombosi: la trombosi della vena sinusale, una rarissima forma (osservata in 62 casi) in cui i coaguli di sangue si formano nel cervello; la trombosi della vena splancnica (osservata in 24 casi), in cui i coaguli di sangue si formano nell'addome; e una forma generica di trombosi arteriosa.
A quali sintomi fare attenzione
Poiché i trombi/coaguli di sangue possono ostruire i vasi in diverse parti del nostro organismo, l'EMA sottolinea di prestare la massima attenzione all'insorgenza dei seguenti sintomi:
- Fiato corto
- Dolore al petto
- Gonfiore alle gambe
- Persistente dolore addominale
- Sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscata
- Minuscole macchie di sangue sotto la pelle (petecchie) oltre il sito dell'iniezione.
Come specificato dall'EMA, tali sintomi si sono sviluppati nei vaccinati coinvolti entro due settimane dall'inoculazione. Nel caso in cui si dovessero manifestare, la raccomandazione è quella di contattare immediatamente il proprio medico o l'assistenza sanitaria. Fortunatamente, infatti, se prese in tempo queste trombosi possono essere trattate e curate. “Il PRAC sottolinea l'importanza di un trattamento medico specialistico tempestivo. Riconoscendo i segni di coaguli di sangue e piastrine basse e trattandoli precocemente, gli operatori sanitari possono aiutare le persone colpite nel loro recupero ed evitare complicazioni”, si legge nel comunicato stampa dell'EMA. La manifestazione tromboembolica indotta dal vaccino è molto simile alla trombocitopenia indotta da eparina o HIT, una reazione innescata dal fluidificante del sangue in cui possono svilupparsi trombi e crollo delle piastrine. Tra i primi medici a trovare un'associazione tra gli eventi tromboembolici dopo il vaccino e la HIT vi sono stati quelli dell'Università di Greifswald, e in particolar modo il professor Andreas Greinacher, che aveva già coniato un nome per la nuova condizione medica: “Sindrome da trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino” o VIPIT. Gli esperti ritengono che alla base vi sia un meccanismo immunologico, che determina la distruzione delle piastrine da parte degli anticorpi indotti dall’immunizzazione; questo processo attiverebbe la formazione di sostanze in grado di stimolare la generazione dei pericolosi coaguli di sangue.
La protezione del vaccino
Nonostante la sussistenza del potenziale e rarissimo effetto avverso, l'EMA ribadisce l'importanza del concetto di costi – benefici nel contesto di una pandemia mortale. Il vaccino è infatti efficace nel prevenire la malattia e riduce anche “il rischio di ospedalizzazione e morte per COVID-19”. Ad oggi, secondo i dati, la prevenzione della mortalità è al 100 percento per tutti i vaccini approvati. Se si pensa che per infezione da coronavirus SARS-CoV-2 muoiono ogni giorno centinaia di persone soltanto in Italia (decine di migliaia nel mondo), e che laddove la campagna vaccinale sta procedendo più speditamente si è osservato il crollo di casi e decessi, l'EMA ha equiparato gli eventi tromboembolici innescati dal Vaxzevria ai rarissimi effetti avversi che possono svilupparsi dopo l'uso di un qualunque farmaco approvato. Nel frattempo, tuttavia, continuerà a monitorare attentamente la situazione e prenderà le opportune misure nel caso in cui fosse necessario.