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Covid 19

Che novità ci sono sulla correlazione tra vaccino AstraZeneca e trombosi

Lo scorso 18 marzo l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha ribadito che il vaccino anti COVID di AstraZeneca è sicuro ed efficace, ma che non poteva escludere definitivamente una eventuale correlazione tra il farmaco e rarissimi eventi di trombosi. Ora un gruppo di scienziati tedeschi si dice convinto di questa associazione, definendo anche una nuova condizione clinica: la “Sindrome da trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino” o VIPIT.
A cura di Andrea Centini
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Tra l'inizio e la metà di marzo diversi Paesi hanno deciso di sospendere temporaneamente il vaccino anti COVID di AstraZenecaAZD1222/ChAdOx1” dopo l'emersione di alcuni rari eventi tromboembolici, in attesa del pronunciamento dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) sulla effettiva sicurezza del farmaco. Durante una conferenza stampa tenutasi il 18 marzo, gli esperti del Comitato per la sicurezza dell’EMA (il PRAC) che hanno scrupolosamente analizzato tutti i dati hanno dichiarato che il vaccino è sicuro ed efficace contro la COVID-19, tuttavia non hanno potuto escludere definitivamente la correlazione tra la vaccinazione e i casi di tromboembolismo. A far scattare l'allarme erano stati alcuni eventi di trombosi della vena sinusale (una trombosi cerebrale) legata a sanguinamento e carenza di piastrine (trombocitopenia), condizione rarissima la cui incidenza nei vaccinati è risultata superiore a quella attesa nella popolazione generale. Come specificato dall'EMA, i benefici dell'AZD1222/ChAdOx1 superano di gran lunga i potenziali rischi, pertanto dopo la conferenza del 18 quasi tutti i Paesi sono tornati alle somministrazioni (Italia compresa). Altri, come la Danimarca e la Norvegia, stanno attenendo ulteriori dati per farle ripartire.

La situazione presenta quindi ancora un certo grado di incertezza, e non sono poche le persone che, nonostante le rassicurazioni dell'EMA, hanno deciso di rifiutare di vaccinarsi col farmaco anglo-svedese, messo a punto in collaborazione tra lo Jenner Institute dell'Università di Oxford e l'azienda di biotecnologie italiana di Pomezia Advent-Irbm. Alcuni scienziati tedeschi guidati dal professor Andreas Greinacher, specialista della coagulazione dell'Università di Greifswald, credono di aver compreso cosa sta accadendo, paragonando gli eventi evidenziati nei vaccinati – poche decine su milioni di somministrazioni – a un raro effetto collaterale chiamato trombocitopenia indotta da eparina o HIT, innescato dal noto fluidificante del sangue. Anch'esso si caratterizza per coaguli di sangue diffusi, carenza di piastrine e sanguinamento. I ricercatori ritengono che gli eventi di tromboembolismo siano dunque effettivamente correlati al vaccino di AstraZeneca, e hanno deciso di definire la condizione con un nome medico specifico, ovvero “Sindrome da trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino” o VIPIT. Come sottolineato in un editoriale pubblicato sull'autorevole rivista Science, il professor Greinacher ha affermato di aver inviato un articolo sul tema al server di prestampa “Research Square”, pertanto dopo la revisione fra pari vi sarà (probabilmente) una pubblicazione scientifica a suffragare la correlazione tra l'AZD1222/ChAdOx1 e i rarissimi eventi tromboembolici. “Se ciò si rivelasse vero – spiega Science – potrebbero esserci conseguenze importanti per il vaccino, che è tra i capisaldi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'immunizzazione globale”.

Il primo caso a far sospettare i medici della condizione che il professor Greinacher ha chiamato VIPIT è stato quello di una infermiera austriaca di 49 anni, che si è recata in ospedale con nausea e dolori allo stomaco. Trasferita all'ospedale di Eichinger, la donna manifestava carenza di piastrine e trombi diffusi nelle vene dell'addome vene e nelle arterie. “C'era poco che potevamo fare in questa fase”, ha dichiarato la professoressa Sabine Eichinger, ematologa dell'Università di Medicina di Vienna. L'infermiera, purtroppo, è deceduta il giorno successivo. La scienziata si è detta sorpresa della condizione perché normalmente basse piastrine fanno pensare a emorragie e non a diffusi coaguli di sangue; una patologia con sintomi simili chiamata “coagulazione intravascolare disseminata” può essere innescata da infezioni gravi, cancro e lesioni, ha spiegato la professoressa Eichinger, ma l'infermiera non aveva nulla di tutto ciò. Anche la trombocitopenia indotta da eparina (HIT) può determinare sintomi analoghi, a causa di anticorpi generati in alcuni pazienti che colpiscono il complesso formato dal legame tra eparina e il fattore piastrinico 4 (PF4). Ma la donna non aveva assunto eparina. Cinque giorni prima di star male, però, le era stato somministrato il vaccino di AstraZeneca, e la Eichinger ha pensato che il grave evento tromboembolico potesse essere stato una reazione immunitaria.

Ha così contattato il professor Greinacher che ha studiato la HIT per anni. Quest'ultimo, dopo aver analizzato questo e altri casi, ha gettato le basi per ipotizzare l'esistenza della Sindrome da trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino o VIPIT. Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, a causa del numero di casi in aumento tra i pazienti vaccinati, seppur rarissimi, il Paul Ehrlich Institute (PEI) che sovrintende alla sicurezza dei vaccini in Germania ha avvisato il Ministero della Salute, che ha deciso per la sospensione del vaccino di AstraZeneca. La scelta della Germania ha portato allo stop a ruota in Francia, Italia, Spagna e altri Paesi. Fino al pronunciamento dell'EMA del 18 marzo. Ad oggi ci sono stati una quindicina di decessi potenzialmente legati alla VIPIT, ma non tutti gli esperti concordano su di essa. Il professor Robert Brodsky, ematologo presso la Johns Hopkins University, ad esempio, sottolinea che l'intuizione della VIPIT “è intrigante”, ma si dice non del tutto convinto. Come spiegato da Science, l'esperto “concorda sul fatto che gli anticorpi PF4 e la coagulazione osservati nei pazienti assomigliano alla HIT, ma il collegamento non è stato dimostrato. “Sono convinto che questi pazienti abbiano anticorpi contro il fattore piastrinico 4, almeno quattro di loro – spiega Brodsky -, ma non sono convinto che quegli anticorpi stiano spiegando la trombocitopenia o la coagulazione”.

Al momento, dunque, la situazione resta poco chiara, sebbene il professor Greinacher si dica sicuro dell'esistenza della VIPIT. Fortunatamente, spiega lo scienziato dell'Università di Greifswald, la HIT – quando identificata in tempo – può essere trattata con immunoglobuline che ostacolano l'attivazione delle piastrine mentre altri fluidificanti del sangue (privi di eparina) possono sciogliere i coaguli, e ritiene che la VIPIT possa essere trattata in modo simile. Con i suoi colleghi è riuscito ad aiutare un medico che presentava la potenziale condizione e si è ripreso. La Società tedesca per lo studio della trombosi e dell'emostasi – di cui il professor Greinacher è membro – ha messo a punto delle linee guida in un documento in PDF (Updated GTH statement on vaccination with the AstraZeneca COVID-19 vaccine, as of March 22, 2021) che possono aiutare i colleghi a diagnosticare e trattare i potenziali casi di VIPIT dopo la vaccinazione.

“Penso che il vaccino sia per lo più sicuro. Penso che i benefici superino probabilmente il rischio per una popolazione generale. Ma questi casi sollevano la preoccupazione che questo vaccino sia potenzialmente pericoloso per la vita in un piccolo sottogruppo di pazienti”, ha affermato il professor Brodsky. Dunque è necessario capire quali sono le caratteristiche di questo gruppo. Ad oggi, spiega Science, la maggior parte degli eventi tromboembolici si è verificata in donne con età inferiore ai 65 anni, ma questo potrebbe dipendere dalla popolazione vaccinata. Operatori sanitari e insegnanti nella maggior parte dei casi sono donne, e sono tra le prime categorie vaccinate contro il coronavirus SARS-CoV-2. In Norvegia, dove si sono verificati alcuni casi di tromboembolismo, il 78 percento di coloro che hanno ricevuto l'AstraZeneca è composto da donne. Nel Regno Unito si pensa invece che i pochissimi casi segnalati (nonostante le milioni di somministrazioni effettuate) sia legato al fatto che sono stati vaccinati per primi gli anziani, nei quali il rischio potrebbe essere inferiore, qualora sussistesse realmente. Non a caso diversi Paesi hanno deciso di somministrare l'AstraZeneca solo a persone con un'età superiore a 55-65 e 70 anni a seconda dei casi. “L'argomento che continuo a sentire è che il rapporto rischio-beneficio è ancora positivo. Ma non abbiamo un solo vaccino, ne abbiamo diversi. Quindi, limitare il vaccino AstraZeneca alle persone anziane ha senso per me e non spreca alcuna dose”, ha sottolineato la professoressa Sandra Ciesek, virologa dell'Università Goethe di Francoforte. L'EMA terrà un nuovo meeting con esperti di coagulazione, virologi, neurologi e altri specialisti per fare maggiore chiarezza sulla potenziale correlazione tra vaccino ed eventi tromboembolici; entro la prima metà di aprile dovrebbe pubblicare un aggiornamento sull'AZD1222/ChAdOx1 con tutte le nuove indicazioni sui potenziali rischi.

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