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Covid 19

Perché gli effetti collaterali dei vaccini Covid sono più forti nelle donne e nei giovani

La diversa risposta dipende da caratteristiche individuali ma anche da differenze a livello immunitario che possono determinare una disparità in termini di frequenza ed entità delle reazioni avverse: “Sono un segnale di un sistema immunitario più reattivo, indipendentemente dalla dose e dal produttore del vaccino”.
A cura di Valeria Aiello
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Perché sono soprattutto le donne e i giovani a segnalare la comparsa di effetti collaterali ai vaccini anti-Covid? E perché queste persone tendono ad avere effetti collaterali di maggiore entità? Secondo quanto comunicato dai Centers for Disease and Control Prevention (CDC), l’ente federale che si occupa della salute pubblica negli Stati Uniti, circa il 79% dei casi di effetti collaterali ai vaccini è stato riportato da donne, e l’età media delle persone che hanno segnalato la comparsa di reazioni avverse è stata di 42 anni. Una differenza solo in parte spiegabile dal fatto che, al momento del monitoraggio, negli Usa il vaccino fosse stato somministrato più a donne (61%) che a uomini, piuttosto che da una disparità in termini di età dei vaccinati.

Differenze a livello immunitario

Dati simili si riscontrano in molti altri Paesi e non sorprendono gli esperti che, oltre a quella che potrebbe essere una differenza comportamentale (le donne potrebbero segnalare più frequentemente effetti indesiderati, soprattutto se leggeri), fanno notare come lo sbilanciamento per genere ed età si ritrovi anche nelle (rare) reazioni avverse di una certa entità, indipendentemente dalla dose o dal produttore del siero, oltre al fatto che spesso accade anche il contrario.

Con l’avanzare dell’età, ha spiegato il dottor Vivek Cherian, medico di medicina interna di Baltimora, il nostro sistema immunitario tende a deteriorarsi, pertanto le persone anziane hanno un sistema immunitario più debole, che non lavora più così duramente per difendere l’organismo da invasori estranei, inclusa la proteina introdotta tramite un vaccino. Di conseguenza, gli effetti collaterali sono spesso più lievi e meno numerosi tra gli anziani rispetto ai giovani. In particolare, per tutti e tre i vaccini anti-Covid autorizzati negli Stati Uniti (Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson) i giovani hanno riferito più comunemente affaticamento, mal di testa e dolore al sito di iniezione rispetto agli anziani. “Di solito, quando parliamo di anziani, ci riferiamo a persone con più di 65 anni di età” ha precisato Cherian a Business Insider.

Gli effetti collaterali nei giovani

I dati indicano che dopo una dose del vaccino anti-Covid di Moderna, il 57% delle persone di età inferiore ai 65 anni ha sviluppato effetti collaterali, rispetto al 48% negli over 65. Dopo la seconda dose, quasi l’82% delle persone del gruppo più giovane ha sviluppato effetti collaterali contro il 72% dei casi registrati tra gli anziani. I dati relativi al siero di Pfizer-BioNTech hanno invece mostrato che circa il 74% delle persone di età compresa tra i 18 e 55 anni ha manifestato affaticamento dopo la prima dose, mentre solo il 34% delle persone di età pari o superiore a 56 anni ha riferito lo stesso effetto collaterale. Dopo la seconda dose, l’incidenza è salita rispettivamente al 59% e 51%. Nella fascia di età 18-55 anni, sono risultati più comuni anche mal di testa e dolore al sito di iniezione dopo entrambe le dosi rispetto alle persone di età pari o superiore ai 56 anni.

Per quanto riguarda infine il vaccino monodose di Johnson & Johnson, quasi il 62% delle persone di età compresa tra i 18 e 59 anni ha segnalato effetti collaterali rispetto al 45% delle persone di età pari o superiore a 60 anni. “Ciò non significa che i vaccini siano meno efficaci negli anziani – ha aggiunto Cherian – . Al contrario, non abbiamo osservato una diminuzione dell’efficacia con l’avanzare dell’età, e questo è davvero un bene”.

Il ruolo degli estrogeni nella risposta immunitaria delle donne

Come premesso, i dati del monitoraggio dei CDC indicano che, su quasi 14 milioni di dosi somministrate tra dicembre e gennaio, nel 79% dei casi sono state le donne ad avere maggiori effetti collaterali. Secondo gli esperti non si tratta di un dato allarmante o del tutto nuovo, poiché in generale le donne tendono ad avere reazioni più forti a molti vaccini, compresi quelli contro la poliomielite, l’influenza, il morbillo e la parotite, in particolare le donne in pre-menopausa rispetto alle donne in post-menopausa. I ricercatori sospettano che questa differenza abbia a che fare con il livello di estrogeni. “Il testosterone tende ad essere un ormone immunosoppressivo mentre l’estrogeno uno stimolante immunitario” dice Cherian, pertanto le donne possono avere più effetti collaterali.

Effetti collaterali più forti dopo la seconda dose

I dati sugli effetti collaterali dopo la seconda dose su 1,9 milioni di americani che hanno ricevuto entrambe le iniezioni di Pfizer o Moderna hanno inoltre indicato che, in tutte le fasce di età, circa il 50% dei destinatari del vaccino ha riportato effetti collaterali dopo la prima dose rispetto al 69% dopo la seconda. In generale, le segnalazioni di dolore al sito di iniezione sono passate dal 68% al 72% dopo il richiamo, l’affaticamento dal 31% al 54%, il mal di testa dal 26% al 47% e i dolori muscolari o articolari dal 19% al 44%. Quasi il 75% delle persone vaccinate con Moderna ha avuto effetti collaterali dopo la seconda dose, rispetto al 64% dei destinatari di Pfizer, indicando risultati in linea con quanto emerso dagli studi clinici con cui i due sieri sono stati autorizzati.

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