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Come funziona il primo gioco che allena il cervello e riduce del 29% il rischio Alzheimer

Per la prima volta è stato dimostrato che un esercizio cognitivo riesce a ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare demenza. Si chiama ‘velocità di elaborazione’ ed è stato sviluppato da ricercatori americani dell’Università dell’Indiana.
A cura di Andrea Centini
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Un semplice esercizio cognitivo al computer chiamato ‘velocità di elaborazione' riduce il rischio di sviluppare forme di demenza – come il morbo di Alzheimer – del 29 percento, proteggendo per almeno dieci anni. È la prima volta che viene dimostrata una evidente associazione tra uno specifico esercizio e la riduzione nel rischio di sviluppare patologie neurodegenerative. Lo ha progettato un team di ricerca dell'Università dell'Indiana, che ha coinvolto nel cosiddetto studio ACTIVE (Advanced Cognitive Training in Vital Elderly) 2.802 anziani con età pari o superiore a 65 anni, tutti in ottima salute.

L'esercizio in questione si basa su un software per dispositivi touch-screen nel quale si devono identificare gli oggetti al centro dello schermo e ricordare la posizione di quelli che compaiono nelle aree periferiche. Il software, una sorta di puzzle game, regola la sua velocità e la difficoltà degli schemi in base alle performance del fruitore, ed è progettato per far aumentare la quantità e la complessità delle informazioni da elaborare rapidamente. Da qui il nome “Speed processing”, velocità di elaborazione nel nostro idioma.

Per scoprirne i benefici sui pazienti, gli studiosi coordinati dal professor Frederick W. Unverzagt, docente di psichiatria presso l'ateneo americano, hanno suddiviso gli anziani in quattro gruppi, uno di controllo e gli altri tre assegnati a specifici esercizi. Il primo è stato addestrato a migliore la memoria, il secondo il ragionamento e il terzo è stato coinvolto nei test con ‘velocità di elaborazione'. Le sessioni, da un'ora ciascuna, sono state in tutto dieci nel giro di sei settimane. Gli anziani che avevano svolto almeno l'80 percento delle sessioni sono stati suddivisi in un sottogruppo per l'addestramento “di richiamo”, sessioni svolte a 11 e a 35 mesi di distanza dalla prima fomazione.

A causa della morte e di altri fattori, dei 2.802 anziani solo in 1.220 hanno completato i dieci anni di follow-up. In questo periodo in 260 hanno sviluppato demenza. Analizzando i dati, i ricercatori hanno scoperto che il rischio di svilupparla era ridotto del 29 percento in chi aveva svolto le sessioni di velocità di elaborazione rispetto al gruppo di controllo. Anche gli esercizi mnemonici e di ragionamento hanno fornito un beneficio rispetto al gruppo di controllo, ma statisticamente non significativo. L'efficacia di ‘velocità di elaborazione' potrebbe ridurre drasticamente i numeri drammatici attesi per la demenza senile, che dai 47 milioni attuali dovrebbe balzare a 131 milioni nel 2050. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Alzheimer & Dementia Translational Research and Clinical Interventions.

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