140 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Chi usa le sigarette elettroniche rischia di più l’infezione da coronavirus?

Gli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche sono ancora sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati, e benché sia ampiamente condiviso il pensiero sulla maggiore salubrità rispetto al fumo tradizionale, ancora non sono note alcune conseguenze a lungo termine. In molti si stanno chiedendo se l’uso di questi dispositivi possa comportare un rischio durante la pandemia di coronavirus. Ecco cosa indicano alcuni ricercatori e istituti.
A cura di Andrea Centini
140 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

L'uso delle sigarette elettroniche, il cosiddetto “svapo”, andrebbe evitato durante la pandemia di coronavirus per non avere conseguenze più serie in caso di infezione. A sostenerlo è il professor Willard C. Harrill dell'Ear Nose & Throat Sinus and Allergy Center, docente presso il Dipartimento di Otorinolaringoiatria della Scuola di Medicina dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill (Stati Uniti) e ricercatore al Wake Forest Baptist Health di Winston-Salem. Lo scienziato, in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Laryngoscope Investigative Otolaryngology si è soffermato nello specifico sulle conseguenze scatenate dalla EVALI, acronimo di E-cigarette, or Vaping, product use Associated Lung Injury, la misteriosa malattia polmonare associata allo svapo che lo scorso anno ha causato decine di decessi negli Stati Uniti. Sottolineiamo che l'EVALI, secondo quanto emerso dalle indagini dei CDC americani, sarebbe scatenata principalmente da agenti contaminanti rinvenuti in liquidi adulterati (oltre l'80 percento contenenti THC), che naturalmente non sono i prodotti sicuri che possiamo acquistare regolarmente in Europa.

Il professor Harrill sottolinea che le misure di contenimento e l'isolamento sociale introdotti per contrastare la COVID-19 potrebbero favorire e intensificare lo svapo fra i più giovani, e la potenziale infiammazione polmonare derivata da questa attività potrebbe esacerbare una eventuale infezione da coronavirus. Del resto è noto che tra le complicazioni più serie della COVID-19 figurano la polmonite interstiziale bilaterale e la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Qualora si palesasse un'infiammazione innescata da prodotti adulterati, in caso di infezione da SARS-CoV-2 le conseguenze per il paziente potrebbero essere decisamente più serie.

Il potenziale rischio è stato evidenziato anche dagli scienziati del Center for Tobacco Research Control & Education, che raccomandano ai CDC americani e ad altri enti della salute di introdurre lo smettere di fumare e dello svapare nell'elenco delle misure preventive per proteggersi dalla COVID-19. I ricercatori sottolineano che le persone con un qualsiasi livello di cotinina (un metabolita della nicotina) nei loro organismi, “anche a bassi livelli associati al fumo passivo”, hanno un rischio sensibilmente maggiore di insufficienza respiratoria acuta da ARDS. Nel comunicato stampa dell'organizzazione specializzata in rischi associati al fumo si specifica inoltre che “la segnalazione di sintomi respiratori da parte di utilizzatori delle sigarette elettroniche suggerisce una maggiore suscettibilità e/o ritardato recupero dalle infezioni respiratorie”. Il National Institute on Drug Abuse afferma che le persone che hanno disturbi legati all'uso di sostanze (svapo compreso) potrebbero essere particolarmente colpite dalla COVID-19, e anche in un documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si ricorda che lo "svapo" non è un'alternativa sicura al fumo durante la pandemia di coronavirus. "L'uso delle sigarette elettroniche può sopprimere i geni della risposta immunitaria e infiammatoria nelle cellule epiteliali nasali in modo simile al fumo di sigaretta", sottolinea inoltre l'OMS, che cita anche il rischio dell'azione meccanica del portare il dispositivo con le mani alla bocca, alimentando un potenziale rischio di trasmissione.

Secondo gli scienziati Roberto Sussman dell’Istituto di scienze nucleari dell’Università nazionale autonoma del Messico (che dirige l’associazione Pro-Vapeo Mexico) e Carmen Escrig, una virologa dell’Università autonoma di Madrid, tuttavia, starebbe circolando "troppa disinformazione" in merito alla relazione tra lo svapo e il coronavirus. Nell'articolo “Vaping, SARS-CoV-2 and COVID-19 techincal information for vapers” i due ricercatori affermano che al momento non ci sono evidenze scientifiche sulla capacità delle sigarette elettroniche di aumentare il rischio di infezione o peggiorarla nel caso in cui la si contraesse. Sottolineano inoltre che non ci sono prove sull'influenza negativa dello svapo sulla risposta immunitaria dell'organismo, un fattore che potrebbe peggiorare la prognosi in caso di COVID-19.

Per quanto concerne il fumo tradizionale, una recente ricerca francese non ancora sottoposta a revisione paritaria e pubblicata su Qeios ha generato confusione sul potenziale “effetto protettivo” offerto dal vizio nel contrasto alla COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Gli scienziati dell'Istituto Pasteur di Parigi hanno sottolineato che, nel caso fosse confermato, il possibile aiuto arriverebbe dalla nicotina e non certo dal fumo (che contiene migliaia di sostanze cancerogene); ciò nonostante in molti hanno iniziato a credere che in qualche modo il vizio potesse davvero essere uno scudo. Ciò ha spinto esperti, istituzioni di vario grado e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a sottolineare i gravi rischi che corrono i fumatori colpiti con la COVID-19, tra i quali figurano possibili conseguenze più gravi, probabilità doppia di finire in terapia intensiva (come sottolineato dall'Istituto Superiore di Sanità) e morte prematura.

140 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views