video suggerito
video suggerito
Covid 19

Che differenza c’è tra tasso di mortalità e letalità del coronavirus: i dati in Italia e nel mondo

Nel momento in cui stiamo scrivendo, il tasso di letalità del coronavirus SARS-CoV-2 si attesta al 5,6 percento a livello globale e al 14,5 percento in Italia, mentre il tasso di mortalità dell’infezione, secondo alcuni scienziati, non dovrebbe discostarsi troppo dall’1 percento. Ecco il significato di questi dati e perché la letalità varia così tanto da Paese a Paese.
A cura di Andrea Centini
144 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Alla data di venerdì 12 giugno, in base ai dati della mappa interattiva pubblicata dall'Università Johns Hopkins, il coronavirus SARS-CoV-2 ha contagiato nel mondo più di 7 milioni e mezzo di persone, uccidendone circa 422mila (in Italia si registrano 236mila contagiati e 34.167 morti). Ne consegue che il tasso di letalità, ovvero il numero delle persone decedute diviso per il totale dei contagiati/positivi ufficiali, a livello globale si attesta attorno al 5,6 percento, mentre per l'Italia siamo al 14,5 percento. Al momento quello italiano è il secondo tasso di letalità più elevato in assoluto, preceduto soltanto da quello della Francia (15,3 percento) e seguito da Regno Unito (14,1 percento); Messico (11,8 percento); la criticata Svezia (10,3 percento) che non ha attuato il lockdown; l'Ecuador (8,4 percento) e via discorrendo. Gli Stati Uniti hanno un tasso di letalità attorno al 5,7 percento, con più di 2 milioni di contagiati e poco meno di 114mila morti.

Diversi scienziati stimavano che il tasso di letalità della COVID-19, l'infezione scatenata dal SARS-CoV-2, sarebbe crollato col diffondersi della pandemia, ciò nonostante dal 3,5 percento del mese di marzo, in cui diversi Paesi – Italia compresa – stavano affrontando un drammatico aumento dei casi, si è passati al 7 percento di aprile e maggio, seguito dal successivo calo al 5,6 percento. Un balletto di cifre legato soprattutto alle strategie adottate dai singoli Paesi per spezzare la catena dei contagi, e non un riflesso dell'effettiva pericolosità del patogeno. 5,6 percento è comunque un tasso di letalità significativamente più elevato di quello di una comune influenza stagionale: in Italia, ad esempio, secondo quanto dichiarato dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), ogni anno a causa dell'influenza e delle sue complicazioni perdono la vita circa 8mila persone, ma solo poche centinaia sono vittime “esclusive” dei virus influenzali, a fronte di diversi milioni di contagiati. Il SARS-CoV-2 è dunque nettamente più letale.

Ma il tasso di letalità, non va assolutamente confuso col tasso di mortalità, cioè il numero delle persone decedute a causa della malattia diviso per il totale della popolazione esposta al patogeno (ad esempio, tutta l'Italia, o tutto il mondo). I dati ufficiali dei contagiati sono infatti ascrivibili ai tamponi rino-faringei, che a lungo sono stati fatti solo a chi presentava sintomi evidenti legati alla COVID-19 (tosse, febbre, difficoltà respiratorie e via discorrendo). Poiché l'infezione si manifesta in buona parte dei casi in modo del tutto asintomatico o paucisintomatico, ovvero con sintomi lievissimi atipici o simili a quelli di un raffreddore, si ritiene che i dati effettivi dei contagiati dal SARS-CoV-2 siano almeno dieci volte tanto quelli registrati. In Italia, ad esempio, invece che di 236.000 contagiati ce ne potrebbero essere 2.360.000, e ciò abbatterebbe il tasso di letalità all'1,4 percento, considerato da molti scienziati un valore molto più credibile per la COVID-19. In Corea del Sud, ad esempio, dove sono stati eseguiti tamponi a tappeto a più di un milione di persone, il tasso di letalità è del 2,3 percento, mentre a Singapore è solo dello 0,1 percento.

Anche il fatto che il picco epidemico non corrisponde col picco dei decessi (le persone perdono la vita diverso tempo dopo il contagio) può portare a valutazioni errate dei tassi di letalità. Per avere un'idea precisa dell'effettiva mortalità del virus bisogna conoscere quanto esso sia effettivamente circolato all'interno di una popolazione, e un aiuto può arrivare dai test sierologici che rilevano la presenza di anticorpi e dunque l'esposizione al patogeno. Secondo il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases Anthony Fauci, a capo della task force americana per l'emergenza coronavirus, il reale tasso di mortalità della COVID-19 si attesterebbe attorno all'1 percento, che è sensibilmente inferiore a quello della SARS (10 percento) e della MERS (circa 30 percento), ma una decina di volte superiore a quello dell'influenza stagionale.

144 CONDIVISIONI
32831 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views