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Cellule staminali pluripotenti, la nuova frontiera della ricerca

Ad aggiudicarsi il Nobel 2012 la scoperta delle staminali pluripotenti: nei prossimi anni le ricerche di John B. Gurdon e Shinya Yamanaka potrebbero rivoluzionare la medicina e, magari, sconfiggere l’invecchiamento.
A cura di Nadia Vitali
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nobel per la medicina

Si è aperta con l'assegnazione del Premio Nobel 2012 per la Medicina o la Fisiologia a John B. Gurdon e Shinya Yamanaka la settimana più importante (e celebre) della scienza. Nei giorni a venire verranno annunciati i nomi di coloro i quali si sono aggiudicati la prestigiosa onorificenza in tutti gli altri campi: domani sarà il turno della fisica, poi toccherà alla chimica, alla letteratura e, alla pace; infine, lunedì prossimo, la conclusione con l'assegnazione del Nobel per l'Economia. Motivazione del comitato per il Nobel la consapevolezza che le scoperte dei due ricercatori hanno rivoluzionato la comprensione relativa allo sviluppo delle cellule e degli organismi grazie al loro contributo alla ricerca scientifica, aprendo la strada a quella che, probabilmente, sarà la medicina del futuro.

John B. Gurdon e Shinya Yamanaka sono stati premiati «per la scoperta che le cellule mature possono essere riprogrammate per divenire pluripotenti»: scoperte avvenute ad anni di distanza che nei prossimi anni significheranno la possibilità di andare oltre inesplorate frontiere che consentiranno non soltanto inediti approcci terapeutici per diverse patologie ma anche la possibilità, magari, di sconfiggere l'invecchiamento. La cerimonia ufficiale di premiazione a cui parteciperanno i due ricercatori si terrà, come di consuetudine il 10 di dicembre, in occasione della ricorrenza della scomparsa di Alfred Nobel, il chimico svedese che istituì il premio all'inizio del XX secolo (un premio Nobel colpito dalla crisi finanziaria, dal momento che la fondazione ha scelto di tagliare del 20% l'ammontare totale del premio che è sceso ad otto milioni di corone, dalle dieci dell'anno scorso).

gurdon

John B. Gurdon, che attualmente dirige a Cambridge l'istituto che porta il suo nome, può essere considerato uno dei pionieri degli studi sulla clonazione. Nel 1962, infatti, clonò una rana utilizzando il nucleo intatto di una cellula prelevata da un individuo adulto. L'esperimento riuscì e il girino vide la luce: ben cinquant'anni fa, dunque, Gurdon era riuscito a riportare indietro le lancette dell'orologio del tempo e, soprattutto, aveva compreso come la specializzazione cellulare fosse di fatto un fenomeno totalmente reversibile. Da allora, le conoscenze nel campo sono progredite ad una velocità sorprendente, mentre la "questione" della clonazione ha continuato a destare interesse (fino a divenire, nel caso della pecora Dolly, una sorta di fenomeno mediatico) e soprattutto polemiche: ad ogni modo, l'esperimento di Gurdon venne accolto tiepidamente e con un certo scetticismo, furono gli anni successivi, con le clonazioni dei mammiferi, a confermare l'importanza della scoperta.

In quello stesso 1962 nasceva Shinya Yamanaka, dell'Università di Kyoto, che avrebbe fornito agli studi in questa direzione una svolta fondamentale: nel 2006, a oltre quarant'anni di distanza, Yamanaka pubblicava uno studio in cui illustrava la tecnica messa a punto per riprogrammare le cellule adulte già differenziate, rendendole capaci di differenziarsi in un nuovo tipo cellulare attraverso l'inserimento nel DNA di quattro specifici geni "extra" in grado di restituire alla cellula le caratteristiche di "immaturità". Si trattava delle staminali pluripotenti indotte, ovvero cellule derivate da una cellula adulta ma accuratamente manipolate in modo da regredire, divenendo nuovamente cellule non differenziate in grado di trasformarsi successivamente in cellule di diverso tipo, da quelle muscolari a quelle cerebrali, giusto per fare degli esempi. Un esperimento che, oltre alle insperate applicazioni che potrebbe avere, risponde anche in parte alla "questione etica" suscitata per molti aspetti dalla clonazione.

nobel medicina

Ma quali potrebbero essere le applicazioni di questa scoperta che, per la sua importanza, ha meritato il più alto tra i riconoscimenti concessi in questa scienza? Attualmente, le cellule staminali pluripotenti indotte costituiscono la base di tutti gli esperimenti e le ricerche di medicina rigenerativa ma va evidenziato come il loro impiego non venga ancora considerato del tutto affidabile: chiaramente tali problemi vengono considerati risolvibili in un arco di tempo relativamente breve ma, nel frattempo, le iPS (sigla con cui vengono indicate) potrebbero essere utilizzate con profitto in altri settori, come nella diagnostica o nella farmacologia. Le cellule staminali pluripotenti indotte hanno già dimostrato la loro utilità per individuare la tossicità di alcuni farmaci; mentre ottenendo delle iPS da individui affetti da patologie si potrebbe verificare in che modo le cellule si differenzino da cellule di individui sani. Mentre, per i più amanti della natura, già tempo fa le cellule staminali pluripotenti indotte sono state individuate come potenziale ultima speranza per salvare alcuni animali dalla definitiva estinzione.

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