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Balena pilota uccisa da 80 sacchi di plastica nello stomaco: morta tra atroci sofferenze

Il cetaceo è stato trovato agonizzante in un canale tailandese, al confine con la Malesia. Dopo un tentativo di salvataggio durato cinque giorni, durante il quale ha rimesso alcuni dei sacchi ingeriti, il mammifero marino è spirato. Nel suo stomaco sono stati trovati in tutto otto chilogrammi di rifiuti.
A cura di Andrea Centini
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Un giovane globifecalo maschio (Globicephala sp.) – o balena pilota – è morto per aver ingerito decine e decine di rifiuti plastici, per un totale di otto chilogrammi di spazzatura. Nel suo stomaco, aperto durante l'esame necroscopico, sono stati trovati ben ottanta sacchi di plastica, che lo hanno condannato a una morte lenta e atroce a causa della denutrizione.

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Il mammifero marino è stato individuato il 28 maggio scorso nel canale Na Thap del distretto di Songkhla, in Thailandia, ed è deceduto dopo un prolungato tentativo di salvataggio durato cinque giorni. I biologi marini e i veterinari che lo hanno soccorso hanno fatto il possibile per fargli rimettere la plastica ingerita, dopo averlo visto rigurgitare alcuni dei sacchi, ma le sue condizioni di salute erano ormai troppo gravi.

“Questa spazzatura di plastica ha fatto ammalare il globicefalo e lo ha reso incapace di cacciare il cibo”, ha dichiarato il dottor Jatuporn Buruspat, capo del Dipartimento Risorse marine e costiere tailandese. Il cetaceo deve aver scambiato i sacchi e gli altri rifiuti galleggianti per deliziose prede e ne ha ingeriti in grandi quantità, fino a quando il suo tratto digerente non si è completamente ostruito condannandolo a una morte orribile. I dirigenti dell'ente ambientale sfrutteranno il caso per sensibilizzare l'opinione pubblica tailandese in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, che si terrà venerdì 8 giugno. Nel Paese asiatico, infatti, si fa un larghissimo uso di buste di plastica, molte delle quali finiscono in mare, uccidendo centinaia di creature marine tra tartarughe, pesci, uccelli, invertebrati e cetacei, come lo sfortunato globicefalo.

Soltanto due mesi fa un giovane capodoglio di dieci metri è stato ritrovato morto su una spiaggia spagnola di Cabo de Palos per la stessa identica ragione; aveva ingerito quasi trenta chilogrammi di plastica, tra sacchi, pezzi di reti da pesca e persino un bidone. Lo scorso anno la medesima sorte era invece toccata a uno zifiio – un'altra specie di cetaceo – in Norvegia. L'inquinamento a causa della plastica è considerato uno dei più gravi problemi ambientali; non a caso ogni anno ne riversiamo nei mari e negli oceani ben 8 milioni di tonnellate.

Il globicefalo morto è dunque soltanto l'ultima vittima (nota) di una mattanza infinita, della quale noi siamo gli unici responsabili. Come dimostrano le immagini del progetto “Ballons Blow, Don't Let Them Go” avviato dall'omonima ONG, che si batte contro la dispersione dei palloncini di plastica. I globicefali, conosciuti anche col nome di “balene pilota”, appartenengono all'ordine degli odontoceti, cioè a quello dei cetacei con denti come i delfini e i capodogli, e non ai misticeti con fanoni, le balene propriamente dette. Sono tristemente noti per gli spiaggiamenti di massa e i massacri alle Isole Faroe; 150 quelli uccisi nella prima grindadrap – la caccia tradizionale – del 2018.

[Credit: The Department of Marine and Coastal Resources]

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