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Balena dal becco uccisa da 40 kg di sacchi di plastica: morta tra atroci sofferenze

I biologi e i veterinari del D’ Bone Collector Museum Inc., un museo di storia naturale nelle Filippine, hanno trovato 40 chilogrammi di sacchi di plastica nello stomaco di uno zifio, un cetaceo noto anche col nome di balena dal becco di Cuvier. Il mammifero marino è morto tra atroci sofferenze per denutrizione e disidratazione.
A cura di Andrea Centini
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Credit: D' Bone Collector Museum Inc.
Credit: D' Bone Collector Museum Inc.

Un giovane esemplare maschio di zifio (Ziphius cavirostris), un cetaceo conosciuto anche col nome anglosassone di “balena dal becco di Cuvier”, è stato ucciso dall'ingestione di 40 chilogrammi di plastica, che sono stati trovati stipati nel suo stomaco. Si tratta di uno dei quantitativi più elevati – e scioccanti – mai individuati nel tratto digerente di uno sfortunato mammifero marino. Ad annunciarlo sono stati i biologi e i veterinari del D' Bone Collector Museum Inc., un museo di storia naturale di Davao, Filippine, che lo scorso 16 marzo avevano recuperato lo zifio nelle acque di Mabini, nella Compostela Valley.

Una morte orribile. Quando il cetaceo è stato individuato era ancora vivo, tuttavia le sue condizioni di salute sono apparse subito drammatiche; oltre ad apparire fortemente denutrito ha infatti vomitato sangue diverse volte, prima di esalare l'ultimo respiro. L'esame necroscopico coordinato dal biologo marino Darrell Blatchley, direttore del museo indonesiano, ha fatto emergere la scioccante verità. L'animale aveva ingurgitato (scambiandoli per le sue prede naturali) ben 40 chilogrammi di sacchi di plastica. Fra essi, 16 grandi contenitori per il riso, buste per la spesa, sacchi per il trasporto di banane e moltissimi sacchetti di altra natura. C'era così tanta plastica nello stomaco dello zifio che aveva iniziato a calcificare, come dichiarato con sconcerto da Blatchley alla CNN Indonesia.

Invettiva contro la plastica. Il biologo ha dichiarato che negli ultimi 10 anni gli esperti del museo hanno recuperato le carcasse di 61 cetacei tra balene e delfini, la stragrande maggioranza dei quali (57) è rimasta uccisa per mano dell'uomo. Le cause principali sono risultate essere reti da pesca, pesca con la dinamite e denutrizione/disidratazione provocate dall'ingestione di plastica, come nel caso dello sfortunatissimo zifio. In quattro casi si trattava di femmine incinte. “Tutto questo deve finire”, ha commentato con sdegno il dottor Blatchley. Cinque Paesi del Sud-Est asiatico (Cina, Indonesia, Vietnam, Thailandia e Filippine) da soli sono responsabili del 60 percento della plastica che finisce negli oceani, secondo un recente rapporto pubblicato da Ocean Conservancy e McKinsey Center for Business and Environment; le acque dove è stato trovato il cetaceo agonizzante sono infatti tra le più inquinate del pianeta.

Altri casi. Lo zifio morto nelle Filippine è soltanto l'ultima vittima di una lunghissima lista di cetacei uccisi dalla plastica. Tra i casi più eclatanti c'è quello di un giovane capodoglio di dieci metri ritrovato morto su una spiaggia spagnola di Cabo de Palos dopo per aver ingerito quasi trenta chilogrammi di detriti tra sacchi, pezzi di reti da pesca e persino un bidone. Lo scorso anno in Thailandia un giovane globifecalo maschio (Globicephala sp.) è morto per aver ingerito otto chilogrammi di spazzatura (tra i quali 80 sacchi di plastica), mentre un altro esemplare di capodoglio è stato trovato spiaggiato in Indonesia dopo aver mangiato 6 chilogrammi di spazzatura. Nel 2017 un altro zifio fu ucciso in Norvegia da 30 sacchi di plastica.

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