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Antartide sotto attacco: rischio specie aliene e plastica portati dai cambiamenti climatici

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che l’Antartide non è biologicamente isolata come si credeva fino ad oggi. Alcune alghe, infatti, hanno raggiunto il continente antartico dopo un viaggio di 20mila chilometri. A causa del riscaldamento globale potrebbe essere colonizzato da specie aliene invasive, ma c’è anche il rischio della plastica.
A cura di Andrea Centini
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L'Antartide è più esposta al rischio di inquinamento da plastica e di invasione di specie aliene molto più di quel che si credesse. L'inospitale e gelido continente non è infatti “biologicamente isolato”, come immaginavano i ricercatori. Le correnti, favorite dal riscaldamento globale, possono raggiungerlo e trasportarvi organismi e immondizia in grado di superare barriere considerare insuperabili fino ad oggi. A scoprirlo un team di ricerca internazionale guidato da studiosi dell'Università Nazionale Australiana (ANU), dopo aver condotto indagini approfondite su alghe trovate ‘spiaggiate'.

Tutto è iniziato con l'inconsueto avvistamento fatto dal ricercatore Erasmo Macaya dell'Universidad de Concepción (Cile), che si è imbattuto nelle alghe ‘antartiche' l'anno scorso. Dopo averne analizzato il DNA in laboratorio, gli studiosi hanno determinato che una parte proveniva dalle isole Kerguelen dell'Oceano indiano meridionale – fanno parte delle cosiddette Terre Australi e Antartiche Francesi, dove Parigi sta istituendo un'enorme riserva marina -, mentre un'altra dalla Georgia del Sud. Attraverso un modello matematico in grado di calcolare la direzione dei venti polari e delle correnti oceaniche, gli studiosi coordinati dal professor Crid Fraser hanno dimostrato che queste alghe hanno percorso una distanza di ben 20mila chilometri per arrivare in Antartide, l'evento di “rafting biologico” più lungo mai registrato.

“Questo studio dimostra che l'Antartide non è biologicamente isolato come si pensava in precedenza, dato che il ‘rafting' di materiale biologico può attraversare le barriere dell'Oceano del Sud e raggiungere le coste dell'Antartide”, ha dichiarato il coautore dello studio Jon Waters. Queste barriere erano fino ad oggi considerate insuperabili, dunque la scoperta suggerisce che gli animali antartici non sono così diversi per l'isolamento biologico, ma per il clima estremo che caratterizza questo ambiente.

La scoperta di queste alghe ha anche dei risvolti drammatici. Agglomerati di questi vegetali in altre parti del mondo fungono normalmente da “zattere” e possono trasportare organismi da una parte all'altra. Nel caso dell'Antartide, tutti quelli che arrivano sono destinati a morire per le condizioni climatiche estreme, tuttavia diverse aree stanno subendo un estremo cambiamento climatico a causa del riscaldamento globale. Ciò potrebbe rendere ospitali habitat precedentemente inaccessibili, e gli organismi che arrivano potrebbero adattarsi e prosperare, cambiando radicalmente il volto ecologico del continente antartico.

Infine, se arrivano le alghe significa che può arrivare anche la plastica, che rappresenta una vera e propria emergenza globale per quanto concerne l'inquinamento marino. I bianchi paesaggi incontaminati potrebbero essere presto sommersi dalla nostra spazzatura, come già avvenuto con la ‘sperduta' e disabitata isola di Henderson nel cuore del Pacifico. I dettagli sull'affascinante ricerca sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Nature Climate Change.

[Credit: Università di Otago]

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