Andare su Marte è più mortale del previsto: è colpa dei raggi cosmici
Per gli astronauti un viaggio verso Marte comporta un rischio di morte doppio rispetto a quanto precedentemente previsto. Lo ha determinato un team di ricerca dell'Università del Nevada di Las Vegas, che ha riesaminato i dati di quattro distinti studi dedicati agli effetti delle radiazioni sui topi e relativo rischio di sviluppare il cancro. In parole semplici, i raggi cosmici ad elevatissima energia presenti nello spazio e ai quali gli astronauti sarebbero esposti durante il viaggio sono molto più cancerogeni di quanto stimato in precedenza, a causa di un “effetto domino” scatenato dalle cellule colpite verso quelle vicine ancora sane. Ma procediamo con ordine.
Marte, com'è ampiamente noto, è il prossimo e più ambizioso obiettivo dell'esplorazione umana nel Sistema solare, sebbene sia possibile anche un ritorno sulla Luna, proprio per realizzare una base di supporto alla missione verso la conquista del “Pianeta rosso”. In base alle indiscrezioni, senza alcuna conferma ufficiale, la NASA potrebbe mandare i primi uomini su Marte attorno al 2035, e un obiettivo analogo e allo studio della Roscomos – l'Agenzia spaziale russa – e in Cina. Senza dimenticare i progressi di SpaceX del magnate Elon Musk, che punta a una vera e propria colonia di un milione di persone su Marte.
Sebbene ci siano ancora diversi problemi tecnologici da affrontare, come ad esempio quello del sistema di propulsione che farà “atterrare” la navetta su Marte, la sicurezza degli astronauti resta il nodo centrale. La tuta definitiva non è ancora pronta – come dimostra questo progetto per risolvere i problemi fisiologici – e ciò che preoccupa di più ingegneri e scienziati sono proprio i raggi cosmici, particelle atomiche e subatomiche cui l'equipaggio sarà inevitabilmente esposto. Sulla Terra siamo protetti dall'atmosfera e soprattutto dal campo geomagnetico, i cui effetti tutelano anche gli occupanti della Stazione Spaziale Internazionale a 400 chilometri di quota; nel lungo viaggio che ci separa da Marte, tuttavia, non ci sarà alcuna protezione dalle particelle prodotte da stelle esplose, buchi neri e altre fonti astronomiche.
Il team di ricerca americano, coordinato dai professori Frank Cucinotta ed Eliedonna Cacaoat, riesaminando i dati dei quattro studi ha fatto emergere che le radiazioni possono spingere le cellule colpite a inviare a quelle vicine (sane) segnali chimici in grado di farle mutare, raddoppiando il rischio di cancro. È un vero e proprio effetto domino non calcolato negli studi originali, ma il dettaglio più preoccupante è che tale processo viene mitigato solo marginalmente dalle protezioni contro le particelle nocive. Cucinotta e Cacaoat tengono a sottolineare che i loro risultati potrebbero non essere applicabili agli esseri umani, data la differenza sostanziale tra il nostro organismo e quello di un topo, tuttavia si tratta di un fattore da tenere ben presente in vista della missione su Marte. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.
[Credit: NASA]