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Anche Dione ha il suo Oceano sotterraneo

Sale il numero delle Lune di Saturno che, avendo delle riserve d’acqua, possono potenzialmente ospitare vita microbica.
A cura di Nadia Vitali
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Dione con Encelado alle spalle (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)
Dione con Encelado alle spalle (NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)

Che il Sistema Solare sia inondato di acqua non è un mistero: tra Pianeti nani e Satelliti, sappiamo che diverse sono le riserve disperse in questo angolo di Universo. Nei dintorni di Saturno negli ultimi anni gli astronomi hanno scovato diverse Lune che nascondono Oceani d'acqua: Encelado e Titano e, probabilmente, anche Mimas.

Adesso i ricercatori dell'Observatoire royal de Belgique hanno scoperto che alcuni dati gravitazionali raccolti da Cassini – la missione partita nel 1997 che vede la collaborazione di NASA, ESA ed ASI – suggeriscono l'esistenza di un Oceano situato a 100 chilometri sotto la superficie di un'altra Luna di Saturno, Dione. L'Oceano avrebbe una profondità di diverse decine di chilometri e circonderebbe il nucleo roccioso, il che renderebbe Dione molto simile, all'interno, del suo piccolo vicino chiamato Encelado, divenuto celebre per i geyser osservati sulla sua superficie dalla sonda Cassini dieci anni or sono. Dione, al contrario, avrebbe un aspetto piuttosto "calmo" benché le sue fratture superficiali rivelerebbero un passato piuttosto agitato.

L'Oceano di Dione esisterebbe fin dall'inizio della storia di questa Luna e potrebbe rappresentare una zona potenzialmente abitabile da vita microbica; in particolare, il contatto tra l'Oceano e il nucleo roccioso, ha spiegato uno degli autori dello studio  Attilio Rivoldini, sarebbe cruciale. «L'interazione tra l'acqua e la roccia fornisce sali minerali così come una fonte di energia, tutti ingredienti essenziali per la vita».

Peccato che l'Oceano di Dione sia, con tutta probabilità, troppo profondo per andarlo a verificare: un accesso agevole lì al momento sarebbe impossibile. Ben diverso, invece, è il caso di Encelado e di Europa, le cui eruzioni di materiale nell0 spazio possono costituire un aiuto per le missioni intenzionate a raccoglierne campioni di acqua.

Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Geophysical Research Letters.

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