Le persone guarite dalla Covid hanno una probabilità più alta di totalizzare un punteggio più basso durante un test per l'intelligenza. Lo riporta uno studio pubblicato sulla testata The Lancet che ha preso in considerazione 81.337 partecipanti al Great British Intelligence Test, una serie di prove cognitive che mettono alla prova l'intelligenza e la capacità di ragionamento delle persone. Tra questi, 13.000 rappresentavano pazienti infettati e poi guariti dal virus. Un bacino, quest'ultimo, che ha visto una diminuzione del punteggio totale di intelligenza: chi è stato in terapia intensiva, spiega lo studio, ha visto diminuire l'equivalente di 7 punti di quoziente intellettivo.
I ricercatori hanno notato che, indipendentemente da fattori come età, sesso, lingua ed educazione, chi è stato malato di Covid ha dimostrato prestazioni sotto la media nei compiti che richiedevano di ragionare, pianificare e risolvere problemi. "Questi risultati confermano i rapporti di Long Covid, dove l'annebbiamento mentale e la difficoltà a concentrarsi e a trovare le parole sono comuni" spiegano i ricercatori. Secondo i dati, chi è stato in terapia intensiva ha sofferto di un calo di QI più grande di chi ha avuto un ictus. Ma a cosa è dovuto questa diminuzione?
Una possibilità è che questi deficit cognitivi possano essere legati a sintomi ancora presenti del virus, come temperature corporee più alte e problemi respiratori; il 4,8 percento dei partecipanti, infatti, ha confermato di rilevare ancora sintomi della malattia. Secondo i ricercatori, però, serve cautela prima di arrivare a conclusioni affrettate, soprattutto prima di aver visto le scansioni del cervello. "Crediamo ci siano molteplici fattori" hanno spiegato. "Per esempio, studi precedenti in pazienti ospedalizzati con problemi respiratori non solo hanno dimostrato deficit cognitivi, ma hanno anche mostrato che questi problemi possono continuare a caratterizzare il paziente per 5 anni".
Dei 13.000 pazienti Covid, solamente 275 hanno completato il test prima e dopo la malattia, un numero che limita la possibilità di trarre conclusioni sulla causa di queste prestazioni al test per il quoziente intellettivo. Continuare gli studi su questo aspetto, avvertono però i ricercatori, potrebbe "confermare ulteriormente l'impatto cognitivo dell'infezione da Covid". Sempre parlando di abilità cognitiva, uno studio precedente affermava che chi tende a non seguire le raccomandazioni ha maggiori probabilità di avere una memoria di lavoro meno “prestante”, e dunque una capacità cognitiva ridotta.