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Almeno 74 persone uccise dai fulmini in 24 ore: perché possono colpirci

Lo scorso weekend in India c’è stata una vera e propria strage a causa delle tempeste di fulmini innescate dai monsoni. Sono infatti almeno 74 le persone uccise dalle scariche elettriche innescate dai monsoni: 11 hanno perso la vita tutte assieme mentre scattavano dei selfie nei pressi di una torre di guardia. Ecco come si formano i fulmini e perché possono colpirci.
A cura di Andrea Centini
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Domenica 11 luglio in India sono decedute almeno 74 persone colpite dai fulmini. L'evento più drammatico si è verificato nello stato occidentale del Rajasthan, dove 11 persone sono morte nei pressi di una torre di guardia del Forte Amber, risalente al XII secolo. Il gruppo si era radunato per scattare dei selfie durante un temporale, sottovalutando il rischio estremo che stava correndo. Tra giugno e settembre, infatti, nel Paese asiatico è il periodo dei monsoni, caratterizzato da piogge abbondanti e tempeste di fulmini, con fenomeni intensi sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Basti pensare che nel 2019, l'ultimo anno per il quale è disponibile una statistica (prima della pandemia di COVID-19), in India hanno perso la vita quasi 2.900 persone a causa dei fulmini. Dal 2004 ad oggi, secondo le statistiche della National Disaster Management Authority indiana citate dall'Hindustan Times, sono morte circa 2.000 persone ogni anno. È poco meno del doppio dei decessi che si registravano decenni addietro, segnale che le tempeste di fulmini sono diventate decisamente più frequenti e mortali.

Oltre alle 11 vittime nei pressi del Forte Amber, domenica 11 luglio ne sono state registrate almeno altre 18 nello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh; la maggior parte di esse è stata colpita da un fulmine mentre lavorava nei campi coltivati. Decine anche gli eventi che hanno provocato feriti più o meno gravi. Ma perché i fulmini colpiscono le persone? Innanzitutto un fulmine non è altro che una forte scarica elettrica, che in genere si scatena da una nuvola verso il terreno. Non c'è da stupirsi che i giganteschi cumulonembi carichi di pioggia che accompagnano i monsoni diano vita sovente anche ai fulmini. Il fenomeno si caratterizza per l'emissione di luce (il lampo) e per un boato (il tuono) che deriva dall'espansione repentina dell'aria. Alla base dei fulmini c'è l'aria calda che sale dal terreno verso l'alta atmosfera, raffreddandosi e dando origine alle nuvole. Al loro interno, dove le temperature sotto sotto zero, i cristalli di ghiaccio continuano a sfregarsi a causa del costante afflusso di aria calda proveniente dalla superficie terrestre; ciò innesca una carica elettrica nella nuvola (positiva sopra e negativa sotto). La netta differenza di potenziale tra la nuvola carica di energia statica e il terreno (o l'oggetto che si trova in mezzo) sprigiona la scarica elettrica, esattamente come in un condensatore.

Poiché il fulmine per scaricarsi a terra cerca il percorso più rapido, tende a colpire gli oggetti più alti: non a caso gli alberi rappresentano vittime “privilegiate” per queste potenti scariche elettriche, ed è la ragione per cui i parafulmini vengono piazzati in cima agli edifici. Ecco perché mettersi sotto un albero, una torre o un qualunque altro oggetto elevato è una pessima idea durante un temporale. Come indicato, il fulmine cerca la strada più breve: se immaginate un campo coltivato e una persona che ci lavora, l'essere umano diventa il bersaglio privilegiato dal fulmine. Poiché il nostro organismo è conduttore, ciò spiega la natura di questi drammatici incidenti. Anche gli animali non sono immuni aai fulmini. Le giraffe, ad esempio, a causa della loro proverbiale altezza sono particolarmente esposte al pericolo, come mostra un incidente avvenuto in Sud Africa che ha portato alla morte di due femmine. I fulmini possono essere pericolosissimi anche quando si formano pozze d'acqua per la pioggia; in Norvegia 323 renne sono state uccise da una tempesta di fulmini, a causa della propagazione delle scariche elettriche attraverso il terreno bagnato.

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