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Allergie di primavera: cosa sono, chi ne soffre e quali sono rimedi

Con l’arrivo della bella stagione inizia la fioritura delle piante che rilasciano pollini nell’ambiente, tra i principali allergeni conosciuti. Queste sostanze, a contatto con le mucose di naso, occhi e gola, nei soggetti ipersensibili possono scatenare una serie di sintomi che spaziano dagli starnuti alle difficoltà respiratorie. Ecco cosa c’è da sapere sulle allergie primaverili.
A cura di Andrea Centini
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Le allergie di primavera, conosciute anche con i nomi di pollinosi, rinite allergica e più volgarmente con quello di febbre o raffreddore da fieno, sono condizioni molto diffuse che colpiscono i soggetti sensibili a specifici allergeni: i pollini. Il boom si verifica in primavera semplicemente perché in questa stagione avviene la fioritura delle piante che più sono coinvolte in questo processo immunitario, come ad esempio le graminacee. Starnuti, naso che cola, occhi rossi, lacrimazione, tosse secca e difficoltà a riposare e respirare sono solo alcuni dei sintomi che sperimenta fino al 20 percento degli italiani (i semplici starnuti coinvolgono una fetta sensibilmente più ampia della popolazione). Ecco cosa c'è da sapere sulle allergie primaverili.

Cosa sono le allergie di primavera

Le allergie di primavera sono legate all'esposizione ai pollini delle piante che fioriscono nella bella stagione, per questo prendono il nome di pollinosi. Le particelle espulse dalle piante si librano nell'aria e, sospinte dal vento, possono entrare in contatto con le mucose di occhi, naso e gola; nei soggetti ipersensibili esse si irritano e gonfiano a causa di una risposta eccessiva del sistema immunitario, che interpreta queste sostanze come nemiche dell'organismo (allergeni) rilasciando istamina. Per chi soffre di pollinosi è fondamentale tenere sotto controllo il calendario dei pollini, che indica i periodi in cui le piante rilasciano i principali allergeni nell'ambiente. Le famigerate graminacee ad esempio, rilasciano pollini tra aprile e giugno; la parietaria da marzo a ottobre; le betullacee da gennaio a maggio e le cupressacee (i cipressi, sempre più influenti) da febbraio a marzo.

I sintomi delle allergie primaverili

I principali sintomi delle allergie primaverili sono naso chiuso e colante (rinorrea acquosa); starnuti; lacrimazione; arrossamento delle congiuntive; tosse secca spesso accompagnata dalla difficoltà di respirazione; sensibile riduzione dei sensi dell'olfatto e del gusto; insonnia; stanchezza; disturbi dell'umore e sensazione di prurito. In alcuni soggetti possono manifestarsi anche dolore alle orecchie, senso di pressione sul petto, mal di testa, comparsa di eczema e sinusite. Nei bambini le allergie primaverili possono sfociare più facilmente nelle otiti medie, ovvero infezioni dell'orecchio. In chi soffre di asma è più facile che si manifestino problemi respiratori come fiato corto, respiro sibilante e affannoso.

Chi colpiscono le allergie primaverili

Come indicato, le allergie primaverili sono una condizione estremamente diffusa, che si palesa normalmente nell'infanzia o nell'adolescenza. Tra i fattori di rischio noti vi sono il sesso maschile, il fatto di essere figli primogeniti, la nascita durante le stagioni dei pollini, l'esposizione al fumo nella primissima infanzia e il soffrire di asma o altre allergie. Da non sottovalutare anche il fattore ereditario. I sintomi tendono ad affievolirsi nell'età adulta, e in alcuni casi “fortunati” la pollinosi può sparire del tutto.

Consigli contro le allergie primaverili

Poiché le condizioni atmosferiche influiscono sensibilmente sulle probabilità di esporsi ai pollini, i soggetti sensibili dovrebbero prendere alcuni accorgimenti per ridurre i rischi. Ad esempio, evitare i viaggi con i finestrini aperti; non uscire durante le giornate secche e ventose e subito dopo i temporali; indossare mascherine; non aerare casa nelle ore di punta del rilascio dei pollini (soprattutto la prima mattina); non tagliare l'erba del prato; lavare spesso i capelli e tenere al chiuso le scarpe usate per uscire. Poiché esistono diversi alimenti sono in grado di scatenare le cosiddette allergie crociate, è doveroso fare attenzione a ciò che si mangia se si soffre di pollinosi. Ad esempio, chi è allergico alle graminacee potrebbe sperimentare sintomi con pomodori, arance, kiwi e altri frutti; mentre chi è allergico alle betullacee dovrebbe prestare accortezza nel consumo di noci, nocciole, mele, carote e altro ancora. Fondamentale è il consulto col medico per evitare rischi e sapere con esattezza quali alimenti potrebbero determinare un'allergia crociata.

Rimedi e cura delle allergie primaverili

Per contrastare la rinite allergica è possibile fare affidamento ad alcuni antistaminici naturali, preferibilmente sotto consiglio del proprio medico. Lo zenzero, il gingko biloba, l'aglio, la radice di liquirizia e la camomilla sono tutti alimenti potenzialmente efficaci nel tenere a bada i sintomi della “febbre da fieno”. Anche cipolle, broccoli, alimenti contenenti omega 3, agrumi e legumi possono contrastare il rilascio di istamina. Per quanto concerne i farmaci veri e propri, gli antistaminici, i decongestionanti e in casi specifici (asma) i broncodilatatori sono i più utilizzati per contrastare la rinite allergica. In alcuni casi, come ad esempio la gravidanza, possono essere prescritti i cortisonici. Risultano efficaci anche i cosiddetti antagonisti dei leucotrieni e l'immunoterapia.

Ricerca sulle allergie

Recentemente un team di ricerca dell'Università di Southampton ha dimostrato che le cause delle nostre allergie non andrebbero ricercate a livello genetico, bensì su quello epigenetico, in relazione alla stagione in cui siamo nati. I ricercatori dell'Università di Aarhus (Danimarca) e dell'Università di Marburgo (Germania) hanno invece scoperto un nuovo anticorpo – derivato dai lama – che potrebbe bloccare a monte tutte le reazioni allergiche, comprese quelle che comportano il pericolosissimo shock anafilattico. All'Università di Bologna stanno invece testando un chip per diagnosticare le allergie nei bambini senza passare per il tradizionale prick test.

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