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Addio ai Caraibi: abbiamo rovinato anche l’acqua cristallina che ci ha fatto sognare

Dai dati raccolti in 25 anni di analisi è emerso che la qualità dell’acqua dei Caraibi è diminuita nel 42% dei siti, a causa delle attività antropiche sempre più pressanti. Le temperature sembrano invece non subire gli effetti dei cambiamenti climatici.
A cura di Andrea Centini
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I Caraibi, e in particolar modo gli ambienti costieri, hanno subito una sensibile riduzione della qualità dell'acqua a causa della presenza umana, che negli ultimi tre decenni è salita vertiginosamente comportando stress per habitat ed ecosistemi locali. La regione, considerata un vero e proprio paradiso terrestre, viene infatti presa d'assalto da turisti di tutto il mondo, ma sono cresciuti esponenzialmente anche gli insediamenti e il relativo inquinamento, come dimostra l'enorme accumulo di spazzatura a largo dell'’isola di Roatán (Honduras).

A diffondere i dati sullo stato di salute dei Caraibi sono stati i ricercatori della Smithsonian Marine Station presso la Smithsonian Institution di Fort Pierce (Florida), impegnati da anni nel programma Caribbean Coastal Marine Productivity (CARICOMP). Lo studio, avviato nel 1992, è il più vasto e approfondito progetto di monitoraggio dei Caraibi, ed è stato messo a punto per evidenziare i fattori di stress su scala locale – come la riduzione della qualità dell'acqua – e quelli su scala globale, come l'aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici.

Gli studiosi hanno piazzato stazioni con sensori in 29 siti caraibici (tra i quali Barbados, Bermuda, Colombia, Costa Rica, Florida, Giamaica, Messico e Venezuela), facendo emergere gli effetti dell'influenza umana anche in quelli più remoti e non influenzati direttamente dalle attività antropiche. Ben il 42 percento delle stazioni di ricerca ha rilevato una diminuzione della qualità dell'acqua. “Stiamo assistendo a importanti cambiamenti nelle condizioni locali, come la diminuzione della visibilità associata al declino della qualità dell'acqua e la crescente presenza di persone”, ha sottolineato la dottoressa Iliana Chollett, autrice principale dello studio.

Fortunatamente non sono stati rilevati aumenti significativi delle temperature, dunque il riscaldamento globale non sta avendo effetti diretti sulla regione, perlomeno non immediati. Sul dato, tuttavia, i ricercatori non sono del tutto convinti, poiché il monitoraggio avviene attraverso i satelliti che misurano le temperature superficiali, mentre quelle profonde potrebbero essere soggette a cambiamenti difficili da controllare. “Le temperature sottomarine sono molto variabili e potrebbero essere necessari decenni di dati per rivelare un cambiamento significativo, quindi potremmo avere dati non sufficienti per verificarlo”, ha aggiunto la Chollet.

L'augurio dei ricercatori è che i risultati del progetto CARICOMP riescano a spingere le autorità locali a varare misure più stringenti contro l'inquinamento e a limitare gli accessi alle aree più a rischio. Il peggioramento della qualità dell'acqua, allo stato attuale, può essere infatti invertito grazie a soluzioni rapide e mirate. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PloS ONE.

[Credit: PublicDomainPictures]

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