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Abbiamo ritrovato Philae

O, meglio, lo ha ritrovato OSIRIS, camera ad alta risoluzione della missione Rosetta.
A cura di Nadia Vitali
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Philae sulla superficie della 7P/Churyumov-Gerasimenko (European Space Agency/PA Wire)
Philae sulla superficie della 7P/Churyumov-Gerasimenko (European Space Agency/PA Wire)

Ogni speranza di contatto era svanita diversi mesi or sono. Ma adesso, almeno, grazie alla camera ad alta risoluzione OSIRIS, parte della strumentazione di bordo della sonda Rosetta, gli scienziati sono riusciti ad individuare la posizione di Philae.

Incastrato tra le rocce

Le immagini scattate lo scorso 2 settembre da una distanza di 2,7 chilometri dalla superficie hanno rivelato che il "lander perduto" si trova sul lobo piccolo della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko, in una regione denominata Abydos: in particolare, le foto mostrano il corpo principale e due delle sue tre gambe e, soprattutto, chiariscono alcuni aspetti relativi alle difficoltà incontrate dal robot durante la sua breve missione. Philae, infatti, si trova incastrato in una fessura tra due rocce, un fatto questo che ha reso difficilissime le comunicazioni con la Terra.

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Raccolta dati completa per Rosetta

Come è noto, il sito stabilito per l'atterraggio doveva essere un altro ma un problema al sistema di arpioni che avrebbero dovuto ancorare al suolo il lander determinò un “rimbalzo” che spostò il punto di approdo di diversi chilometri. Tuttavia fino all'ultimo Philae lavorò, utilizzando tutte le energie disponibili: 52 ore di raccolta dati che, oggi, possono finalmente essere contestualizzate, avendo effettivamente individuato il punto di arrivo del robottino. E poi ci sono altri dati, quelli raccolti nel giugno del 2015, quando Philae si è risvegliato dopo i sette mesi di ibernazione seguiti all'atterraggio del novembre 2014. Insomma, tanto materiale da analizzare ancora per gli studiosi, proveniente da uno di quegli scrigni di segreti che sono le comete presenti del nostro Sistema Solare.

Una nuova emozione regalataci da Philae! Dopo il primo atterraggio su una cometa, le prime osservazioni in-situ, il risveglio 7 mesi dopo l’esaurimento della batteria primaria e gli infruttuosi ma appassionanti tentativi di riprendere le operazioni, ecco quanto gli scienziati attendevano di sapere per poter contestualizzare i dati raccolti durante le circa 52 ore della prima fase scientifica. Trovare il punto di atterraggio finale di Philae era ormai divenuta una corsa contro il tempo. – Marco Salatti, responsabile ASI per il contributo italiano alla missione.

Verso la fine delle operazioni spaziali

A rendere ancora più emozionante la scoperta, in effetti, c'è il fatto che manca meno di un mese alla discesa controllata di Rosetta sulla superficie della cometa, pianificata per il prossimo 30 settembre: per quella data l'orbiter sarà inviato a gettare gli ultimi sguardi ravvicinati alla 67P Churyumov-Gerasimenko, in particolare alla regione di Ma'at, sul lobo più piccolo, laddove sono presenti dei crateri attivi che potrebbero svelare interessanti novità a proposito della struttura interna dell'oggetto. Poi le operazioni spaziali si concluderanno mentre, dalla Terra, gli scienziati avranno da lavorare ancora sui dati raccolti in 12 anni di missione.

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