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Covid 19

45enne sviluppa i tremori del Parkinson dopo aver contratto l’infezione da coronavirus

Per la prima volta è stato dimostrato che un paziente contagiato dal coronavirus SARS-CoV-2 ha sviluppato tremori analoghi a quelli del morbo di Parkinson. È accaduto a un 45enne israeliano, probabilmente infettato su un aereo mentre rientrava dagli Stati Uniti. Al momento non è chiaro se effettivamente sia stato il patogeno ad aver determinato lo sviluppo del parkinsonismo, ma la condizione è stata già associata ad altre infezioni virali.
A cura di Andrea Centini
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Un uomo di 45 anni ha sviluppato una forma di parkinsonismo dopo essere stato contagiato dal coronavirus SARS-CoV-2. Per parkinsonismo, come specificato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, ci si riferisce a una condizione nella quale si sviluppano sintomi paragonabili a quelli del morbo di Parkinson, come movimenti più lenti, equilibrio precario e tremori. In passato il Parkinson è stato associato alle infezioni causate da altri virus, come quello dell'influenza A, il virus di Epstein-Barr, il virus dell'epatite C, l'HIV responsabile dell'AIDS, il virus dell'encefalite giapponese, il virus del Nilo occidentale e il virus varicella-zoster. È la prima volta che emerge un potenziale legame col patogeno responsabile della pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero.

A descrivere il peculiare caso del paziente quarantacinquenne è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati israeliani dello Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di Medicina dell'Università Ebraica di Gerusalemme e della società CENTOGENE di Rostock (Germania). Gli scienziati, coordinati dal professor Mikhal E Cohen, docente presso il Dipartimento di Neurologia dell'ateneo israeliano, hanno iniziato a seguire il caso quando il paziente ha iniziato a sviluppare un sintomo tipico del Parkinson, un evidente tremore della mano destra.

L'uomo è stato ricoverato presso l'Ospedale Universitario Samson Assuta di Ashdod lo scorso 17 marzo, dopo aver sviluppato sintomi ascrivibili alla COVID-19: perdita dell'olfatto, tosse secca, dolori muscolari e al petto, ma niente febbre. Durante il ricovero è stato sottoposto a tampone rino-faringeo che ha rilevato la positività al coronavirus SARS-CoV-2. Trasferito in un reparto COVID, durante la convalescenza l'uomo ha iniziato a manifestare i primi tremori, che hanno determinato una calligrafia più piccola e meno leggibile del normale. Nel frattempo è risultato negativo a due tamponi consecutivi ed è stato considerato guarito dall'infezione. Nonostante l'esito positivo, il suo parkinsonismo è peggiorato sensibilmente; i tremori sul lato destro del corpo sono diventati molto intensi, la grafia è diventata completamente illeggibile e ha sviluppato una ridotta espressione facciale, che i medici chiamano “ipomimia”.

Sottoposto a test specifici, il paziente ha ottenuto un punteggio di 28 su 30 al Montreal Cognitive Assessment, pertanto è stato escluso il declino cognitivo, ciò nonostante ha dichiarato di avere l'impressione che le sue prestazioni cognitive fossero inferiori rispetto al passato. Ha inoltre sviluppato un'andatura più lenta e parziale rigidità del collo. Tutti gli altri esami hanno dato esito negativo. I medici hanno diagnosticato un vero e proprio parkinsonismo sulla base della Unified Parkinson's Disease Rating Scale della Movement Disorders Society, messa a punto proprio per diagnosticare il morbo di Parkinson.

Al momento non è certo che sia stato proprio il coronovirus a provocare lo sviluppo del parkinsonismo, tuttavia altre infezioni virali sono state associate alla condizione, ed è noto che il patogeno emerso in Cina può determinare seri danni neurologici e morte dei neuroni. I ricercatori non escludono che il paziente possa avere una o più mutazioni genetiche peculiari che l'abbiano esposto allo sviluppo del parkinsonismo. I dettagli dello studio “A case of probable Parkinson's disease after SARS-CoV-2 infection” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet Neurology.

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