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45 anni fa lo sbarco sulla Luna

Il 20 luglio del 1969 il mondo assisteva ad uno degli eventi più importanti e simbolicamente significativi del XX secolo e dell’intera storia dell’umanità.
A cura di Nadia Vitali
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Da noi in Italia era la sera del 20 luglio: anno 1969, la televisione era già diffusa e poté così consentire a chiunque si trovasse in qualunque angolo del Pianeta di assistere in diretta alla prima passeggiata lunare di un essere umano. Fu un evento storico che avrebbe per sempre segnato e mutato le sorti dell'umanità, dimostrando che non esisteva più un limite impossibile da superare. Protagonisti furono Neil Armstrong, il comandante, Michael Collins, pilota del modulo di comando, ed Edwin "Buzz" Aldrin, pilota del modulo lunare, a bordo dell'Apollo 11: Armstrong ed Aldrin scesero sul suolo deserto (e surreale) del Satellite, fissando a terra l'asta con la bandiera americana, mentre Collins restò in orbita.

La «magnifica desolazione» lunare sempre più lontana dalle rotte

Oggi la Luna, benché sempre visibile e brillante in tutta la sua immutabile bellezza nei nostri cieli, sembra quasi un po' più distante da noi, rispetto a come doveva apparire agli uomini del 1969: l'era dei viaggi spaziali è pur sempre appena agli inizi ma, inevitabilmente, ha modificato la propria rotta rispetto agli esordi in cui raggiungere il Satellite appariva all'uomo come la più grande impresa possibile. E così oggi la meta predestinata, almeno per la NASA, si chiama Marte: via libera, quindi, alle missioni che prevedono l'utilizzo di rover come Curiosity ed Opportunity i quali, esplorando da vicino il territorio marziano, raccolgono dati che potranno tornare utili per le future esplorazioni. I più ambiziosi ed ottimisti sostengono che tra il 2030 e il 2040 assisteremo al primo sbarco su Marte da parte degli astronauti: e in effetti, allo studio da parte dell'agenzia spaziale americana, ci sono già nuovi veicoli spaziali che potrebbero servire allo scopo.

Del resto di missioni sulla Luna ne sono approdate parecchie dopo l'Apollo 11, consentendoci di conoscere con una precisione insperata le caratteristiche del nostro Satellite e fornendo la materia per le pubblicazioni scientifiche dei decenni successivi: la sua composizione rocciosa non è più un mistero, così come non lo sono la presenza di terremoti o di acqua. Insomma, sarebbe ragionevole pensare che l'ipotesi di un'ulteriore esplorazione lunare potrebbe non apparire più affascinante come un tempo: certo, la Luna sarà ancora protagonista delle politiche spaziali americane, probabilmente, visto il progetto di catturare un asteroide nel cosmo per trascinarlo proprio nell'orbita lunare e studiarne al meglio le caratteristiche. Eppure sappiamo che, nonostante l'interesse verso la Luna sia andato gradualmente scemando, le cose attualmente non stanno esattamente così e che c'è chi ancora valuta con molta attenzione la possibilità di passeggiare in quella «magnifica desolazione» che è la Luna, secondo le parole con cui la descrisse Aldrin.

20 luglio 1969, Edwin Aldrin cammina sulla superficie lunare con l'attrezzatura sismografica che ha appena assemblato
20 luglio 1969, Edwin Aldrin cammina sulla superficie lunare con l'attrezzatura sismografica che ha appena assemblato

Una meta ancora ambita?

Lo scorso dicembre, in effetti, è stata la Cina a mettere piede sulla Luna, anche se soltanto attraverso il lander chiamato Yutu, nome che andrebbe tradotto come "coniglio di Giada" e richiamerebbe una figura mitologica. Erano quasi quarant'anni che nulla di umano toccava le sponde del nostro Satellite: come interpretare, dunque, l'iniziativa cinese? Come una nuova corsa allo spazio?

Pare che il colosso asiatico stia coltivando già da tempo un piano ambizioso che prevede l'insediamento di una colonia lunare per lo sfruttamento delle risorse presenti, con un primo allunaggio previsto per il 2017. Come era facilmente prevedibile, la NASA non ha accolto con particolare entusiasmo la notizia ed ha rilanciato con l'ipotesi di una base semi-permanente sul satellite che possa funzionare da avamposto per le ben più affascinanti (e scientificamente rilevanti) missioni su Marte: insomma, se le cose stanno realmente così, la conseguenza sarà quella di un equipaggio umano che abiterà la Luna entro un lasso di tempo compreso tra il 2019 e il 2024.

Ecco come potrebbe presentarsi la base lunare secondo la NASA
Ecco come potrebbe presentarsi la base lunare secondo la NASA

Certo, nonostante la reazione dell'agenzia spaziale americana, ci si augura che ormai la corsa allo spazio sia terminata per sempre: tramontata l'epoca dell'Unione Sovietica, e con essa quella del primo uomo ad andare in orbita il quale portava il nome tutto russo di Jurij Gagarin, forse ormai è più ragionevole ipotizzare delle collaborazioni tra i diversi piani spaziali di Paesi anche estremamente distanti sotto ogni punto di vista. Non c'è più una guerra quotidiana da combattere a colpi di slogan ed iniziative rilevanti: l'urgenza dell'esplorazione spaziale è più che mai viva e porta con sé la possibilità di scoprire nuove insperate risorse per il Pianeta intero.

A 45 anni di distanza da quel «grande passo per l'umanità», quindi, l'entusiasmo per le nuove imprese spaziali che ci attendono è più che mai motivato: la NASA nel ricordare l'Apollo 11 ha così scelto di guardare al futuro promettendo che «I primi uomini che metteranno piede su Marte sono già sulla Terra oggi». Insomma, di passi ce ne saranno ancora molti, con buona pace dei complottisti e delle loro teorie secondo le quali nessun allunaggio avrebbe mai avuto luogo.

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