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La Foresta Amazzonica ora rilascia più anidride carbonica di quanta ne assorbe: l’abbiamo devastata

Attraverso un’approfondita analisi di dati satellitari, un team di ricerca internazionale ha determinato che nell’ultimo decennio la Foresta Amazzonica brasiliana ha emesso più anidride carbonica (16,6 miliardi di tonnellate) di quella che ha assorbito (13,9 miliardi). Ciò significa che a causa delle devastazioni perpetrate dall’uomo si è trasformata in un emettitore netto del gas a effetto serra, catalizzando di fatto il riscaldamento globale invece di contrastarlo grazie alla cattura della CO2.
A cura di Andrea Centini
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La Foresta Amazzonica, la più estesa e importante foresta pluviale del pianeta, è soprannominata il “polmone verde” della Terra per molteplici ragioni: si spazia dalla produzione di ossigeno (sebbene la concentrazione maggiore derivi dagli oceani) alla meravigliosa biodiversità, passando per lo stoccaggio di anidride carbonica, che riesce a “sequestrare” grazie all'enorme numero di alberi presenti. Poiché il principale dei gas a effetto serra è proprio la CO2, la Foresta Amazzonica gioca un ruolo significativo nella lotta al riscaldamento globale catalizzato dai cambiamenti climatici, eliminando dall'atmosfera una parte significativa del composto inquinante prodotto dalle attività umane. Ciò, tuttavia, era vero fino a qualche tempo fa, perché un nuovo studio ha appena dimostrato che negli ultimi 10 anni la grande foresta pluviale ha emesso il 20 percento di anidride carbonica in più di quella che ha catturato. In parole semplici, da alleata contro i cambiamenti climatici ne è diventata un motore, a causa delle devastazioni perpetrate costantemente dall'uomo.

A determinare che la Foresta Amazzonica è diventata una produttrice netta di anidride carbonica è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro per l'osservazione e la modellazione della Terra dell'Università dell'Oklahoma, Stati Uniti d'America, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'INRA (Francia), del College di Scienze Ambientali e della Vita dell'Università di Exeter (Regno Unito), dell'Istituto di scienze geografiche e ricerca sulle risorse naturali dell'Accademia cinese delle scienze di Pechino, del Lawrence Berkeley National Laboratory e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dai professori Yuanwei Qin, Xiangming Xiao e Jean-Pierre Wigneron, sono giunti alle loro conclusioni attraverso un'approfondita indagine basata su rilevazioni satellitari, grazie alla quale sono stati estrapolati diversi dati preoccupanti.

Il più significativo è indubbiamente quello legato alle emissioni di anidride carbonica, che tra il 2010 e il 2019 sono state pari a 16,6 miliardi di tonnellate, mentre l'assorbimento è stato di soli 13,9 miliardi di tonnellate. Ciò significa che la Foresta Amazzonica ha emesso il 20 percento in più di gas a effetto serra, diventando così una componente attiva del riscaldamento globale invece che uno "scudo". Il riferimento specifico è alla foresta pluviale del Brasile, nel quale si trova il 60 percento della Foresta Amazzonica e dunque ne rappresenta la componente principale. “Ce lo aspettavamo, ma è la prima volta che abbiamo dati che mostrano che l'Amazzonia brasiliana ha ribaltato il suo ruolo e ora è un emettitore netto”, ha dichiarato in un'intervista all'Agence France Presse il coautore Jean-Pierre Wigneron, scienziato presso l'Istituto nazionale di agronomia francese Ricerca (INRA). “Non sappiamo a che punto il passaggio potrebbe diventare irreversibile”, ha aggiunto lo scienziato.

I ricercatori hanno inoltre dimostrato che, durante il decennio preso in esame, a emettere più CO2 non è stata la totale distruzione della Foresta Amazzonica, ma il suo degrado, cioè quella serie di interventi come la frammentazione della foresta, il taglio selettivo degli alberi e gli incendi che danneggiano ma non abbattono le piante. Le emissioni del degrado, che si verifica soprattutto ai margini della foresta vergine, sono state il triplo di quelle legate alla totale distruzione della foresta. Un altro dato drammatico è quello relativo alla deforestazione, che nel 2019, da quando è entrato in carica il presidente Jair Bolsonaro, è quadruplicata rispetto agli anni precedenti. Si è infatti passati dalla perdita annuale di un milione di ettari a 3,9 milioni di ettari, un'area grande quanto i Paesi Bassi. Gli esperti ritengono che la “mano” sia proprio quella delle politiche antiambientaliste del nuovo presidente. “Il Brasile ha visto un forte decremento nell'applicazione delle politiche di protezione ambientale dopo il cambio di governo nel 2019”, ha dichiarato l'INRA in un comunicato stampa. La situazione potrebbe essere nuovamente invertita, se si adotteranno misure incisive a tutela del “polmone della Terra”, ma tutto dipenderà dalla volontà di attuarle. I dettagli della ricerca “Carbon loss from forest degradation exceeds that from deforestation in the Brazilian Amazon” sono state pubblicate sulla rivista Nature Climate Change.

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