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Vincono gli animalisti contro la Harlan?

La terribile storia dei 900 macachi provenienti dalla Cina e destinati allo stabilimento Harlan di Correzzana ha suscitato l’indignazione di tutto il paese e le proteste degli attivisti. Al punto che la multinazionale avrebbe garantito, ieri sera, che le sperimentazioni non avranno luogo. Ma è sempre troppo presto per cantare vittoria contro la vivisezione.
A cura di Nadia Vitali
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La terribile storia dei 900 macachi provenienti dalla Cina e destinati allo stabilimento Harlan di Correzzana ha suscitato l'indignazione di tutto il paese e le proteste degli attivisti. Al punto che la multinazionale avrebbe garantito, ieri sera, che le sperimentazioni non avranno luogo. Ma è sempre troppo presto per cantare vittoria contro la vivisezione.

La notizia sembra talmente bella rassicurante che è doveroso prenderla con la dovuta cautela: eppure, a quanto pare, per una volta a vincere sono stati proprio i più indifesi e deboli, quei 900 macachi salvati (miracolosamente?) non solo da morte certa ma da orride sevizie e torture che avrebbero accompagnato tutte le loro ultime settimane di vita. La storia dei primati in arrivo dalla Cina e destinati all'«allevamento lager» della Harlan, dove sarebbero stati gli strumenti di sperimentazioni prima di finire tra i rifiuti speciali, era diventata ormai di pubblico dominio, partendo dalle proteste degli attivisti, giungendo fino alle migliaia di italiani che hanno partecipato commossi ed indignati all'apprensione per il futuro di quei novecento macachi.

Il blitz degli animalisti – Potrebbe aver contribuito a questa vittoria anche la visibilità che la notizia ha avuto e il timore, da parte della multinazionale, che la decisione di proseguire potesse ripercuotersi sulla stessa azienda in termini di boicottaggio? Al momento è difficile dirlo, per quanto l'ipotesi che potesse esserci proprio un ragionamento del genere dietro l'inaspettata scelta della Harlan sarebbe una magnifica dimostrazione della forza che le battaglie possono assumere, quando condotte con sincera passione ed onestà. Perché, per come si sono svolte le cose nella giornata di ieri, verrebbe quasi da pensare che sia sufficiente far sentire con fermezza le proprie ragioni: dopo un blitz da parte degli animalisti alla sede di Correzzana, in provincia di Monza, e l'ingresso nello stabilimento da parte di tre militanti (il tutto, va sottolineato, svoltosi senza forti tensioni) l'onorevole Michela Vittoria Brambilla è stata accompagnata dai carabinieri su sua richiesta all'interno dei capannoni per condurre un'ispezione ed ha chiesto poi di poter contattare telefonicamente il leader Harlan David Broken, il quale da Minneapolis ha parlato per mezz'ora con l'ex Ministro del Turismo.

La Harlan si arrende? – Ebbene, alla fine di questa breve «trattativa» Broken avrebbe assicurato che le scimmie (circa 150 sono già giunte nelle gabbie dell'azienda, le altre 750 sono ancora in viaggio) non saranno utilizzate per alcun esperimento scientifico: l'orribile sorte dei 900 macachi, che dall'«allevamento lager» di Correzzana sarebbero stati destinati, in Italia e all'estero, ad ospedali, centri di ricerca o università, può dunque dirsi scongiurata? Per il momento, a quanto pare, c'è di che essere ottimisti: ma al tempo stesso bisognerà aspettare i prossimi giorni per verificare che alle speranzose parole corrispondano dei fatti. E, soprattutto, ben più importante sarà appurare cosa accadrà, in alternativa, ai primati: terrorizzati, dopo aver viaggiato nelle stive degli aerei rinchiusi in gabbia per migliaia di chilometri, alcuni di essi addirittura prelevati da un territorio nel quale vivevano allo stato libero, che fine faranno? Chi si occuperà di un loro, eventuale, «rimpatrio»? E se la soluzione non dovesse essere considerata adeguata, cosa accadrà a quei 900 macachi? La vittoria degli animalisti contro la Harlan non sarà nulla se a questi animali non verrà restituita la libertà, la salute e la dignità della vita a cui hanno diritto esattamente come gli esseri umani.

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