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Venerdì 17: storia possibile di una superstizione

Oggi è venerdì 17, data che fa sempre sorridere anche i meno superstiziosi: ma cosa si cela dietro questa buffa credenza?
A cura di Nadia Vitali
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Da tempi immemori gli uomini si sono sempre interessati ed hanno tentato più o meno probabili ricostruzioni di ipotetiche ragioni che, in tempi remoti e remotissimi, avrebbero portato alla nascita e alla'affermarsi di una superstizione. Non è una novità solo dei giorni nostri, magari aiutata dalla diffusione più capillare delle informazioni tramite stampa, televisione e web: sostanzialmente, da quando esistono le superstizioni esistono anche tentativi, più o meno riusciti, di dare una spiegazione di queste.

La giornata di oggi ne è un esempio: incubo di qualsiasi studente, attenuante per qualunque genere di affare ci vada storto e, soprattutto, causa scatenante di ogni sventura o evento spiacevole che abbiamo collezionato fino a quando non è giunta, finalmente la sera. Il venerdì 17, suo malgrado, porta con sé una fama sinistra che, per fortuna, di questi tempi è più un gioco che altro ma di cui sarebbe interessante, tutto sommato, conoscere la fonte.

Eppure, navigare a vista tra le molteplici informazioni che ci vengono date in proposito non è proprio facilissimo: si rischia di cadere in facilonerie ed esemplificazioni di basso spessore, pur di dar voce a tutti i costi ad una ragione che potrebbe essere ben diversa da quella che ci viene proposta da sedicenti esperti e che, dunque, possiamo solo immaginare. Partiamo innanzitutto dal giorno: cosa può suonare sinistro nel venerdì, il giorno di Venere? La soluzione più ovvia, per questo genere di credenza, risiederebbe nella cultura cristiana, che matrice dell'Occidente è stata per secoli: venerdì era il giorno in cui Gesù Cristo venne crocifisso e dunque, legato al più infausto degli eventi. Oltretutto, più semplicemente, fino a pochi decenni fa era tradizione diffusa assai capillarmente, quella di fare penitenza tutti i venerdì dell'anno: certamente una cosa che poteva non contribuire a far amare il quinto giorno della settimana!

Per il numero 17 le cose si complicano ulteriormente e le leggende, più o meno fondate o verificabili, si susseguono, talvolta su basi un po' labili; da una parte si fa riferimento addirittura ai pitagorici che, nella Grecia Antica, a detta di Plutarco avevano in odio il numero 17, perché intermedio tra il 16 e il 18, numeri che, viceversa, piacevano molto agli adepti della setta perché rappresentavano contemporaneamente la superficie ed il perimetro di due quadrilateri. Ma forse sarebbe andare un po' troppo lontano e pretendere uno status davvero assai elevato da una superstizione popolare. Altri tirano in ballo, chissà se a buon diritto, addirittura l'epigrafia: la scritta latina su alcune lapidi VIXI, ho vissuto, sarebbe stata confusa, nel medioevo, con la grafia del numero 17, XVII secondo i romani.

Ma le ipotesi non si fermano qui: anche il diluvio universale biblico sarebbe iniziato il 17 di un mese, dunque salendo ancora più indietro nel tempo sembra di continuare a trovare interessanti testimonianze… Se non che la stessa Cabbala ebraica, in verità, sembrerebbe avere, viceversa simpatia per il bistrattato numero primo e quindi, forse, anche in questo caso, è difficile pensare che ci si trovi di fronte ad una grande verità. Tornando ai romani, ad essi si attribuisce un'altra possibile ipotesi: la terribile disfatta di Teutoburgo del 9 d. C. nella quale le truppe  finirono praticamente accerchiate in una foresta della Bassa Sassonia, vide la perdita di ben tre intere legioni che furono letteralmente annientate e distrutte. Erano le legioni numero XVII, XVIII, XIX: da allora questi tre numeri sarebbero divenuti infausti e, il primo di essi, sarebbe giunto così fino a noi.

Insomma tante ipotesi e davvero poco scientifico provare a stabilire quale di questa possa essere la più attendibile: del resto, come abbiamo già detto, le ragioni potrebbero essere davvero ben lontane da qualunque noi possiamo immaginare. Una cosa è certa, il 17 è il numero che nella smorfia napoletana simboleggia proprio la disgrazia: come e quando sia arrivato lì, davvero non ci è dato saperlo.

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