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Covid 19

Vaccino di Oxford anti coronavirus fatto in Italia, Speranza: “60 milioni di dosi entro l’anno”

Delle 400 milioni di dosi attualmente previste del vaccino candidato anti coronavirus ChAdOx1 (AZD1222) sviluppato dall’Università di Oxford, 60 milioni saranno pronte entro la fine dell’anno. Saranno infialate ad Anagni. Ad annunciarlo il ministro della Salute Roberto Speranza durante il suo intervento al senato sull’emergenza. Ecco cosa c’è da sapere sulla preparazione, realizzata in collaborazione con un’azienda di Pomezia.
A cura di Andrea Centini
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Vaccino per la meningite
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Durante il suo intervento al Senato dedicato all'emergenza coronavirus, il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che entro l'anno saranno rese disponibili 60 milioni di dosi del vaccino sviluppato dall'Università di Oxford, che sarà distribuito dalla casa farmaceutica britannico-svedese AstraZeneca. Si tratta di una delle più promettenti preparazioni nella lotta al patogeno emerso in Cina, anche se ad oggi sicurezza ed efficacia devono ancora essere completamente dimostrate. Fondamentale il contributo dell'Italia nella ricerca e nella produzione del vaccino candidato, chiamato ChAdOx1 o AZD1222; è stato stato infatti sviluppato in stretta collaborazione con l'azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia. Il Ministro Speranza ha aggiunto che l'infialamento sarà fatto ad Anagni, rendendo la partecipazione del Bel Paese ancor più significativa.

Speranza: “Vaccino è un diritto di tutti”

“Il nostro Paese, l'Italia, è in campo per assicurare al più presto il vaccino a tutti i cittadini – ha sottolineato il ministro durante il suo intervento -. Un vaccino che, lo ribadisco con forza, è per l'Italia un diritto di tutti, un bene pubblico globale, non un privilegio di pochi. Rispetto alla mia precedente informativa, devo sottolineare che abbiamo intrapreso come gruppo di testa insieme a Germania, Francia e Olanda, ha provocato un'accelerazione delle iniziative della Commissione Europea su questa partita decisiva per sconfiggere definitivamente il COVID. L'accordo che abbiamo firmato con AstraZeneca prevede la produzione di 400 milioni di dosi, di cui 60 da consegnare entro la fine dell'anno. È una bella notizia che il vettore virale del vaccino di AstraZeneca, su cui ha lavorato in primis l'Università di Oxford, e fatto a Pomezia. E l'infialamento verrà fatto ad Anagni. Sono segnali che l'Italia c'è, l'Italia c'è con i suoi cervelli e le sue competenze”.

I vaccini candidati in sviluppo

Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base del documento “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sono attualmente in sviluppo 163 vaccini candidati contro il coronavirus SARS-CoV-2. Fra essi, in 140 si trovano nella sperimentazione preclinica, ovvero vengono testati su cellule in provetta o su modelli animali, mentre in 23 sono già stati testati sull'uomo. Tuttavia, solo una manciata è proiettato nella fase 3 della sperimentazione clinica, la più importante e avanzata su migliaia di persone, necessaria per certificare efficacia e sicurezza della preparazione, in vista dell'approvazione e dell'immissione in commercio. Quello più avanti di tutti (teoricamente) è la preparazione cinese Ad5-nCoV sviluppata dalla CanSino Biological Inc. e dall'Istituto di Biotecnologie di Pechino in collaborazione con l'Accademia Militare delle Scienze, che dalla Fase 2 è balzata direttamente all'approvazione, ma limitata alla somministrazione sui militari del Dragone. Le speranze della comunità internazionale sono tutte rivolte verso il vaccino candidato messo a punto dall'Istituto Jenner dell'Università di Oxford.

Come funziona il vaccino di Oxford

Il vaccino candidato ChAdOx1 o AZD1222 si basa su un Adenovirus Vettore (inattivato) che esprime la Proteina S o Spike del SARS-CoV-2, la proteina che si trova attorno al pericapside o peplos del coronavirus (il suo guscio esterno) e che forma le caratteristiche strutture a "ombrellino", quelle che gli donano l'aspetto a corona quando viene osservato dal microscopio elettronico. Il virus sfrutta la proteina S per agganciarsi al recettore ACE2 delle cellule umane, disgregare la parete cellulare, penetrare all'interno e avviare così la replicazione, che è alla base dell'infezione chiamata COVID-19. Il vaccino di Oxford sfrutta l'adenovirus inattivato per presentare la proteina Spike al sistema immunitario, facendo così sviluppare gli anticorpi in grado di colpirla e distruggerla. Ciò, in caso di esposizione al vero patogeno, determinerebbe la neutralizzazione della proteina S, impedendo al virus di legarsi alle cellule umane e dunque di innescare l'infezione. Ma come specificato, benché siano state superate le prime fasi della sperimentazione umana, ad oggi non ci sono ancora conferme definitive su sicurezza ed efficacia (sviluppo dell'immunità) da parte del vaccino candidato. Recentemente La Bill and Melinda Gates Foundation (BMGF), ha finanziato il vaccino con 750 milioni di dollari, destinati alla produzione e distribuzione delle prime centinaia di milioni di dosi. In base a quanto dichiarato dal direttore dello Jenner Institute Adrian Hill, i risultati dello studio di fase 3 attualmente in corso arriveranno “nella migliore delle ipotesi” tra agosto e settembre, con le prime consegne in ottobre. Entro la fine dell'anno, come sottolineato da Speranza, saranno diffuse le prime 60 milioni di dosi.

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