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Covid 19

Vaccino Covid di CureVac delude le aspettative: efficace solo al 47%

La società biofarmaceutica tedesca CureVac ha annunciato che il suo vaccino anti Covid a RNA messaggero “CVnCoV” ha un’efficacia del 47 percento contro la malattia sintomatica di qualsiasi gravità. Un risultato che, seppur intermedio e non definitivo, delude le aspettative. A influenzarlo l’elevata circolazione di varianti.
A cura di Andrea Centini
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Il vaccino anti Covid CVnCoV della casa biofarmaceutica tedesca CureVac NV ha un'efficacia del 47 percento nel proteggere dalla COVID-19 da lieve a grave. È quanto emerso dallo studio HERALD di Fase 2b/3 che ha coinvolto circa 40mila partecipanti di dieci Paesi sudamericani ed europei. Il risultato, seppur preliminare, è ben al di sotto delle (elevate) aspettative sul vaccino, che non raggiunge nemmeno lo standard minimo del 50 percento richiesto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Food and Drug Administration (FDA) per l'approvazione di emergenza. La sperimentazione andrà avanti, ma tenendo presente che sono già autorizzati da tempo vaccini con un'efficacia anche superiore al 90 percento, il percorso per ottenere l'approvazione da parte delle autorità sanitarie potrebbe essere irto di ostacoli.

Ad annunciare il risultato dello studio HERALD è stata la stessa CureVac in un comunicato stampa, nel quale è stato chiaramente affermato che l'inoculazione del CVnCoV “non ha soddisfatto i criteri di successo statistici prestabiliti”. A pesare sulla ridotta efficacia del farmaco vi sarebbe la diffusione di molteplici varianti di preoccupazione e di interesse nei Paesi coinvolti nel trial clinico. Basti pensare che dei 124 casi di COVID-19 (su 134 totali) rilevati nei partecipanti per i quali è stato effettuato il sequenziamento genetico dei campioni virali, soltanto uno è risultato provocato dal ceppo originale/selvatico del coronavirus SARS-CoV-2, quello di Wuhan. Oltre la metà dei contagi (57 percento) è stata causata dalle varianti di preoccupazione (VOC) più note e diffuse, mentre i restanti sono stati provocati perlopiù da altre varianti ancora sotto la lente di ingrandimento degli esperti. Tra quelle citate da CureVac figurano la Lambda o C.37, rilevata per la prima volta in Perù, e la B.1.621, identificata in Colombia: la prima è stata individuata nel 21 percento dei positivi, la seconda nel 7.

Questa particolare situazione, spiega la casa biofarmaceutica tedesca domiciliata nei Paesi Bassi, ha avuto un impatto anche nel determinare l'efficacia del vaccino oltre i 60 anni di età, la fascia più a rischio di complicazioni potenzialmente fatali. Come indicato da CureVac, l'efficacia intermedia del 47 percento è suggerita per i giovani, mentre per gli over 60 non è ancora possibile “trarre conclusioni”. Il CVnCoV si basa sulla tecnologia dell'mRNA (RNA messaggero) come il BNT162b2/Tozinameran di Pfizer-BioNTech e l'mRNA-1273/CX-024414 di Moderna-NIAID, pertanto ci si attendevano dei risultati decisamente positivi dalla sperimentazione, che comunque è ancora in corso.

“Mentre speravamo in un risultato intermedio più forte, riconosciamo che dimostrare un'elevata efficacia in questa ampia diversità di varianti senza precedenti è una sfida. Mentre procediamo verso l'analisi finale con un minimo di 80 casi aggiuntivi, l'efficacia complessiva del vaccino potrebbe cambiare”, ha dichiarato il dottor Franz-Werner Haas, amministratore delegato di CureVac. “Inoltre, l'ambiente ricco di varianti sottolinea l'importanza di sviluppare vaccini di prossima generazione man mano che continuano ad emergere nuove varianti del virus”, ha aggiunto lo scienziato. L'Europa conta molto sul vaccino di CureVac e ne ha già prenotate oltre 400mila dosi; la speranza è che le indagini finali determino un'efficacia sufficiente per poter richiedere l'approvazione per l'uso di emergenza.

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